Primo Piano NordEst Valsugana Tesino Primiero Vanoi Belluno

A Trieste due mostre celebrano i 150 anni del museo Revoltella

Share Button
Nella splendida cornice del “Civico Museo Revoltella – Galleria d’Arte Moderna” del capoluogo giuliano sono state inaugurate lo scorso novembre e saranno visitabili fino ad aprile le mostre “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna” e “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”. Così il Comune di Trieste intende omaggiare uno dei suoi più illustri cittadini, il barone Pasquale Revoltella, che grazie a un suo lascito favorì nel 1872 la creazione della prima galleria pubblica italiana d’arte moderna
[ Panoramic view of Trieste – © Fabrice Gallina / www.turismofvgfoto.it ]

di GianAngelo Pistoia

NordEst – «Un edificio di artistico merito, il quale serva di abbellimento alla città e di sprone a coltivare le belle arti». Con queste parole il barone Pasquale Revoltella, veneziano di nascita ma triestino d’adozione, dettava la volontà testamentaria che avrebbe portato nel 1872 alla creazione del Museo Revoltella a Trieste, la più antica galleria pubblica in Italia specificamente dedicata all’arte moderna.

Infatti nel 1872, tre anni dopo la morte del barone, la sua dimora, secondo le sue disposizioni testamentarie, divenne il “Museo Revoltella”. Fu amministrato da un Curatorio che gestì la rendita compresa nell’eredità e provvide annualmente ad incrementare la collezione d’arte, raddoppiando il numero dei pezzi in meno di trent’anni. Nel 1907 si rese necessario ampliare il museo divenuto troppo angusto per le dimensioni del suo patrimonio d’arte. Fu acquistato dal Comune l’attiguo palazzo Brunner, ma solo dopo la prima guerra mondiale si iniziò ad utilizzarlo parzialmente come spazio espositivo.

Il progetto di ristrutturazione completa dell’edificio venne affidato nel 1963 a Carlo Scarpa, che propose una nuova distribuzione degli spazi interni con la creazione di grandi sale e un’articolata terrazza sul tetto. I lavori iniziarono nel 1968, ma, poco dopo, subirono una prima interruzione e lo stesso progettista rinunciò all’incarico di dirigerli. Seguirono altre due fasi, separate da una lunga pausa, in cui si succedettero due architetti, Franco Vattolo e Giampaolo Bartoli; quest’ultimo, nel 1991, portò a compimento l’opera. Nel palazzo Brunner trova posto la gran parte della pinacoteca Revoltella, ora denominata Galleria d’Arte Moderna, mentre il palazzo del barone, grazie ad alcuni interventi di restauro e di recupero degli arredi, ha ritrovato la sua identità di dimora storica ed ospita prevalentemente opere della collezione del fondatore.

[ “Portrait of baron Pasquale Revoltella” by Tito Agujari – © courtesy of “Revoltella Civic Museum of Trieste” / “Revoltella Palace” by Alberto Rieger – © courtesy of the “Revoltella Civic Museum” of Trieste ]
Ancora oggi lo spirito di Pasquale Revoltella è vivo più che mai, tanto negli sfarzosi ambienti della dimora baronale, quanto nella luminosità degli spazi disegnati da Carlo Scarpa nella seconda metà del Novecento per la Galleria d’Arte Moderna nell’attiguo palazzo Brunner.

Inaugurate lo scorso novembre – per celebrare il 150° anniversario della fondazione del museo – due sono le grandi mostre tuttora visitabili al Civico Museo Revoltella: la prima, prodotta internamente e intitolata “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”, ridisegna il percorso espositivo permanente del museo dando nuova luce alla sua meravigliosa collezione scultorea, ricca di oltre duecento pezzi; la seconda, allestita nella Sala Scarpa e dedicata a “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna”, rinnova la collaborazione con Arthemisia (azienda leader a livello nazionale nella produzione, organizzazione e allestimento di esposizioni d’arte), dopo lo straordinario successo della mostra “Monet e gli Impressionisti in Normandia”.

[ Banner of the exhibition “The Macchiaioli” – © courtesy of the “Revoltella Civic Museum”of Trieste ]

In occasione del vernissage della mostra “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna” il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha affermato: «Identità, valori, ideali d’indipendenza e unità d’Italia sono alcuni dei presupposti di questa mostra, ma sono anche semi e fermenti particolarmente vivi a Trieste, città da sempre cara al cuore della Madre Patria, che potrà ricongiungersi all’Italia solo il 26 ottobre del 1954.

É questa una nuova occasione di dialogo tra il patrimonio museale comunale e uno dei movimenti artistici che ha segnato la storia dell’arte in Italia e in Europa negli anni in cui il Museo Revoltella vedeva la luce. Un nuovo motivo di “sprone a coltivare le belle arti” tanto per i triestini quanto per i turisti italiani e stranieri che hanno ripreso a frequentare Trieste e i suoi luoghi di cultura dopo il biennio penalizzato dalla pandemia: nel centocinquantenario della nascita del museo Revoltella, un forte segnale di ripresa turistico-culturale per la città e per l’intera regione Friuli-Venezia Giulia».

[ Exhibition “I Macchiaioli” at Revoltella Civic Museum – © courtesy of the “Revoltella Civic Museum” of Trieste ]
È Tiziano Panconi, il curatore dell’esposizione, che illustra le peculiarità di questa mostra: «Col termine “Macchiaioli” si definisce il gruppo di artisti italiani più importante dell’Ottocento. Spiriti indipendenti e ribelli che abbandonano le scene storiche e mitologiche del Neoclassicismo e del Romanticismo per aprirsi a una pittura realista e immediata, dipingendo per l’appunto “a macchie” dense e colorate la vita quotidiana, con brevi pennellate che rendono con immediatezza e molto più veritieri i soggetti, nel tentativo di riprodurre la realtà così come appare a un colpo d’occhio.

Formatosi a Firenze, a partire dal 1855-’56, il gruppo dei Macchiaioli nacque quale reazione all’inerzia concettuale e formale delle accademie e specularmente ai fermenti ideologici del Risorgimento. Il movimento macchiaiolo affermava la teoria della “macchia’’ sostenendo che la visione delle forme solide è determinata dalla proiezione della luce su di esse che crea zone d’ombra e zone di chiarore, costruendo così, visivamente, le volumetrie.

[ “Acquaiole della Spezia, 1864” by Vincenzo Cabianca – © courtesy of the “Butterfly Institute Fine Art – Galleria d’Arte” of Lugano ]
Macchie di colore, distinte, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore, erano gli elementi costitutivi di piccoli quadretti di estrema sintesi, nei quali erano tracciate puntualmente le forme e i profili sebbene espoliati di ogni particolare descrittivo che non fosse ritenuto essenziale alle funzioni strettamente espressive. L’artista, sovvertendo i rigidi dettami accademici a cui si rifaceva tutta la pittura dell’epoca, si dichiarava libero di rendere con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepiva nel presente, così come concettualizzarono i teorici e critici del gruppo Telemaco Signorini, Diego Martelli e Adriano Cecioni.

I pittori dell’avanguardia ottocentesca – dapprima riunitisi nelle sale del Caffè Michelangelo di Firenze e poi in luoghi emblematici come Castiglioncello o La Spezia – fra la metà degli anni ’50 e ’60 dell’Ottocento riformarono il lessico espressivo imperante, coniando una rivoluzionaria sintesi formale e luministica, guadagnandosi perciò l’appellativo (dispregiativo) di “macchiaioli”. Nei decenni successivi ebbe luogo un’ulteriore, lenta e profonda trasformazione di tale linguaggio, modificando i principi e i riferimenti culturali autoctoni che avevano animato l’iniziale riforma: come nel resto d’Europa sbocciò anche in Toscana un peculiare filone naturalista, le cui metriche compositive si rifacevano a differenti prerogative filosofiche e stilistiche, attraverso le quali veniva recuperata la vena narrativa e descrittivista.

[ Exhibition “I Macchiaioli” at Revoltella Civic Museum – © courtesy of the “Revoltella Civic Museum” in Trieste ]
La gran parte degli artisti attivi in Toscana fra il 1875 e il 1885, aderirono a queste nuove ricerche, non più esasperate dai violenti contrasti luminosi né dalle abbreviazioni formali neo quattrocentesche della prima ora, confrontandosi con le novità prodotte in ambito europeo dal Realismo e dall’Impressionismo.

Avvertirono la emotività letteraria dei romanzi sperimentali di Zola e Verga e l’aleggiare della nuova sensibilità naturalista, formando una vera e propria scuola che seppe marginalizzare gli effetti vaporosi portati dalle tendenze francesiste. Plasmarono una cifra stilistica del tutto originale e immediatamente riconoscibile, poggiata sulla severa tenuta formale del disegno e sulla puntuale ripresa dal vero dei valori luministici del soggetto, solitamente a sfondo naturalistico o sociale, attinente alla contemporaneità, alla vita in campagna o della media borghesia.

[ “Una via di Ravenna, 1876” by Telemaco Signorini – © courtesy of the “Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli” of Pistoia ]
Nel processo di evoluzione sociale che accompagnò la collettività ottocentesca, l’arte, svincolatosi dagli obblighi delle committenze nobiliari o regie, assunse l’onere di rappresentare la realtà così come si presentava agli occhi dell’artista, chiamato dal comune senso civico risorgimentale e dall’amor patrio a fotografare la vita delle classi più disagiate, sovente impegnate nel duro lavoro dei campi o in quelli più umili nelle città. Il linguaggio pittorico regionale e nazionale si aprì alle suggestioni internazionali, rinnovandosi eppur mantenendo piena coscienza delle sue radici, ben affondate nella cultura artistica antica e rinascimentale.

Nella seconda metà del secolo, l’artista guardava al futuro confrontandosi con il passato e con i tempi lenti dello scorrere della vita della civiltà contadina e della provincia. Tali ambiti sociali divennero soggetto di composizioni con forti richiami scultorei, caratteristici del procedere pittorico dei Macchiaioli che si mostrano “ad una rassegna organizzata”, geniali interpreti del passaggio: li distingue la tecnica del tutto nuova e sperimentale della “Macchia”. Un linguaggio che, nonostante l’estrema sintesi formale, non riduce la puntualità della silhouette e del disegno.

[ “Mandrie Maremmane, 1893” by Giovanni Fattori – © courtesy of “Giovanni Fattori Civic Museum” of Livorno ]
I Macchiaioli quindi quali interpreti identitari del gusto e delle filosofie positiviste di un’epoca, con i suoi diversi e contrapposti stili di vita: uno sobrio e riflessivo, legato ai valori, anche moralistici risorgimentali, delle piccole provincie italiane e l’altro vissuto all’insegna nella fiducia incondizionata e nella speranza nel progresso. Attivi dagli anni ’50 e ’60 dell’Ottocento, i Macchiaioli – i cui capostipiti sono Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Silvestro Lega – mostrarono in pubblico le loro opere per la prima volta all’Esposizione Nazionale del 1861, ricevendo critiche sprezzanti (“macchiaioli” è il termine dispregiativo con cui vengono definiti nel 1862 dal giornale conservatore e cattolico “Nuova Europa”).

Come tutti gli artisti che segnano un cambiamento, non vengono compresi subito, ma nella seconda metà del Novecento vengono rivalutatati e oggi sono considerati i precursori dell’Impressionismo, nato oltre quindici anni dopo, occupando un posto sempre più importante nella storia dell’arte europea. I principali protagonisti del movimento furono, oltre a Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Silvestro Lega, anche Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Stefano Bruzzi, Luigi Bechi, Giovanni Boldini, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Adriano Cecioni, Eugenio Cecconi, Nino Costa, Vito d’Ancona, Giuseppe De Nittis, Arturo Faldi, Ruggero Focardi, Luigi Gioli, Giuseppe Magni, Ugo Manaresi, Ruggero Panerai, Antonio Puccinelli, Raffaello Sernesi, Filadelfo Simi, Raffaello Sorbi, Ludovico Tommasi e Angiolo Tommasi.

Attraverso un corpus di oltre 80 opere altamente significative del movimento, che rappresentano gli anni della Macchia e quelli successivi del Naturalismo, la mostra “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna” – visitabile nella splendida cornice del Museo Revoltella di Trieste fino al 10 aprile 2023 – racconta l’intera esperienza artistica dei Macchiaioli, a partire dal 1855 fino agli albori del nuovo secolo. In mostra si possono ammirare, fra le tante, opere quali “Bambino a Riomaggiore” (1894-95) e “Solferino” (1859) di Telemaco Signorini, “Mamma con bambino” (1866-67) di Silvestro Lega, “Fanteria italiana” e “Tramonto in Maremma” (1900-05) di Giovanni Fattori, “Bambino al sole” (1869) di Giuseppe De Nittis e “Signore al pianoforte” (1869) di Giovanni Boldini.

[ “Bivacco, 1873-74” by Giovanni Fattori – © courtesy of the “Revoltella Civic Museum – Gallery of Modern Art” of Trieste ]
Prodotta da “Arthemisia” in collaborazione con il “Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli” di Pistoia, la mostra è un’importante occasione per riscoprire i capolavori dell’arte dell’Ottocento italiano, fra dipinti celebri e opere meno note, provenienti dalle più prestigiose collezioni private italiane ed europee. Dipinti dai contenuti innovativi per l’epoca che vertono sulla potenza espressiva della luce e che rappresentano la punta di diamante di ricchissime raccolte di grandi mecenati di quel tempo, personaggi di straordinario interesse, accomunati dalla passione per la pittura, imprenditori e uomini d’affari innamorati della bellezza, senza i quali oggi non avremmo potuto riscoprire questi capolavori.

Un sentito ringraziamento va all’Assessorato alle politiche della cultura e del turismo del Comune di Trieste e a “Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismo FVG” che hanno promosso e organizzato questa mostra, sostenuta da “Generali Valore Cultura” e con partner tecnici “Freccia Rossa”, “Urbanvision” e “Sky Arte”».

Dopo questa esaustiva presentazione di Tiziano Panconi della mostra “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna” visitabile fino al 10 aprile 2023 al “Civico Museo Revoltella – Galleria d’arte Moderna” di Trieste, è la conservatrice della medesima istituzione museale, Susanna Grègorat, che illustra le peculiarità dell’altra esposizione “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo” allestita in contemporanea nell’omonimo museo del capoluogo giuliano fino al 25 aprile 2023.

[ Banner of the exhibition “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo” – © courtesy of the “Revoltella Civic Museum – Gallery of Modern Art” of Trieste ]

Spiega Susanna Grègorat: «È il momento propizio per accedere al nostro museo che lo scorso anno ha festeggiato un importante anniversario: il 150° anno dalla sua fondazione. Per l’occasione con un unico biglietto d’ingresso si possono visitare ben due mostre, quella sui “Macchiaioli” prodotta da “Arthemisia” e quella interna da noi autogestita “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”.

La raccolta delle sculture del Museo Revoltella, adesso in esposizione, è caratterizzata da un’ampia varietà di opere in marmo, pietra, bronzo, terracotta, cera, ceramica, legno e tessuto e si estende temporalmente dal Primo Ottocento – a partire dall’importante bozzetto in gesso di Antonio Canova, elaborato per la statua colossale di Napoleone nelle vesti di Marte pacificatore che, unitamente al busto di Napoleone I di Jean Antoine Houdon (1806) e al busto in marmo di Felice Baciocchi di Lorenzo Bartolini (1808 -1809), documenta la scultura in epoca napoleonica – fino al 2003 con l’assemblaggio intitolato “Histoires de Boites à Lettres n. 12. Le Carneval d’Ensor”, realizzato da Daniel Spoerri, tra i fondatori del movimento del Nuoveau Réalisme.

[ Exhibition “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”
– © courtesy of the “Revoltella Civic Museum – Gallery of Modern Art” of Trieste ]
La mostra da noi allestita, che consta di una sessantina di sculture, è anche accompagnata dalla pubblicazione del catalogo scientifico dell’intera raccolta che comprende invece circa duecento opere d’arte. La rassegna e il progetto editoriale, si inseriscono in un programma più ampio, avviato fin dal 2018 con la valorizzazione e il riallestimento delle opere del Primo Novecento al quinto piano della galleria d’arte moderna e proseguito, nel 2020, con la pubblicazione del catalogo del fondo ottocentesco di Giuseppe Lorenzo Gatteri, tra le raccolte grafiche più consistenti e rilevanti del patrimonio artistico del Museo Revoltella.

[ “Taglio dell’Istmo di Suez” by Pietro Magni and “Dea Roma” by Attilio Selva – © courtesy of the “Revoltella Civic Museum – Gallery of Modern Art” of Trieste]
L’esposizione ha comportato un riallestimento consistente di alcune sezione nevralgiche del percorso espositivo permanente della galleria d’arte moderna, a partire dall’atrio, che vede ora esposta per la prima volta al Museo Revoltella la colossale statua in gesso della “Dea Roma” di Attilio Selva, donata dall’Associazione Laureati dell’Università di Trieste nel 1963 e realizzata negli anni Cinquanta dallo scultore triestino, già noto in città per la sua produzione monumentale (i pili portabandiera di Piazza Unità, il Monumento ai Caduti sul piazzale di S. Giusto e il Monumento a Guglielmo Oberdan presso la Casa del Combattente).

[ “Pasquale Revoltella” by Karl Cauer and “La derelitta” by Domenico Trentacoste
– © courtesy of the “Revoltella Civic Museum – Gallery of Modern Art” of Trieste ]
Al terzo piano della galleria, affiancata all’esposizione dell’atelier di Ruggero Rovan, già in essere, è allestita una sezione dedicata alle opere di Marcello Mascherini, circa una quindicina, realizzate tra la metà degli anni Venti e la metà degli anni Cinquanta, che ne favorisce una lettura complessiva, ponendo in luce il cruciale sviluppo stilistico di quei decenni di uno dei maggiori protagonisti dell’ambiente artistico triestino della prima metà del Novecento.

La tappa successiva, al quarto piano della galleria, vede del tutto riallestita la sala “bistolfiana” nella quale, accanto ai due imponenti gruppi scultorei di Leonardo Bistolfi che da sempre donano a questo ambiente una marcata caratterizzazione e una non comune spettacolarità, sono esposte le opere di maggiore importanza e suggestione degli ultimi decenni del XIX secolo e dei primi decenni del XX, in un contesto espositivo che vede riuniti scultori locali (Spazzapan, Rovan, Asco, Hollan, Marin, Ceconi di Montececon e altri) e scultori nazionali (Canonica, Malfatti, Ambrosi, Barcaglia) a confronto.

[ Exhibition “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”
– © courtesy of the “Revoltella Civic Museum – Gallery of Modern Art” of Trieste ]
Il percorso espositivo si snoda poi salendo verso il quinto piano della galleria, dove in itinere s’incontrano alcune sculture di rilievo, che per dimensione e peso (“Il bacio” di Ruggero Rovan) o a causa delle loro delicate condizioni strutturali (“La sirena” di Marcello Mascherini) hanno sempre mantenuto inalterata la propria collocazione all’interno del museo. Il sesto piano, infine – complessivamente ripensato per accogliere un maggiore numero di opere di scultura, generalmente conservate in deposito o per lungo tempo esposte in altre sale – conclude il lungo itinerario espositivo.

Queste sezioni tematiche principali, sono inoltre integrate da alcune sottosezioni non meno importanti, che presentano anche delle novità interessanti e inedite, a partire dall’esposizione in uno spazio dedicato, dell’intera raccolta di bronzetti di scultori regionali (anni ‘40-’50) e nazionali ad un settore in cui sono riunite le sculture di più recente realizzazione tra gli anni Ottanta del Novecento e i primi anni del Duemila, con la presentazione al pubblico anche della recente donazione di un’opera rappresentativa della cosiddetta “Fiber Art” o “Soft Sculpture” dell’artista triestina Lydia Peredominato.

[ Exhibition “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”
– © courtesy of the “Revoltella Civic Museum – Gallery of Modern Art” of Trieste ]
Il progetto espositivo così strutturato, con parte delle opere contestualizzate nell’ambiente storico della dimora baronale di Pasquale Revoltella ed altre dislocate nell’attigua Galleria d’Arte Moderna di palazzo Brunner, permette di inquadrare l’incremento storico delle collezioni con l’esposizione di gran parte dei pezzi, e di porre in evidenza la specificità degli scultori e delle opere di maggior valore».

Le mostre,“I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna” e “La scultura nelle raccolte del Museo Revoltella. Da Canova al XXI secolo”, entrambe allestite nel “Civico Museo Revoltella – Galleria d’Arte Moderna” a Trieste sono visitabili rispettivamente fino al 10 e 25 aprile 2023. Per altre informazioni: www.museorevoltella.it

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *