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“Le vittime dimenticate dell’oro bianco di Primiero” di Fiorenzo Simion, racconta storie di uomini e donne scomparsi per la silicosi

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La nuova fatica letteraria dello storico Fiorenzo Simion racconta un periodo dimenticato. Disponibile nelle edicole del Primiero Vanoi o contattando l’autore

La copertina del libro di Fiorenzo Simion

 

di Fiorenzo Simion 

Primiero (Trento) – Lo scopo principale di questa pubblicazione che mi sono proposto di dare alle stampe è quello di onorare la memoria dei nostri conterranei, che durante la costruzione delle gallerie che portano l’acqua ai due impianti idroelettrici di San Silvestro e di Caoria, che insistono sul territorio delle nostre vallate, hanno perso la vita a causa della contrazione della silicosi.

Mi sembra opportuno e doveroso mantenere vivo il loro ricordo, in primo luogo,
perché come persone hanno messo a repentaglio, nella maggior parte dei casi inconsapevolmente, la loro stessa esistenza nella ricerca di migliorare le condizioni di vita per se stessi e per le loro famiglie, e, in secondo luogo, perché il benessere economico di cui oggi il nostro territorio beneficia, attraverso i ricavi diretti e l’ indotto generato dalla presenza su di esso di questi due impianti idroelettrici, è anche frutto in buona parte del loro impegno e del loro lavoro.

Anche altri lavoratori hanno perso la vita in incidenti sul lavoro durante la costruzione delle due centrali sopraddette ed altri ancora vi si sono infortunati in
modo grave. Anche a loro ho voluto dedicare un po’ di spazio in questa pubblicazione. A tutti loro dobbiamo essere grati, ma vorrei qui in particolare porre l’accento sui morti per silicosi, perché oggi quasi più nessuno ne parla o si ricorda di loro. I due suddetti impianti da soli hanno una produttività media annua di 260 Gwh (140 la centrale di Caoria e 120 quella di San Silvestro), il che equivale a 260.000.000 di kwh.

Primi lavori di sbancamento per la costruzione della diga di Forte Buso. Foto archivio Pro Loco Caoria

 

Ciò significa che più della metà di tutta la produzione di energia elettrica annua prodotta dagli impianti idroelettrici che fanno capo alla A.C.S.M. di Primiero, che è circa di complessivi 450.000.000 di kwh, proviene da essi. Il fabbisogno annuo attuale di produzione di energia elettrica per tutto il territorio di Primiero è di circa 50.000.000 kwh, vale a dire poco più di 1/10 di tutta l’energia elettrica prodotta dagli impianti dell’A.C.S.M. di Primiero. Il restante della produzione (ben 9/10) viene venduto fuori valle. L’importo annualmente introitato con la vendita dell’energia prodotta, si aggira, a seconda del prezzo e delle annate, più o meno abbondanti di acqua, attorno ai 27.000.000 di euro (media dell’ultimo decennio). Questi i dati che mi sono stati forniti dagli Uffici dell’A.C.S.M. di Primiero.

In una intervista del 2018 rilasciata alla stampa dall’attuale presidente del Gruppo A.C.S.M. di Primiero, avv. Giorgio Orsega, era detto che gli introiti annuali  4 più recenti delle vendite di energia elettrica portano nelle casse del Gruppo dai 40 ai 60 milioni di euro. Alla luce di questi dati, credo valga la pena di spendere qualche riga per ricordare coloro che, se pure inconsciamente, con il sacrificio della loro vita, hanno contribuito a creare le basi del benessere e dei notevoli vantaggi di cui oggi direttamente o indirettamente ogni abitante del Primiero può godere. Basti pensare al rilevante numero di addetti ai lavori a cui l’A.C.S.M. di Primiero garantisce un’occupazione stabile sul territorio. Nel complesso attualmente essi sono 74.

Ogni utente dell’A.C.S.M. di Primiero, rispetto ad altri erogatori di energia elettrica esterni, può godere di condizioni un po’ più vantaggiose nel pagamento dei consumi elettrici domestici. Gli alberghi e gli impianti industriali del territorio, è noto, godono di particolari tariffe agevolate. Va osservato, inoltre, che anche l’indotto che la presenza della A.C.S.M. genera sul territorio è un fattore da non sottovalutare.

Per comprendere come sia potuto accadere che un numero assai rilevante di uomini nel pieno della loro vigoria fisica (io ne ho individuati 122 su un totale di popolazione maschile di circa 2000 persone che negli anni ’40 abitavano la Valle del Vanoi, il che significa un po’ più del 6% di essa) si siano decisi a lavorare in miniera e si siano poi in poco tempo ammalati di silicosi e siano stati costretti a vivere un’esistenza quotidiana in condizioni di salute progressivamente debilitanti per poi morire prematuramente, è necessario conoscere le condizioni esistenziali, economiche e sociali in cui essi si trovarono ad agire.

A tale scopo, ho tentato di narrare, per quanto mi è stato possibile, come effettivamente nel tempo si siano svolti i fatti che portarono alla costruzione delle due centrali di cui sopra e mi sono trovato a scoprire cose che non conoscevo, in relazione alla loro nascita ed alla loro storia. Ho scoperto che la loro funzione originaria era diversa, rispetto a quella di oggi e sono anche venuto a conoscenza delle ragioni per le quali attualmente quasi tutti gli impianti idroelettrici presenti sull’asse dell’Alto Cismon appartengano e vengano gestiti dal locale gruppo finanziario A.C.S.M. di Primiero, quando, invece, originariamente, i più importanti di essi furono ideati, realizzati e gestiti da altri gruppi finanziari, che con le esigenze del nostro territorio e della nostra gente nulla avevano a che fare.

Credo che, come me, oggi, la maggior parte della gente di Primiero e del Vanoi, ad eccezione di coloro che non si trovino o non si siano trovati ad amministrare i beni della A.C.S.M. di Primiero o non ne siano stati dipendenti, non conosca bene la storia delle centrali che insistono sul territorio delle nostre valli e che non abbia sentito parlare, se non per inciso ed in modo approssimativo, dei morti di silicosi che ci sono stati durante la loro costruzione.

Parlare di essi significa anche parlare della storia degli impianti idroelettrici per cui hanno lavorato. Nella stesura di questa pubblicazione mi sono avvalso della collaborazione di molte persone a cui mi sono rivolto per avere informazioni, sia sulla storia della costruzione e della successiva gestione dei due impianti, sia sulla vita degli operai che lavorarono alla scavo delle gallerie che portano ad essi l’acqua e che, a causa del loro ingerire la polvere di silicio contenuta in quelle rocce, contrassero la silicosi.

Mi sono rivolto in primo luogo all’archivio storico della A.C.S.M. di Primiero, attuale proprietaria, attraverso Primiero Energia S.p.A., dei due impianti, dove è ancora possibile trovare dei riferimenti sicuri riguardanti la loro costruzione, anche se molti elaborati progettuali ed attuativi di tali opere sono andati nel tempo, per varie ragioni, perduti.

Ho fatto una ricerca certosina sul mensile parrocchiale “Voci di Primiero” dagli anni ’40 agli anni ’90, circa, del secolo scorso, per scoprire quanta della nostra gente sia morta di silicosi. È stata una ricerca importante, ma non esaustiva e sufficientemente fruttuosa, in quanto su tale mensile vengono normalmente riportati i nomi di tutti i defunti, ma soltanto in pochi casi viene accennato alla causa del loro decesso ed, inoltre, durante la seconda guerra mondiale, per alcuni anni, dal 1945 al 1947, il mensile non è uscito.

Dirigenti, impiegati e maestranze impegnate nella costruzione della centrale di Caoria in festa nel giorno di Santa Barbara del 1940, davanti all’allora Ristorante “Cauriol” di Caoria

 

Ho scandagliato i registri dei morti di tutte le parrocchie della Valle del Vanoi e su di essi ho trovato qualcosa in più, in quanto fino agli anni ’70 circa del ‘900 la causa del decesso di ogni persona vi è puntualmente riportata. Tuttavia anche qui non sempre, nei casi riguardanti la mia ricerca, si riscontra tra le cause di morte il termine silicosi o “prussiera”, perché talvolta viene usato il termine più ambiguamente generico di TBC polmonare.

Ho dovuto rivolgermi, per saperne di più e per avere informazioni più dettagliate sulle vicende individuali delle singole vittime, alle persone più anziane della zona ed affidarmi ai loro ricordi. Si tratta, in genere, di persone di età ormai molto avanzata, che in pochi casi dispongono di documentazione certa sull’argomento. Se pur con fatica, sono riuscito, tuttavia, a contattare un buon numero di famigliari o parenti o conoscenti di coloro che sono morti di silicosi per aver lavorato in quelle due gallerie, ma quasi sicuramente il loro elenco potrà risultare incompleto.

Pertanto la mia ricerca potrà risultare, sotto l’aspetto numerico, forse ancora carente, ma ritengo che, nel complesso, essa rispecchi in buona misura i dati reali di tale tragico fenomeno. Credo, inoltre, che essa riporti fedelmente, almeno  a grandi linee, le vicende personali ed umane che hanno interessato la vita di quei lavoratori. Per diversi di essi, per poterli ricordare anche visivamente, ho potuto disporre di qualche loro fotografia, per altri invece ciò non è stato possibile.

Volutamente, per motivi di spazio e per non inoltrarmi in una ricerca che mi avrebbe portato ad allontanarmi dal territorio che mi sono prefissato di scandagliare, mi sono limitato a parlare delle vicende riguardanti le vittime primierotte della silicosi, senza tenere conto delle centinaia di altri operai provenienti da fuori, che pure furono intaccati dalla medesima malattia. Questi ultimi, ricordo per inciso, provenivano quasi tutti dal vicino Feltrino e dal Bellunese, in particolare dai paesi della Val Belluna. Mi auguro con ciò di aver steso una nuova pagina di storia del nostro territorio, che finora non è stata scritta e che considero degna di essere ricordata”.

Il libro “Le vittime dimenticate dell’oro bianco di Primiero”  è disponibile nelle edicole del Primiero Vanoi o contattando l’autore al 347/408 94 29.

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