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Polesine, risolto il giallo: donna uccisa dal figlio di 8 anni, ma è stato un incidente

Il piccolo avrebbe usato la pistola del padrone di casa


NordEst – Assume i contorni del dramma, quello che in un primo momento era sembrato un giallo, ovvero l’uccisione di Rkia Hamaoui, la donna di 32 anni di origine marocchina, che abitava in un casolare ad Ariano Polesine, nella campagna in provincia di Rovigo. A ucciderla, per un incidente drammatico, sarebbe stato uno dei suoi figli, il più piccolo di appena otto anni, maneggiando la pistola del padrone di casa, per gioco. Dall’arma è invece partito un colpo che ha raggiunto fatalmente la madre alla testa.

La ricostruzione definitiva dell’episodio è giunta dopo una settimana esatta dalla scoperta del corpo di Rkia, esanime, a terra nella piccola cucina dell’abitazione dove viveva assieme al marito e ai due figli, di 8 e 11 anni. Erano stati i due figli, intorno alle 13.30, a dare l’allarme al vicino di casa, che aveva chiamato il 118 e i carabinieri. Inutile era stata la corsa all’ospedale: il giorno dopo Rkia è deceduta. La Procuratrice della repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato, aprì un fascicolo d’indagine contro ignoti per omicidio, poiché dal primo esame medico-legale e da una Tac era emerso sul capo della vittima un foro, compatibile con una ferita da arma da fuoco.

L’autopsia disposta dalla pm Fasolato ha confermato che a uccidere Rkia era stata una pallottola, conficcatasi nel cranio della donna: il foro d’ingresso nella tempia sinistra, ha evidenziato l’esame, era riconducibile a un proiettile calibro 22. Un colpo, era stato appurato, non sparato da distanza ravvicinata. Nel frattempo, i carabinieri del Nucleo investigativo avevano sentito il marito, che però in quel momento si trovava altrove per lavoro. La sua versione era stata però quella di una caduta accidentale in casa, con la donna che avrebbe colpito uno spigolo di un mobile in cucina, riportando la frattura del cranio.

Per ricostruire quello che appariva un giallo era stato sentito anche il padrone di casa, che vive al piano superiore dell’appartamento della famiglia e che era corso in aiuto alle grida dei piccoli: la sua versione è stata più o meno la stessa del marito della vittima. I militari hanno però sequestrato all’anziano quattro fucili da caccia, che lui custodiva in un capanno adiacente al casolare. L’uomo possedeva però anche una pistola che mancava all’appello. Una circostanza sulla quale l’anziano non ha saputo dare spiegazioni convincenti, e che ha portato alla svolta nelle indagini, tra la tarda serata di ieri e stamani. In un terreno a poca distanza dal casolare i militari ieri sera hanno trovato la pistola dell’uomo e poche ore dopo è giunta la ricostruzione ormai certa.

A uccidere Rkia è stato il figlio più piccolo, che assieme al fratellino aveva sottratto la pistola dal capanno e l’aveva portata in casa per giocare. Un colpo è partito inavvertitamente e ha colpito la mamma, che è crollata a terra ed è morta all’ospedale. Da capire il ruolo del vicino di casa, che ha raccontato ai cronisti di essere entrato nell’abitazione, di aver visto Rkia a terra e di aver chiamato i soccorsi, ma di non aver visto l’arma

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