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“Sono stufo e sono stanco, ma più di tutto sono sconfortato!”

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di Ervino Filippi Gilli

Scrivo queste poche righe perché, dopo aver letto l’articolo “Zona Rossa in Trentino, la Provincia precisa …”, mi è cresciuto internamente un moto che sta tra ‘l’incazzatura’ e lo sconforto. E’ da un anno che arranchiamo tra mascherine e relativi scandali (con quelle realizzate da FCA – FIAT ritirate perché palesemente inutili per i nostri ragazzi ma non per le casse FIAT), lockdown più o meno mascherati ma mai completamente applicati, Zone colorate o rafforzate più o meno intensamente e promesse di vaccini miracolosi. Cosa è cambiato dal 16 marzo dell’anno scorso?

Il Capo del Governo e qualche ministro, il Commissario alla pandemia (o meglio alle primule) e quello alla Protezione Civile. Per il resto siamo sempre nella stessa palude della primavera scorsa con l’aggravante di una stagione invernale con tante false partenze (l’ultima bloccata a poche ore dall’apertura degli impianti di risalita) ed alla fine mai partita, un sacco di lavoratori stagionali a casa senza sussidio in quanto non assunti, alberghi e strutture sull’orlo del fallimento, ragazzi ancora in DAD, asili ed i nidi aperti ma solo per il personale sanitario creando di fatto bambini di serie A e di serie B, il vaccino AstraZeneca prima iniettato a tutti poi ritirato.

Capisco che gestire una situazione come quella che stiamo vivendo non è semplice, ma ormai non siamo più in emergenza come a marzo dell’anno scorso ma il nostro è un navigare a vista si sta protraendo da un anno… La goccia che ha fatto tracimare il vaso e che mi ha fatto chiedere nelle mani di chi ci siamo messi, è stata quella di leggere sul giornale (notizia confermata anche da AGI ed  ANSA) che si può praticare attività sportiva singolarmente ma solo partendo da casa e, nel contempo, è possibile raggiungere le seconde case anche se si parte da una zona rossa.

Il paradosso è questo: se voglio andare a Malga Pala con gli sci da alpinismo o con le craspe perché non ne posso più di stare chiuso in casa, devo partire da Fiera di Primiero e salire a San Martino di Castrozza a piedi per poi iniziare l’attività, ma se volessi andare nella mia ipotetica seconda casa in Sicilia (magari l’avessi), posso farlo tranquillamente.

Questo situazione che chiamare paradossale è un eufemismo, è del tutto simile a quella dei ristoranti in cui a pranzo si poteva mangiare ma non a cena come se il virus timbrasse il cartellino d’entrata alle 18 (e qui mi piacerebbe veramente sapere se i ristoranti interni ai palazzi del potere fanno solo asporto – non mi pare di aver visto parlamentari in piazza con il caffè in mano).

Siamo un popolo certamente stanco, forse ‘rimbambito’ dagli smartphone e dalla televisione, certamente succube di un sistema che a tutti i livelli ha fatto dell’incapacità – o meglio della non volontà di prendersi qualche responsabilità la sua ragion d’essere. Se siamo in guerra con il virus, e lo siamo basta guardare il numero dei morti ed i danni economici che il signor CoronaVirus ci ha causato, si ragiona con logica di guerra: mancano i medici per fare le vaccinazioni?

Ci voleva tanto a mettere in campo la sanità e la logistica dell’Esercito? Non abbiamo ancora personale sufficiente? Usiamo i dentisti che tanto le iniezioni ce le fanno normalmente. Non bastano neanche loro? Usiamo i veterinari, quale problema c’è? E se è proprio necessario un nuovo lockdown, fatelo e fatelo in fretta: il sistema non può reggere ancora periodi di incertezza e, soprattutto, non possiamo vivere ancora a lungo rinchiusi come topi nelle loro tane senza riavere una vita sociale di qualche tipo.

Prima o poi scoppieremo e quando succederà, non diteci che non ve lo avevamo detto!

 

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