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Amministrative 2022: Giordani al 60% a Padova, Verona in bilico. Belluno a De Pellegrin, Lamon sorpresa Maccagnan, Fonzaso è di Pasa, ballottaggio a Feltre

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Tutti i risultati aggiornati dai Comuni al voto. Zaia: dove centrodestra è diviso, giustamente punito

NordEst – Padova al voto, Giordani rieletto al primo turno sfiora il 60%. A Verona, ballottaggio fra Tommasi (40.2%) e Sboarina (32.7), l’escluso è Tosi che sarà l’ago della bilancia. A Belluno: De Pellegrin supera ampiamente il 50%, Vignato al 30%. Lorenzi sindaco di Cortina batte Ghedina.

Sorpresa Lamon: sindaco il giovane Loris Maccagnan, espressione della lista ‘Effetto Lamon’, che ha battuto nettamente i rivali Gino Pante (Si Amo Lamon) e Corinna Largo (+ Lamon). A Feltre sarà ballottaggio fra Zatta e Fusaro. Falcade sceglie invece Salvaterra. 

Vieceli vince la corsa di San Gregorio. Auronzo, inizia l’era di Dario Vecellio Galeno. Soverzene: a Burigo il terzo mandato. A Falcade: affluenza ai minimi ma vince Salvaterra. Superato il quorum, via libera per i sindaci di Cesio, Rivamonte, Tambre e Fonzaso.

Carlo Zanella, Nino Deon, Sara Bona e Christian Pasa vincono la sfida con il quorum al 40% e diventano sindaci rispettivamente a Cesiomaggiore, Rivamonte Agordino, Tambre e Fonzaso. A Fonzaso, tensione fino a chiusura seggi, per tutta la sera, in attesa che venissero completati i conteggi dei votanti. Solo a mezzanotte passata da una manciata di minuti il candidato sindaco Christian Pasa e la sua squadra, radunati in piazza davanti al municipio, hanno potuto finalmente esultare: quorum superato con il 43 per cento dei votanti.

Flop per il referendum

Referendum sulla giustizia senza quorum mentre inizia oggi alle 14 lo spoglio delle schede delle elezioni amministrative 2022. L’affluenza alle comunali è stata del 54,72%, secondo il dato definitivo sul voto relativo agli 818 Comuni gestiti dal Viminale. Alle consultazioni precedenti l’affluenza era stata del 60,12%.

Affluenza poco superiore al 20,9% ai 5 referendum in materia di giustizia, il dato definitivo fornito dal Viminale che ha completato il calcolo della partecipazione al voto nei 7.903 comuni italiani. Per nessuno dei quesiti è stato dunque raggiunto il quorum. Nel dettaglio il primo quesito, quello sulla Legge Severino, ha avuto un’affluenza del 20,95%, la più alta. Per il secondo, sulla limitazione delle misure cautelari, l’affluenza è stata del 20,93%; stessa percentuale, 20,93%, anche per il terzo quesito, sulla separazione delle funzioni dei magistrati. Affluenza al 20,92% per gli altri due quesiti: il quarto sul diritto di voto per i laici nei consigli giudiziari sulle valutazioni dei magistrati e il quinto sull’abolizione della raccolta di firme per la candidatura dei togati al Csm.

“Grazie ai 10 milioni di italiani che hanno scelto di votare per cambiare la Giustizia. È nostro dovere continuare a far sentire la loro voce!” ha twittato Matteo Salvini. Tra i primi a commentare il risultato della consultazione referendaria il senatore della Lega Roberto Calderoli dalla sede del partito in via Bellerio. “Adesso succede che abbiamo perso. E’ inutile nasconderlo. Non ci sono storie. I numeri dimostrano che 10 milioni hanno partecipato, gli altri non hanno inteso farlo” e ha aggiunto: “Non ho il minimo problema a dire che secondo me c’è stato veramente un complotto: ciascuno ci ha messo del suo perché questo quorum non potesse essere raggiunto”. Calderoli ha ringraziato comunque “i circa 10 milioni di cittadini che hanno partecipato”.

Di “incivile silenzio censorio” sul voto referendario ha parlato la Giunta dell’Unione Camere Penali. “La storia dei referendum in Italia è da sempre una storia di ostracismo e di avversione al voto democratico diretto”, hanno sottolineato le Camere Penali, esortando: “Occorre ora che l’impegno politico dei liberali di questo paese per una giustizia più giusta, tra i quali in prima fila l’Unione delle Camere Penali Italiane, sappia trovare da subito la forza per rilanciare le proprie idee e le proprie battaglie”.

Secondo il consigliere del Csm Nino Di Matteo il flop dei referendum dimostra come “evidentemente molti italiani hanno capito che con il referendum non si voleva migliorare la giustizia ma – ha evidenziato all’Adnkronos – punire la magistratura e renderla meno autonoma e indipendente. Purtroppo anche la riforma Cartabia, in discussione al Senato, va nella stessa direzione”. Per Eugenio Albamonte, segretario di ‘Area democratica per la giustizia’ “hanno vinto i cittadini, perché quelle formule erano talmente grossolane da non poter rappresentare per il futuro un modello né culturale né istituzionale per il nostro Paese. Sconfitto è chi ha pensato di puntare tutto sugli scandali per colpire la magistratura anziché per riformarla e porre riparo a una serie di situazioni che si sono create in passato. Una cosa sono le riforme, un’altra la mortificazione della magistratura”.

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