Il Mart di Rovereto torna ad indagare l’arte del “Ventennio”. Dalle avanguardie futuriste all’architettura razionalista, un grande percorso attraverso uno dei periodi più ricchi della storia dell’arte recente italiana. Mostra antologica ideata da Vittorio Sgarbi che a “Arte e Fascismo” ha dedicato pure il suo ultimo saggio divulgativo
NordEst – Si avvia alla conclusione – terminerà infatti il prossimo 29 settembre – con un discreto successo di pubblico e di critica la mostra “clou” primaverile/estiva del Mart di Rovereto dedicata a “Arte e Fascismo”, scaturita come al solito da un’idea di Vittorio Sgarbi.
[ Copertina del catalogo della mostra “Arte e Fascismo” pubblicato da “L’Erma di Bretschneider” il 1° gennaio 2024 // Copertina del libro “Arte e Fascismo” di Vittorio Sgarbi pubblicato da “La nave di Teseo” il 2 luglio 2024 ]Ha lo stesso titolo della mostra e del catalogo – “Arte e Fascismo” – il più recente libro di Vittorio Sgarbi pubblicato lo scorso 2 luglio dalla casa editrice “La nave di Teseo”. Nella prefazione del saggio il giornalista Pierluigi Battista scrive: «Un ventennio. Vent’anni del Novecento, dalla marcia su Roma nell’ottobre 1922 al drammatico epilogo della seconda guerra mondiale nel 1945, che sono stati giudicati dalla storia come il momento più triste del secolo che abbiamo alle spalle. Gli stessi anni, nell’arte, sono il tempo di “Valori Plastici”, di “Novecento”, del gruppo di artisti che si raccoglie attorno a Margherita Sarfatti. Una tale ricchezza di esperienze, autori, circoli che ha fatto dire a una grande studiosa, Elena Pontiggia, che “gli anni Trenta non sono un decennio, mi fanno pensare a un secolo”. Vittorio Sgarbi segue il filo dell’arte in una storia che inizia prima del Fascismo, che dentro il Ventennio cresce, e dopo il Fascismo viene spazzata via insieme alla naturale condanna del regime. Sgarbi distingue l’espressione artistica dal potere e per questo, a fianco di Morandi, de Chirico, Martini, salva dall’oblio Wildt, Guidi, la grande stagione dell’architettura e della grafica, ma anche Depero, il Futurismo e oltre, fino alla rivelazione di due scultori formidabili mai apparsi all’onore della critica, Biagio Poidimani e Domenico Ponzi. Un crocevia di dimenticanze e di rimozioni ha reso difficile la ricostruzione dello stato dell’arte durante il Fascismo. Ci sono voluti decenni, ma alla fine la verità storica si impone. Per capire chi siamo stati, come siamo stati e a quale storia apparteniamo».
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