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Regioni e legge di stabilità: Zaia: “Inaccettabile l’atteggiamento delle autonomie speciali”

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“A farne le spese sono le regioni a statuto ordinario”

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Venezia – “Il Veneto non può assolutamente condividere la posizione delle Regioni a Statuto Speciale che determina il rinvio dell’approvazione dell’intesa e accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano sui tagli alla finanza pubblica previsti dalla Legge di stabilità 2016 e mette a rischio così anche il riparto del Fondo Sanitario. E’ un atteggiamento egoistico e ingiustificato, soprattutto da parte di chi può contare su entrate speciali che le Regioni a statuto ordinario nemmeno si sognano”.

Ricorso alla Corte Costituzionale

E’ il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia a stigmatizzare la posizione delle Regioni a statuto speciale che hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale sulla Legge di stabilità. Zaia ha scritto al presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni Stefano Bonaccini sottolineando che “la posizione annunciata dalle Regioni a statuto speciale mina ogni valutazione fatta nelle scorse settimane sia in relazione alle quote di concorso al risanamento della finanza pubblica a carico di ciascuna Regione che alla proposta di riparto del Fondo Sanitario nazionale per il 2016”
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Il presidente veneto chiede che sia urgentemente convocata una seduta straordinaria della Conferenza “per riesaminare la questione e porre fine a questa situazione di squilibrio che rischia di non essere più compresa dai nostri territori”. “Infatti – aggiunge – le garanzie date in fase di accordo per il riparto del Fondo Sanitario nei tempi richiesti in questo modo vengono meno e soprattutto ripropongono il tema inaccettabile della sperequazione tra Regioni a statuto ordinario e Regioni a statuto speciale”.

L’applicazione dell’intesa e accordo riguarda i tagli previsti dalla Legge di stabilità 2016 (ai sensi dell’articolo 1, commi 680, 682 e 683) a carico delle Regioni e Province autonome per il risanamento della finanza pubblica, stabilendo anche la possibilità di andare a rideterminare i livelli di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Ma una clausola dispone che – decorso il termine del 15 marzo 2016, nel caso in cui le Regioni non abbiano concordato questa quota e, per quanto riguarda le autonomie speciali, la stipula di singole intese con il Governo – il livello del Fondo Sanitario Nazionale venga ridotto al fine di assicurare comunque gli effetti positivi per la finanza pubblica previsti dalla normativa. Siccome però per la Regione Trentino –Alto Adige e le Province autonome di Trento e Bolzano l’applicazione della Legge di stabilità avviene nel rispetto di accordi specifici con il Governo, tali enti non devono concorrere al taglio automatico del FSN.

Le altre Regioni a statuto speciale hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge di stabilità per il 2016 – 2018 e quindi, ai sensi dell’intesa, il taglio finirebbe per gravare sulle Regioni a statuto ordinario e di conseguenza anche il Fondo Sanitario Nazionale dovrebbe essere rideterminato, nonostante l’accordo sul riparto già raggiunto.

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