NordEst

Paolini chiede scusa al capotreno

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Dopo il clamore di un caso molto mediatico, arrivano le scuse del noto attore. Se non bastasse, si aggiungono anche le precisazioni di Emilio Giuliana della Fiamma Tricolore, il quale sottolinea che: "Il razzismo non c'entra." In una nota Giuliana riferisce di essere stato contattato dal capotreno "in quanto collega" che gli ha raccontato la sua versione dei fatti. Secondo Giuliana "molti altri passeggeri con biciclette, di carnagione bianca, nelle stazioni precedenti a Borgo Valsugana non erano stati ammessi in treno. Se non bastasse – conclude la sua nota Giuliana – il capotreno è tesserato con il sindacato della Cgil, oltre ad essere schierato politicamente a sinistra".

Nessun episodio di razzismo quindi, secondo il personale in servizio sul convoglio della Valsugana. Lo hanno fatto sapere alcuni dipendenti delle ferrovie, ammettendo che su quel treno non erano ammessi passeggeri con biciclette anche se in precedenza, a Bassano, un capotreno particolarmente elastico ne aveva fatti salire alcuni. Una situazione che si è verificata anche in altri momenti con viaggiatori locali, a causa dei posti bici limitati.

La denuncia di Paolini 

Una denuncia ufficiale in diretta tv, in prima serata su La7. Con grande precisione il noto attore ha raccontato di aver assistito "In ottobre alla stazione ferroviaria di Borgo Valsugana, ad un atto di vero razzismo. Sul treno non è stato fatto salire un uomo di colore con la sua bicicletta nonostante lui avesse pagato regolarmente il biglietto e sul vagone ci fosse ancora posto".

A rendere noto l'accaduto, che nessuno dei presenti alla stazione avrebbe mai segnalato, è stato proprio Marco Paolini. In diretta tv dal vecchio tribunale di Padova, su un palco costituito da una grande lavagna, Paolini ha interpretato "La macchina del capo – Racconto di Capodanno", uno spettacolo in cui, mescolando estratti dei suoi "Album Teatrali" di inizio carriera a racconti nuovi, parla della sua infanzia.

L'episodio è avvenuto lo scorso 12 ottobre, di domenica, Paolini è arrivato alla fermata di Borgo della ferrovia della Valsugana. Lì l'attore ha atteso l'arrivo di un treno proveniente da Venezia e diretto a Trento con l'unico obiettivo di ritrarlo in una foto.

Su quel treno dovevano salire due passeggeri, uno dei quali con la bici. A quest'ultimo, secondo il racconto di Paolini, è stato impedito di salire dal capotreno. Aveva regolarmente pagato il biglietto con il supplemento di un euro per il trasporto della bici e sul treno c'era spazio, visto che soltanto due dei dodici posti a disposizione erano occupati.

"Allora – ha detto l'attore – devo concludere che gli è stato impedito l'accesso soltanto perché nero. Perché racconto questa storia? Perché è vera e perché la settimana dopo un nero è diventato presidente degli Stati Uniti d'America. Spero che un giorno, ai piedi delle Alpi, un nero possa diventare capotreno". Paolini non si è limitato a portare in scena questo episodio, lo ha denunciato in una lunga lettera inviata il 13 ottobre, al presidente della Provincia autonoma, Lorenzo Dellai.

Provincia e Trenitalia indagano sul caso 

Il vicepresidente della provincia di Trento, Alberto Pacher, ha confermato che è già stata avviata un'indagine interna sul caso, in collaborazione con Trenitalia. Dalle prime informazioni ottenute dal capotreno, non si tratterebbe di un caso di razzismo ma di assenza di posti per viaggiatori con bici al seguito. Certo è che il caso è destinato a far discutere il Trentino e non solo.

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