Primo Piano NordEst Valsugana Tesino Primiero Vanoi Belluno Dolomiti WebTv

Centrali idroelettriche a rischio nel 2022: interviene la Provincia di Trento con un disegno di legge

Share Button

Il Trentino dispone di una risorsa di straordinaria importanza per tutto il territorio. Si tratta dell’acqua, che grazie all’ingegno dell’uomo viene trasformata in energia rinnovabile. Un patrimonio che si concretizza in 34 centrali di produzione idroelettrica, alle quali fanno capo opere e beni che saranno trasferiti alla Provincia suddivisi in 160 opere di presa, 22 invasi, fra cui 13 grandi dighe e 9 opere minori di ritenuta, e 306 km tra canali e gallerie

Trento – Un patrimonio unico, gestito attraverso 17 concessioni che scadranno alla fine del 2022, con la possibilità che venga accolta la proroga di un anno (2023) concordata dalla Provincia autonoma di Trento con il Governo nazionale e già approvata dalla Commissione bilancio del Senato, con la quale si vorrebbe raggiungere una sostanziale contemporaneità dei procedimenti di assegnazione delle grandi derivazioni idroelettriche, al fine di assicurare a tutti gli operatori economici del settore la parità di condizioni di accesso al mercato.

Il quadro normativo

Per definire il quadro normativo provinciale necessario per individuare i nuovi concessionari delle grandi derivazioni idroelettriche presenti in Trentino, la Giunta provinciale, ha approvato in via preliminare, su proposta del vicepresidente, Mario Tonina, un apposito disegno di legge.

La norma, che modifica la vigente legge provinciale del marzo 1998, dà attuazione all’articolo 13 dello Statuto di autonomia che, dopo le modifiche del 2017, ha rafforzato la competenza legislativa delle Province autonome e ha demandato alla legge provinciale il compito di disciplinare le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni.

Le centrali idroelettriche – spiega il vicepresidente Tonina – rappresentano una risorsa strategica per il Trentino, sia in termini economici che ambientali. Con questo disegno di legge, intendiamo valorizzare il ruolo della Provincia rispetto al controllo del patrimonio idroelettrico prevedendo, ad esempio, la facoltà di acquistare integralmente i beni funzionali all’esercizio delle concessioni e di individuare il piano degli investimenti.

Per la gara verrà adottata la procedura ristretta, dove la Provincia – in ragione della complessità degli impianti affidati in concessione – potrà limitare gli operatori invitati, secondo proporzionalità e criteri di selezione non discriminatori. Si intende garantire, inoltre, il presidio degli impianti sul territorio in termini di sicurezza e ambiente ed eliminare i meccanismi di rinnovo e proroga delle concessioni scadute in capo ai concessionari uscenti, superando così le contestazioni mosse dalla Commissione europea”.

Il disegno di legge, che una volta approvato verrà attuato da una serie di delibere adottate dalla Giunta provinciale, tiene conto della normativa statale in materia introdotta a dicembre 2018 dal “decreto semplificazioni”, limitatamente ad aspetti come, ad esempio, i criteri per la determinazione del valore dei beni da acquistare, l’individuazione di determinati requisiti di partecipazione alle gare e il procedimento unico per l’acquisizione dei titoli necessari all’esercizio delle concessioni per materie di competenza esclusiva statale. Fra gli obiettivi del ddl, anche quello di massimizzare i proventi economici derivanti dai canoni.

Le concessioni in scadenza

Nel dettaglio, la nuova proposta normativa interviene sui seguenti aspetti:

·     norme procedurali e termini di indizione delle gare;

·     criteri di ammissione e aggiudicazione;

·     requisiti finanziari, organizzativi e tecnici dei partecipanti;

·     criteri per la determinazione dei canoni di concessione;

·     modalità di valutazione degli aspetti ambientali;

·     determinazione delle misure di compensazione ambientale;

·     condizioni di fornitura alla Provincia dell’energia gratuita;

·   modalità e condizioni per il riconoscimento di indennizzi al concessionario che abbia eseguito investimenti sui beni della Provincia nel corso della concessione.

Fatturato da 240 milioni

Dovranno essere assegnate in base alla disciplina contenuta nel ddl sono complessivamente 17, di cui una (Taio – S. Giustina), scaduta al 31.12.2018 e già in proroga. In scadenza è quindi circa l’82% della produzione di energia elettrica trentina per un fatturato odierno di circa 240 milioni di euro annui.

All’assegnazione delle concessioni corrisponde un sistema di canoni e somme per l’utilizzo del patrimonio del grande idroelettrico che rappresenta un’importante risorsa per i bilanci pubblici dei prossimi anni, del valore stimato di oltre 100 milioni di euro all’anno.

Il disegno di legge introduce anche un canone ambientale per le derivazioni idroelettriche con potenza nominale tra i 220 kW e i 3.000 kW, che sarà destinata ai comuni o loro forme associative secondo modalità da definire nell’ambito del protocollo di finanza locale.

FOCUS/La materia complessiva delle derivazioni per usi idroelettrici tocca trasversalmente competenze statali e competenze concorrenti statali e regionali. Si tratta di concessione di utilizzo di un bene demaniale quale l’acqua (cfr. art. 822 cod. civ.; art. 144 del D. Lgs. n. 152/2006), la cui titolarità è dello Stato. Ai sensi dell’articolo 117, secondo comma Cost, allo Stato compete, in via esclusiva, la potestà legislativa per la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema” e l’art.144 del D.Lgs. 152/2006 esplicitamente inquadra in questo contesto la disciplina degli usi delle acque. Appartiene invece alla potestà legislativa concorrente tra Stato e regioni, ai sensi dell’articolo 117, terzo comma Cost., la materia della “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia”. Nel corso dell’attuale legislatura il D.L. n. 135/2018 ha apportato profonde modifiche alla disciplina relativa alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, disponendo la regionalizzazione della proprietà delle opere idroelettriche alla scadenza delle concessioni e nei casi di decadenza o rinuncia alle stesse. Alle regioni è demandata la disciplina con legge, entro il 13 febbraio 2020 e comunque non oltre il 31 marzo 2020, delle modalità e delle procedure di assegnazione . La legge regionale dovrà avere una serie di contenuti e seguire una serie di parametri legislativamente predefiniti. Tra essi, la durata delle nuove concessioni, comprese tra 20 e 40 anni, incrementabili fino ad un massimo di ulteriori 10 anni, in relazione alla complessità dello proposta progettuale presentata e all’importo dell’investimento. Le procedure di assegnazione delle nuove concessioni devono essere avviate entro due anni dall’entrata in vigore della legge regionale. Nell’ipotesi di mancato rispetto del termine di avvio da parte della regione interessata, si prevede l’esercizio di poteri sostitutivi da parte dello Stato.

Guarda l’intervista al vice presidente Tonina

 

  • In breve

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *