"A pochi giorni dal referendum e dal dibattito tra pubblico e privato per l’acqua potabile – scrive Carlotto – è giusto che i tutti i cittadini sappiano che, come utenti finali e consumatori dell’acqua potabile, la qualità dell’acqua di casa non dipende dalla gestione pubblica o privata degli acquedotti".
"La questione dei due quesiti sull’acqua e il conseguente dibattito sulle reti idriche da affidare ai privati non influirà sulla qualità e sicurezza dell’acqua che esce dal rubinetto – continua Carlotto – gli acquedotti infatti, devono comunque rispettare la normativa italiana con il DL 31/01 che fissa le caratteristiche dell’acqua potabile e i limiti degli inquinanti in linea con l’OMS e la più aggiornata letteratura scientifica. L’acqua di casa è di qualità e resterà di qualità.
Recentissimi studi di Aqua Italia hanno confermato come, ad oggi, il 74% degli italiani dichiara di bere l’acqua del rubinetto. Perché? Una questione di sicurezza, comodità, risparmio, ed ecocompabilità. Si tratta di una "nuova cultura dell’acqua" che si sta diffondendo anche grazie al fondamentale contributo di tutti i gestori
che garantiscono la potabilità del nostro servizio idrico. E che, al di là del referendum, verrà sempre più seguita dagli italiani.
Nel caso del Veneto, l’acqua della nostra regione è una delle migliori nel suolo nazionale, difatti l’unico acquedotto al quale è stata concessa una deroga ai parametri di legge è quello di San Bonifacio per cui i limiti imposti per la trielina passano da 10mg per litro ai 20mg. Avere un solo acquedotto in deroga è un’eccezione confrontando tutte le altre regioni italiane per cui le deroghe presenti alzano le soglie massime anche per quattro o cinque inquinanti.
Anche dopo il risultato del referendum, i problemi dell’acqua potabile resteranno sempre gli stessi. Ovvero che i cittadini continueranno a percepire l’acqua potabile quella meno sicura rispetto all’acqua in bottiglia, cosa assolutamente non vera. Eppure nonostante l’elevata qualità dell’acqua veneta capita di trovarsi di fronte a un rubinetto da dove esce acqua con un colore o gusto sgradevole, causato da materiale in sospensione presente nei condotti o da tubature delle abitazioni in stato avanzata di ossidazione. La sfiducia dell’acqua potabile porta che in Italia c’è il più alto consumo di acqua minerale; secondo Mineracqua circa 200 litri all’anno pro-capite.
E’ ora che i cittadini sappiano che il cattivo sapore o colore dell’acqua che sgorga dal rubinetto non è un problema legato alla potabilità dell’acqua. Di conseguenza, nulla cambierà dopo il referendum. Quanti sanno che è lo stesso cittadino che deve intervenire per affinarne la qualità al punto d’uso? E’ conscio che un sistema di
trattamento al punto d’uso è necessario lì dove ci sono problemi legati proprio al tratto che va dal contatore fino al rubinetto? Tratto nel quale la qualità dell’acqua non dipende più da chi la distribuisce, ma da chi la riceve.
Ad oggi troppi non pensano all’acqua e la considerano un semplice bene di consumo da supermercato. Speriamo che questo dibattito tra pubblico e privato sia anche l’occasione per approfondire e diffondere la nuova cultura l’acqua, ovvero l’acqua affinata del proprio rubinetto".