Se la Lega festeggia con Fugatti, visibilmente soddisfatto in aula per il risultato ottenuto, volti tesi in Fratelli d’Italia, o in quel che resta
Trento – Il voto di mercoledì in Consiglio provinciale a Trento, non passerà certamente sotto traccia. Le prime reazioni politiche fanno capire il tenore dello scontro nella stessa maggioranza. Tra mille polemiche, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia all’inizio della legislatura contava su 5 consiglieri. Ora con le ultime defezioni, ne restano solo due. Alle opposizioni resta il commento velenoso su quel che è successo. “Fratelli coltelli”, dice il consigliere Valduga di Campobase. In molti si chiedono che cosa accadrà ora inmaggioranza? Tutti i protagonisti, rassicurano, convinti che non accadrà mulla. Anche se i primi commenti remano dalla parte opposta.
L’amarezza di Daldoss e Girardi
I consiglieri provinciali Carlo Daldoss e Christian Girardi comunicano la loro decisione di lasciare il partito Fratelli d’Italia. “Abbiamo aderito a Fratelli d’Italia due anni fa, convinti che potesse rappresentare un’opportunità per dare un’identità trentina a un partito nazionale, specificando fin da subito la volontà di lavorare per radicare il partito sul territorio, quindi un progetto politico nazionale “aperto”, che tenesse conto e mettesse al centro la specificità trentina, – dichiarano Daldoss e Girardi. “Purtroppo, nel corso del tempo, abbiamo costatato con dispiacere che le nostre ripetute osservazioni sulla necessità di un approccio più attento alle dinamiche locali e svincolate da imposizioni troppo verticistiche non sono state recepite. In tutti questi mesi abbiamo avvertito un clima di rigidità e chiusura anche quando abbiamo chiesto di partecipare all’elaborazione della strategia politica, chiedendo un confronto aperto sulla linea politica del partito in Trentino. Avremmo voluto avere la possibilità di portare umilmente il nostro contributo politico, figlio del confronto quotidiano con i nostri territori d’appartenenza”. “Ci rammarica, infatti, costatare che non si è riusciti a coltivare quella valenza territoriale che avremmo voluto dare al partito in Trentino e che non ci sia stata la volontà di coinvolgerci. E’ stata privilegiata invece una linea politica centralistica che non ha lasciato spazi di confronto e ragionamento a livello locale” – proseguono i consiglieri. “Nonostante ciò, vogliamo ringraziare il partito Fratelli d’Italia, i suoi componenti e le persone con le quali abbiamo avuto l’opportunità di collaborare in questi mesi”.
Urzì replica agli ex colleghi
“Il pronunciamento della consulta riguarda una legge approvata da una regione a statuto ordinario – spiega il coordinatore Alessandro Urzì mercoledì in serata – questo è evidente, come è altrettanto evidente che si appella ad un principio di carattere generale che non è difficile poter pensare debba e possa potersi applicare (in caso di ricorso su una legge di una regione o provincia a statuto speciale) in tutta l’estensione nazionale riguardando diritti all’elettorato passivo che è evidente possano essere considerati universali nel paese e non differenziati a seconda del territorio. Senza peraltro che sia stata portata nella legge provinciale trentina una motivazione in termini di differenziazione, per giustificarla, essendo state addotte a Trento per il presidente Fugatti sostanzialmente le stesse identiche motivazioni addotte a Napoli per il presidente De Luca. Sarà il governo a dover decidere sull’impugnazione eventuale della legge provinciale trentina. Tutto potrebbe essere avvenuto per nulla.
Lo stesso Alessandro Urzì, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, interviene con una nota, anche dopo il voto in aula a Trento: “Per Fratelli D’Italia le dimissioni dei consiglieri provinciali Daldoss e Girardi non cambieranno nulla. La loro pressoché assoluta assenza – rimarca Urzì – evidenziata da una loro quasi assoluta mancanza di iniziativa politica e istituzionale in questi due anni, non è destinata a lasciare alcun segno rilevante sia negli assetti della maggioranza che per quanto riguarda le dinamiche interne a Fratelli D’Italia. Ai consiglieri va solo richiesto un atto di lealtà se non verso il partito che li aveva accolti riponendo in loro fiducia, che loro hanno tradito, almeno nei confronti degli elettori di Fratelli d’Italia dimettendosi dal Consiglio provinciale. Nel merito del terzo mandato vale la pena ricordare come il voto abbia smentito la linea indicata dal coordinamento provinciale di Trento, quindi dal territorio del Trentino e dagli amministratori del nostro partito a livello locale. Una linea che Fratelli d’Italia non baratta con nulla perché costituisce una posizione ritenuta di buon senso per permettere una sana alternanza al vertice delle istituzioni che è sempre sinonimo di freschezza amministrativa, anche ovviamente nella continuità delle maggioranze provinciali.
E la cosa più singolare e sorprendente è che i consiglieri Daldoss e Girardi mai hanno dichiarato di volersi opporre alla posizione del partito trentino giurando fedeltà alla stessa. Attendendo le dimissioni dal consiglio provinciale dei due che legittimamente ora possono pretendere di avere voluto cambiare idea possiamo oltre modo ritenere che lo stile di Fratelli d’Italia è quello contrassegnato dalla coerenza delle posizioni, che è la ragione stessa del successo di Giorgia Meloni. Non hanno mai fortuna se non nell’immediatezza opportunismi e scelte di comodo contrattate personalmente. Nelle decisioni assunte dai due consiglieri non c’è in ogni caso nulla di ideale perché il primo dovere morale per chi appartiene a Fratelli D’Italia è essere coerente con i valori di quello che è il primo partito di governo proprio per la coerenza della propria classe dirigente fra ciò che dice e ciò che poi fa.
È stata tradita certamente l’apertura di credito di Fratelli d’Italia, per farne partito plurale e radicato sul territorio, ad espressioni che non erano certamente in sintonia con la storia e i valori di questo partito, ma sono tradimenti solo personali perché nello stesso periodo FdI si è aperta verso tante altre presenze in Trentino che in queste ore confermano la piena e convinta adesione al progetto di partito di governo dell’autonomia che, come nel caso della riforma dello statuto di autonomia, è stato il primo garante della stessa a Roma come lo è nei fatti in Trentino. I tradimenti sono sempre personali perché sono sempre legati a scelte personali. Fratelli D’Italia invece rappresenta un interesse dell’intera comunità, non di singoli. E questo continueremo a rappresentare. È sempre un cattivo spettacolo per la politica la scelta di chi monta su Fratelli D’Italia prima delle elezioni, come montasse su un taxi, per farsi eleggere e poi scendere alla prima fermata. Sono questi i comportamenti che allontanano i cittadini dalla politica. Ne prendiamo atto, ma ribadiamo che nulla cambia ed anzi forse tutto questo potrà aiutare a dare una crescita pulita e sui valori al partito a chi rimane fedele ai suoi valori. FdI si candida già dalle prossime elezioni comunali ad essere il primo partito del centrodestra in Trentino. Grazie ai trentini che sono gli unici a cui dobbiamo qualcosa. La vicepresidente della Provincia Francesca Gerosa e il capogruppo Daniele Biada possono contare sulla piena e incondizionata fiducia da parte del partito e degli elettori che scelgono FdI proprio perché è quello che è”.
Gerosa (FdI) su Fugatti ter
“Noi come Fratelli d’Italia ci aspettiamo dai nostri rappresentati sempre coerenza, linearità e trasparenza. Possiamo andare fieri delle nostre posizioni perché sappiamo che stiamo portando avanti comunque il pensiero del nostro elettorato”. Lo dice la vicepresidente della Provincia di Trento, in quota FdI, Francesca Gerosa, dopo il voto sul terzo mandato del presidente della Provincia di Trento che ha spaccato il partito, con due consiglieri che hanno votato a favore ed altri due che hanno votato contro. “Il nostro coordinamento provinciale si era espresso in modo chiaro. E il coordinamento provinciale non è fatto di persone che vivono a Roma, ma di amministratori dei nostri territori. Noi sappiamo di aver fatto ciò che dovevamo fare. Noi possiamo guardare il nostro elettorato negli occhi”, conclude Gerosa.
Cia (ex FdI): “Un cratere politico”
“Nel giro di pochi mesi, Fratelli d’Italia in Trentino è passata da cinque a due consiglieri provinciali. Una frana politica che certifica ciò che era già evidente – commenta a caldo anche l’ex FdI, Claudio Cia – un partito spaccato, svuotato, incapace di dialogare con i propri eletti e con la propria base. Tutti temi che avevo sollevato con chiarezza, pubblicamente e internamente. Risultato? L’espulsione da un partito che io stesso avevo portato nelle istituzioni trentine. Non per dissenso, ma perché la linea è diventata una sola: quella imposta da Urzì e Gerosa, impermeabili a qualsiasi voce diversa, anche se costruttiva. Nella gestione Urzì c’è però una costante: individuare sempre un capro espiatorio. Ieri ero io, oggi tocca ad altri”.
Il Sindaco di Trento sulla frattura politica
“L’ansia di collezionare mandati nello stesso ruolo apicale di governo non è, a mio parere, una buona notizia per la democrazia”. Lo dichiara, con un posto sul proprio profilo Facebook, il sindaco di Trento, Franco Ianeselli. “Lo dice uno che si candida al secondo mandato da sindaco – aggiunge – Penso che 10 anni alla guida di una comunità siano un tempo sufficiente per attuare un progetto politico, poi è buona cosa lasciare spazio ad altri”. “Che poi sul terzo mandato il centrodestra sia andato letteralmente in pezzi, com’è accaduto in queste ore, ci dice che per governare una città, o una Provincia, non basta un patto di potere – aggiunge Ianeselli – E non è con questi presupposti che ci si può candidare ad amministrare Trento. Noi proviamo ad offrire altro: una coalizione che discute ma sa stare insieme, perché proprio questo richiedono tempi difficili come quelli che viviamo”.