Potenziali aree di distacco di valanghe per circa 4900 ettari – considerati gli abbattimenti di alberi – per circa 3950 aree di potenziale distacco delle quali 1250 significative. Un territorio trasformato e nuove potenziali fonti di rischio valanghe. Se questa è la situazione del Trentino, dopo il maltempo e gli schianti avvenuti, si capisce perché il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, rivolgendosi ai presidenti delle Commissioni locali valanghe, ha evidenziato quanto sia delicata e fondamentale la funzione di questi organismi
Dolomiti – Convocato dal dirigente generale del Dipartimento Protezione civile Stefano De Vigili per una verifica della situazione sul fronte delle valanghe a seguito degli schianti di alberi che si sono verificati, l’incontro di oggi aveva l’obiettivo di fare un quadro della situazione complessiva del Trentino e dare, prima che inizi a nevicare, indicazioni operative ai responsabili delle Commissioni locali valanghe su come affrontare la stagione invernale ormai alle porte. Le Commissioni saranno infatti impegnate a controllare ancora più puntualmente il territorio.
“I recenti eventi meteorologici – ha sottolineato l’ingegner De Vigili – hanno messo a dura prova il territorio e impegnato duramente il Dipartimento e non solo. Superate le fasi dell’emergenza, ci aspetta ancora molto lavoro da fare, con la collaborazione di tutti”.
Alberto Trenti, direttore di MeteoTrentino, ha ricordato come quello che si è abbattuto sul Trentino, per quantità di precipitazioni e per intensità delle raffiche di vento, sia l’evento meteorologico più pesante degli ultimi 150 anni.
Alessandro Wolynski, direttore dell’Ufficio pianificazione, selvicoltura ed economia forestale, ha fornito le cifre sugli schianti: si stimano 2.800.000 metri cubi di alberi caduti, quando il prelievo annuale in tutto il Trentino è di circa 500.000 metri cubi.
Le zone più colpite sono le valli di Fiemme e Fassa, ma anche Valsugana e Tesino, Primiero Alta Valsugana, pinetano, il territorio degli Altipiani.
Fenomeni rilevanti si sono avuti anche a Folgaria, Terragnolo, in Val di Ledro, in Rendena e Giudicarie. Entro il mese di gennaio, ha ricordato, sarà completato un piano di intervento, che comprenda recuperi e ripristini, tenuto conto che un bosco si considera efficiente per la trattenuta della neve se ha un grado di copertura di almeno il 50%.
I nivologi della Provincia autonoma di Trento Marco Gadotti e Sergio Benigni hanno parlato delle nuove aree di distacco e delle situazioni di maggior rischio.
All’incontro hanno partecipato anche Anselmo Cagnati, responsabile dell’Ufficio valanghe di Arabba, e Alberto Lucchetta, direttore del Dipartimento sicurezza del territorio dell’ARPA del Veneto.
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