Allarme bostrico in molte zone del Trentino e delle Dolomiti
Trento – A poco più di due anni da Vaia, sul territorio provinciale sono stati aperti 1.255 cantieri che hanno consentito di recuperare e portare alla vendita di circa il 70% del legname schiantato. L’obiettivo principale è quello di raccogliere gli alberi crollati sotto i colpi della tempesta anche nelle zone più impervie anche per contenere il più possibile la diffusione di parassiti. Il Servizio Forestale ha dunque portato a completa funzionalità circa 2.300 chilometri di strade forestali mentre sono stati realizzati 88 nuovi piazzali per il deposito di legname.
La spesa totale fin qui sostenuta per gli interventi sfiora i 17 milioni di euro. Inoltre, sono stati concessi ai proprietari forestali pubblici e privati contributi per un ammontare complessivo pari a quasi 13 milioni di euro, per condurre ulteriori interventi di ripristino e potenziamento delle infrastrutture forestali danneggiate dal maltempo.
Il terzo aggiornamento del report dedicato allo stato di attuazione del Piano d’azione per la gestione degli interventi di esbosco e ricostruzione delle foreste danneggiati dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018, è stato pubblicato sul sito istituzionale del Servizio Foreste della Provincia autonoma di Trento.
“Le operazioni nelle aree interessate sono proseguite senza sosta nonostante le difficoltà legate alla pandemia” osserva l’assessore provinciale all’agricoltura e foreste, Giulia Zanotelli, che con l’occasione ringrazia tutti coloro che sono o sono stati parte attiva nelle operazioni svolte per rimarginare le ferite al territorio montano e forestale del Trentino su ogni fronte.
Preme anche ricordare l’importante impegno, oltre che delle strutture forestali provinciali, anche di tutta la filiera del legno locale costituita da numerose imprese forestali e segherie e dei proprietari forestali pubblici e privati duramente colpiti dai danni causati dalla tempesta Vaia. Un pensiero particolare va a Giovanni Marchel, vittima di un incidente nei boschi della Valle dei Mocheni occorso nei giorni scorsi proprio mentre stava svolgendo il lavoro di boscaiolo che tanto amava.
Le raffiche più violente della tempesta hanno provocato danni significativi in particolare nei settori orientali, con quasi 20 mila ettari di superficie forestale fortemente danneggiata ed oltre 4 milioni di metri cubi di legname schiantato. Le superfici con il livello più alto di priorità nel recupero della propria funzione protettiva da fenomeni naturali, hanno un’ampiezza totale stimata in 2.500 ettari.
Gli alberi schiantati avviati all’utilizzazione alla fine del 2020 avevano un volume complessivo di 2 milioni 880mila metri cubi, pari a circa il 70% del legname colpito da Vaia. Considerando che circa 450mila metri cubi non saranno recuperabili perché posti in luoghi inaccessibili, il materiale raccolto ed utilizzabile equivale al 79% del patrimonio schiantato effettivamente recuperabile. Un risultato importante, reso possibile grazie all’impegno profuso dai proprietari forestali (in particolare Comuni e Asuc) e dai relativi custodi, oltre che dagli operatori del Corpo forestale. L’obiettivo è di rimarginare questa ferita con azioni mirate e puntuali.
“Lo sguardo è proiettato verso la ricostruzione, grazie all’impegno del Servizio Foreste e alle collaborazioni promosse anche con i privati, con risultati che riusciremo ad apprezzare pienamente solo tra qualche decennio” commenta Zanotelli. I boschi maturi danneggiati risalgono a 100-150 anni fa, mentre le foreste che nasceranno dopo Vaia, sia naturalmente sia attraverso impianto, cominceranno a svolgere realmente le loro funzioni tra 30-60 anni.
Vivai forestali.
La “rinascita” delle foreste viene resa possibile dall’impiego di 150 mila piantine nel solo 2020. In questi due anni e mezzo la richiesta di piante forestali è straordinariamente incrementata e ha comportato l’adozione di una specifica programmazione, tuttora in fase di adeguamento. Le principali specie coltivate all’interno dei vivai del Casteller e di località San Giorgio a Borgo Valsugana – di proprietà della Provincia – sono larice, abete rosso e faggio. A fronte delle risorse disponibili in termini di superfici coltivabili, materiale forestale impiegabile e personale addetto, si è ritenuto necessario sviluppare rapporti di collaborazione con la Magnifica Comunità della Val di Fiemme e con l’ente che gestisce i vivai forestali del Tirolo.
Per quanto riguarda il 2021, si prevede una disponibilità totale nell’arco della stagione di circa 355 mila piantine, per la maggior parte larice e abete rosso a cui si aggiungono in minor quantità pino cembro, faggio e altre latifoglie. Le proiezioni per i prossimi due anni dipenderanno dalla raccolta dei semi: l’obiettivo sarà comunque la produzione di una maggiore quantità di piante latifoglie come tiglio, acero e sorbo, accanto al larice. La produzione nel 2023 potrebbe raggiungere le 480 mila unità. A partire da quest’anno, la Provincia intende testare la semina di piantine forestali direttamente in alveolo, grazie alla collaborazione con un’azienda agricola trentina specializzata, con l’obiettivo di accelerare i tempi di produzione.
Bostrico tipografo.
Il rischio di infestazioni di bostrico tipografo a due anni da Vaia continua ad essere elevato. Per questo motivo è fondamentale proseguire l’attività di monitoraggio su tutto il territorio provinciale per seguire fin da subito eventuali pullulazioni, definire le priorità di intervento e le modalità più idonee per il contenimento dei danni. L’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento, seguito da esbosco o scortecciatura, costituiscono nell’insieme la più efficace misura di lotta contro il bostrico. Per questo motivo, nel 2020 in diversi siti colpiti sono state avviate utilizzazioni forzose, realizzate sia da imprese boschive, sia direttamente da squadre di operai forestali. A fine 2020 sono stati dunque assegnati nei vari Distretti forestali 40mila metri cubi di materiale colpito da bostrico.
In queste settimane su tutto il territorio provinciale saranno riattivate le 228 trappole innescate con feromoni di aggregazione per il bostrico tipografo. Un’iniziativa che consente di valutare l’eventuale incremento della popolazione di bostrico e il rischio infestazioni e, di conseguenza, l’ulteriore perdita di massa legnosa. A queste sono state aggiunte 6 trappole per lo Xyloterus lineatus in prossimità di segherie o piazzali di accatastamento. Le informazioni raccolte attraverso le trappole – con la collaborazione tra Servizio Foreste, Custodi forestali e Fondazione Edmund Mach – consentono di adottare le eventuali misure di controllo.
A differenza del 2019, anno in cui le catture erano aumentate soprattutto nei settori della provincia più caldi e meridionali indipendentemente dalla distribuzione degli schianti, nel 2020 è apparso in maniera più evidente l’effetto Vaia. Un altro dato importante è il superamento in quasi l’80% delle trappole della soglia critica di 8.000 individui per trappola, oltre la quale le popolazioni vanno ritenute in fase epidemica, di rapida e intensa crescita. Nel 2021 saranno condotte anche prove di attrack&kill in almeno 15-20 siti attraverso l’azione combinata di repellenti e trappole di cattura, per testarne l’efficacia nella protezione dei margini fragili.
Attività di formazione.
Nel mese di marzo di quest’anno sono stati organizzati 6 incontri di formazione sulle tecniche di taglio e allestimento delle piante colpite dal bostrico destinati agli operai forestali del Servizio Foreste. Oltre alla parte pratica, ogni incontro prevedeva una parte tecnica sul riconoscimento delle piante colpite, sull’effettiva necessità di tagliare queste piante o di rilasciarle in bosco in considerazione della presenza e dello stadio di sviluppo dell’insetto.
La formazione del personale del Servizio Foreste è necessaria perché molte situazioni, per motivi logistici o economici, non sono affrontabili dalle imprese forestali private e vengono quindi tagliate direttamente dal personale provinciale.