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Apsp San Giuseppe in festa a Primiero con l’Arcivescovo Lauro Tisi: “Senza sorriso, non c’è Casa”

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Una giornata nella grande famiglia della Casa di riposo San Giuseppe a Transacqua, con ospiti e famiglie, alla presenza del Vescovo Tisi, dei parroci del decanato, ma anche degli amministratori locali

Primiero (Trento) – E’ stata l’occasione per ricordare il lungo cammino percorso in questi anni: dalle origini ad oggi, con gli importanti lavori svolti dal 2010 al 2016. Una presenza discreta e quotidiana, ma soprattutto una grande mano amica per le famiglie.

Erano presenti all’evento le Suore della Provvidenza arrivate da Cormons che per un lungo periodo hanno operato nell’allora ospedale San Giuseppe nel nome di San Luigi Scrosoppi, ma con loro a Transacqua c’erano anche le sorelle Clarisse Cappuccine del monastero di Tonadico.

Il presidente della Comunità di Primiero e i sindaci della valle con tanti amici della Casa, hanno preso parte alla santa messa solenne celebrata dall’Arcivescovo, che prima ha visitato con attenzione la struttura, soffermandosi con ospiti e famigliari.

Il presidente Silvio Moz e la direttrice Federica Taufer, ringraziando i molti presenti,  hanno riepilogato – con un contributo video – le opere realizzate, ricordando l’attività svolta quotidianamente nella Casa con l’aiuto del personale (73 collaboratori) delle realtà esterne, ma anche con il prezioso supporto di molti collaboratori.

L’Arcivescovo Lauro Tisi invece, si è soffermato sul valore del sorriso: “Perchè una casa può essere bella, ricca di servizi e innovativa ma se non c’è il sorriso non c’è vita. Oggi – ha evidenziato Tisi – da questa visita a Primiero,  mi porto a casa tanti sorrisi che mi resteranno per sempre nel cuore”.

Infine, ad allietare il pomeriggio, un buffet per tutti con la collaborazione dei Nu.Vol.A. e la musica dei ragazzi della Scuola musicale di Primiero, diretti dai maestri Paolo Scalet e Renato Pante.

La storia della Casa San Giuseppe

Prima del 1840 esisteva a Pieve una casa-ospizio denominata genericamente “ospedale“, lasciata da un prete in eredità alla comunità di Primiero per la cura degli ammalati poveri. Questa casa, che non insisteva sull’area dell’odierna Casa di soggiorno per anziani,  godeva di un lascito annuale di 100 fiorini del Priorato di San Martino di Castrozza e di un lascito di un certo signor Candido Sartori di 2000 fiorini.

Il 30 giugno 1840 presso l’allora  Giudizio Distrettuale di Primiero, alla presenza di tutti i parroci e curati ed i capicomune di Primiero, viene deciso di mettere in vendita la vecchia casa-ospizio e di accettare l’offerta di un lascito del conte Giovanni Welsperg di 4000 fiorini, unitamente a quella dell’eredità di Candido Sartori di altri 2000 fiorini ed al lascito annuale di 100 fiorini del Priorato,  per l’erezione di un nuovo ospedale.

Nel corso del 1842 viene acquistato, con l’approvazione governativa, quale sede del futuro ospedale, il maso ai Campi Credai, l’area su cui sorge oggi la Casa di soggiorno San Giuseppe, allora di proprietà dei conti Welsperg, al prezzo di 10.000 fiorini.

Nel 1844, con atto notarile steso presso il suddetto Giudizio Distrettuale, i comuni di Fiera, Siror, Tonadico, Transacqua, Mezzano ed Imer accettano di concorrere alle spese di erezione e di sussistenza del nuovo ospedale. Nell’agosto del 1851 la costruzione dell’ospedale è terminata e vi sono già stati trasferiti gli ammalati dall’ospedale vecchio. Da allora l’ospedale funzionò, anche dopo la fine della I guerra mondiale, e precisamente fino al 1927, secondo la normativa austriaca. L’amministrazione era affidata ad un organo direttivo costituito dai capicomune dei comuni concorrenti alle spese dell’ospedale, presieduto dal capocomune di Fiera, ed era curata da un amministratore esecutivo stipendiato.

Dal 1866 l’ospedale fu affidato in gestione alle Suore della Provvidenza di Udine (ordine fondato da padre Luigi Scrosoppi), che ne curarono e ne garantirono l’attività per quasi 120 anni, fino al 1985, quando l’Ordine decise di ritirare dalla Casa di riposo di Primiero le ultime proprie consorelle che ancora si trovavano in servizio presso di essa.

Le vicende nel Novecento

L’adeguamento della Casa alla nuova normativa italiana ebbe un iter molto lungo, in quanto nel frattempo i comuni erano stati accorpati ed il comune di Primiero, come anche l’ospedale, furono commissariati. Con decreto del prefetto della provincia di Trento dell’11 marzo 1927, l’ospedale San Giuseppe in Fiera di Primiero viene classificato come istituzione di assistenza e beneficenza di prima classe, ma gli manca ancora il riconoscimento quale ente morale e non dispone ancora di uno statuto e di organi amministrativi rispondenti alle leggi in vigore in materia. Soltanto il 14 maggio del 1932 si può riunire per la prima volta il nuovo Consiglio di amministrazione dell’ente, rispondente ai requisiti della legislazione italiana in materia di istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.

Nel 1939, però, in seguito alla emanazione di una legge del 1938,  un successivo decreto della prefettura di Trento classifica l’istituto di cura di Primiero non più come ente di assistenza e di beneficenza, ma quale Infermeria per cronici.

Nel 1948, dopo la caduta del fascismo, nel primo dopoguerra democratico, tale decreto del 1939 viene revocato e l’ istituto riprende la sua denominazione ufficiale di pia opera “Ospedale San Giuseppe di Primiero“.

La denominazione dell’ente cambia poi ancora nel 1972, quando l’istituto viene definito come “Casa serena San Giuseppe“ e funge da allora come casa di riposo con lo scopo di provvedere al ricovero di anziani o di inabili al lavoro.Nel 1981, con l’adozione di un nuovo statuto, che anche in precedenza era stato più volte modificato, la Casa assume la nuova denominazione di “Casa di soggiorno per anziani San Giuseppe di Primiero“, cioè la sua attuale denominazione.

Infine nel 1999 viene adottato lo statuto in vigore ancor oggi che è bene riassumere nelle sue finalità essenziali. Esso  contempla che l’istituto deve provvedere:

  • al ricovero, cura mantenimento ed assistenza degli anziani e persone bisognose di particolare assistenza aventi domicilio di soccorso nei comuni di Fiera, Siror, Tonadico. Transacqua, Mezzano, Imer e Sagron Mis, e nei limiti dei posti disponibili anche degli anziani appartenenti per domicilio di soccorso agli altri comuni della Valle di Primiero;
  • a promuovere la realizzazione di servizi integrativi o alternativi al ricovero ( come i servizi di consegna dei pasti a domicilio, di mensa aperta, di centro diurno ecc. ), sia all’interno che all’esterno della casa, anche in convenzione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari o altri enti pubblici;
  • a coordinare i propri interventi assistenziali con quelli di altri enti pubblici che svolgono funzioni assistenziali nel territorio;
  • al ricovero di persone non anziane ma in accertato stato di bisogno segnalate dai servizi socio-assistenziali e sanitari del territorio.

L’edificio iniziale, quello del 1851, era costituito da un’ampia casa rettangolare a tre piani. Successivamente fu costruita un’ala aggiuntiva sempre a tre piani sul lato nord.

Il terreno circostante era utilizzato per attività agricole che venivano svolte dagli stessi ospiti autosufficienti della Casa.

L’ospedale possedeva inoltre una tenuta agricola denominata Maso ai Campi, la vendita dei cui prodotti costituiva una delle fonti di reddito dell’istituto.

Nel 1924 l’ospedale fu dotato di una cappella mortuaria e di una legnaia.

Nel 1926 fu deciso di dotare l’ospedale di un gabinetto radiologico e batteriologico. Quest’ultimo fu installato nel 1927.

Nel 1931 il patrimonio immobiliare e delle strutture dell’istituto risultava il seguente:

  • l’area su cui insiste il complesso ospedaliero è di 33.413 metri quadrati, di cui 750 coperti da fabbricati;
  • l’ospedale dispone di un reparto di medicina generale da 10 posti letto, un reparto di isolamento da 4 posti letto, un reparto per bambini da 4 posti letto, un reparto ad uso ricovero da 55 posti letto, un impianto per esami radiologici.

A partire dal 1943 il Consiglio di amministrazione dell’ente delibera di costruire una stalla con fienile e di costituire un’azienda agricola a conduzione interna affidata ad un fattore locale. La stalla e il fienile sorgevano dove oggi c’è l’edificio per gli ospiti esterni.

A partire dagli anni ’40 compaiono sui registri dei ricoverati annotazioni relative a ricoveri per parti e dal 1950 sui libri mastri compare la spesa per lo stipendio della levatrice (ostetrica).

benefattoriNel 1954 viene aperto un nuovo reparto per partorienti, dotato di 2 stanze singole e 7 doppie per un totale di 16 posti letto. Il reparto maternità funzionerà fino ai primi anni ’70, quando verrà soppresso per effetto di una nova legge provinciale in materia sanitaria che prevedeva espressamente che le partorienti venissero ricoverate in una struttura ospedaliera adeguatamente attrezzata e dotata di personale medico continuo.

Nei primi anni ’50 viene allestito presso l’ospedale San Giuseppe anche un dispensario antitubercolare mandamentale.

Nei primi anni ’70 viene ricostruita ed ampliata sul lato nord l’ala a tre piani, che ora  ha un accesso separato, ma che rimane collegata internamente con il vecchio edificio. Infine, dal 2010 al 2016 viene completamente rinnovata ed ampliata.

Guarda il saluto finale dell’Arcivescovo

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