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Esperto forestale, recupero boschi molto difficile

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“Sono numerosi i problemi logistici e di messa in sicurezza”

NordEst – I lavori di recupero dei boschi colpiti dall’eccezionale ondata di maltempo saranno molto complessi e difficili. Solo in Alto Adige il vento ha abbattuto almeno 1,5 milioni di metri cubi di legno, ovvero “la quantità che di solito viene tagliata in tre, se non in quattro anni”, spiega Josef Schmiedhofer, il direttore del demanio della Provincia di Bolzano. Secondo l’esperto, “la sfida sarà soprattutto la logistica”.

“Il 40% – afferma Schmiedhofer – finirà come legna d’ardere, soprattutto come cippato nelle centrali di biomassa, il resto speriamo di poterlo vendere alle segherie”. “In primis vanno messe a posto le infrastrutture. Molte strade forestali sono infatti franate. Il secondo problema logistico riguarda invece lo stoccaggio di queste immense quantità di tronchi”, prosegue.

“Impegneremo almeno tre anni per portare tutti questi alberi fuori dai boschi. Vista l’instabilità dei pendii, il lavoro sarà troppo pericoloso senza adeguati macchinari, conclude il direttore del demanio altoatesino.

Critica la situazione nell’Agordino

Dall’Agordino, al Comelico, al Cadore, è un susseguirsi di boschi devastati, alberi (a migliaia) rasi al suolo, strade ‘mitragliate’ da frane, paesi e zone artigianali ricoperte di sassi e fango. C’è un edificio a Ponte Mas, all’inizio della statale Agordina, rimasto attaccato al terreno non si sa come; metà casa pende nel vuoto, scivolata sul Cordevole, che l’ha erosa da sotto. La stessa abitazione aveva già subito la stessa sorte con l’alluvione del 1966.

Sempre nell’Agordino, tra Voltago e Frassenè, verso Forcella Aurine, fanno impressione i piloni di ferro di una linea elettrica piegati come stuzzicadenti. Tutt’intorno una strage di alberi: pezzi di bosco ridotti a spianate, un ecatombe soprattutto di abeti rossi; hanno resistito meglio i larici, più sottili, ma flessibili, e i faggi, più robusti. I costoni delle montagne sembrano un cimitero di piante.

Nei bar dei paesi non si parla d’altro che del maltempo, e di cosa potrà succedere: “qualsiasi cosa faccia stanotte, noi abbiamo tirato su le assi di legno, e davanti i sacchi di sabbia e i teloni” dice una donna di Agordo. Ma è Rocca Pietore, 1200 abitanti, ai piedi della Marmolada, la più colpita. II paese è ancora semi-isolato, è tornata la corrente, grazie ai generatori, ma non ancora l’acqua potabile per tutti. “Solo nel nostro territorio ci sono danni per centinaia di milioni di euro. Non decine, centinaia” scandisce il sindaco, Andrea De Bernardin. “Non sono un tecnico – aggiunge – ma secondo una mia stima ci potremmo avvicinare al mezzo miliardo per mettere a posto tutto”.

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