Storie di Vita

Nadia FeldKircher dalle Dolomiti in Europa: studia politica e ci racconta la “sua” Germania

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Giovani che lasciano il proprio Paese per affondare le radici in un terreno nuovo, da un’altra parte d’Europa e del mondo

Nadia FeldKircher nel ruolo di assistente del candidato presidente Usa, Martin O’Malley (Governatore del Maryland fino al 2015 ed ex-sindaco di Baltimora) nel 2016 in visita a Berlino

 

di Liliana Cerqueni

Berlino (Germania) – Accettano sfide, colgono opportunità, si misurano con nuove realtà per poi ritornare, quando ritornano, con un bagaglio in più non registrato al check-in, fatto di cultura, conoscenza ed esperienza uniche e irripetibili che varranno per sempre. Abbiamo sentito molti di loro che hanno raccontato e messo a nostra disposizione le loro storie e le loro emozioni.

Nadia Feldkircher, 27 anni, ha lasciato la sua valle molto giovane e a 14 anni trascorreva già l’estate in Baviera come ragazza alla pari. A 17 anni, con Intercultura, ha frequentato la quarta classe delle superiori a Potsdam, una città vicina a Berlino, per concludere poi le superiori in Italia.

Cos’è successo poi, Nadia?
Mi sono presa un paio di anni di pausa, durante i quali ho anche lavorato, dopo di che mi sono recata a
Berlino e mi sono iscritta all’università. L’ho fatto perché io sapevo già il tedesco abbastanza bene, perché per affrontare quel tipo di studi è necessario un certo livello di conoscenza della lingua.

Ho fatto la triennale a Berlino, laureandomi in Studi Regionali-Scienze politiche e Sociologia, occupandomi prevalentemente del Nord America e America Latina, della loro storia e cultura. In Italia non esiste una facoltà di questo tipo. Quello che più mi interessava erano le Scienze Politiche e ho fatto tirocini in quell’ambito. Uno di questi  negli Stati Uniti, di sei settimane, in cui ho lavorato in una piccola città, nella sede del Partito Democratico, organizzando campagne elettorali per politici locali, comunali e regionali.

Con la Regina Elisabetta

Ho quindi lavorato in Germania per una fondazione politica: in Germania ogni grande partito ha la sua Fondazione che organizza eventi pubblici gratuiti a carattere politico sociale su tematiche come la condizione femminile, le politiche giovanili. La stessa fondazione assume un ruolo di riferimento per chiunque voglia informarsi e approfondire temi importanti senza dover pagare. Le fondazioni hanno contatti con partiti all’estero, con cui condividono gli stessi valori, e sono organizzazioni molto grandi e potenti, finanziate principalmente dal ministero degli esteri tedesco.

Queste istituzioni hanno anche uffici all’estero , come fossero le loro piccole ambasciate, dove lavorano tantissimi dipendenti. Alcune fondazioni sono abbastanza famose come la Konrad Adenauer Stiftung della CDU di Angela Merkel e la Friedrich Ebert Stiftung, espressione del principale partito di centro sinistra. Io ho lavorato in una di queste, nel dipartimento che si occupa di politiche nordamericane e dell’Europa. Dopo la triennale, mi sono iscritta ad un master e per questo sono andata a vivere in Olanda, circa un anno fa.

Com’era la tua vita in Olanda?
Ero a Maastricht. In Olanda si vive bene, forse ancora meglio che in Germania. C’è un’alta qualità della vita e la gente è pacifica, senza tensione, a differenza dei tedeschi che si lamentano frequentemente e tendono ad essere perfezionisti anche nelle piccole cose come, ad esempio, qualche minuto di ritardo dei mezzi pubblici. Indole diversa. Una volta terminato il percorso sono tornata a Primiero per preparare la tesi. La mia tesi riguarda le diverse discipline che ho studiato, come Economia e Commercio, Diritto internazionale e Analisi statistica.

Come si vive invece a Berlino?
Berlino e la Germania in generale sono ottime opzioni per soggiorni di studio universitario. Le tasse scolastiche sono bassissime. Io pagavo 300 Euro a semestre e nella cifra era compreso anche l’abbonamento per circolare sui mezzi pubblici. Berlino è la città che un giovane potrebbe sognare perché ci trovi cultura, arte, musica, eventi, stimoli di ogni genere e tutto a costi molto bassi.

Berlino è tra tutte le capitali d’Europa, quella meno costosa. E’ storicamente stata una delle città più povere, se pensiamo alla ricca Baviera o altro, legata alle vicende dell’Europa dell’Est. Tutto questo la rende una città con una sensibilità diversa. C’è una vasta offerta per quanto riguarda la vita notturna, molto libera, la metropolitana non chiude mai, non ci sono orari di chiusura per gli esercizi pubblici e ci si diverte. Unico neo, le condizioni climatiche tipiche del Nord, con grande freddo.

Che progetti hai per il futuro? Hai pianificato i prossimi anni oppure ti affidi alle opportunità che si presentano e che il mercato del lavoro offre?
Quest’ultima. Ho visto che a pianificare troppo non aiuta sempre. L’esperienza mi insegna questo; quando mi sono iscritta all’università volevo fare un’altra cosa ma ho dovuto cambiare prospettiva perché sarebbe stato difficile per me entrare. Sono comunque rimasta soddisfatta. Vedremo cosa succederà. Io sono aperta a tutto e dove si presenta il lavoro, io vado.

Berlino, una città tra luci ed ombre

Vivendo all’estero si perde un po’ il contatto con i territori e la gente o si intensifica nel ricordo?
Entrambe le cose. Quando ero a Berlino ho lavorato anche per il Comites della città. I Comites sono
organismi rappresentativi per noi Italiani, presenti in ogni città, formati da gruppi di italiani che eleggono all’interno i loro rappresentanti, che costituiscono il tramite tra i nostri connazionali e le ambasciate e trattano tutte le tematiche che riguardano l’immigrazione nel Paese ospitante. In quest’esperienza a contatto con molti italiani in Germania, ho visto che si perde un po’ la percezione di come si vive in Italia nell’attualità.

Ad esempio, mentre in Italia nel 2011 si parlava intensamente di crisi economica, in Germania
non se ne parlava affatto perché le condizioni erano diverse. Le stesse differenze valgono per aspetti
culturali come musica e spettacolo, preferenze, tendenze. Naturalmente chi è all’estero mantiene il legame affettivo con famiglia e amici, ma il contesto sociale generale rimane un po’ distante.

L’altra cosa che succede è che, quando sei all’estero, vieni sempre comunque identificato come ‘italiano’ e non vengono colti gli aspetti culturali che distinguono le varie regioni del nostro Paese, privandoti quindi della tua stretta appartenenza a una regione, un territorio specifico. I Paesi ospitanti sono anche ora legati a stereotipi precisi riferiti all’Italia (sole e mare), che non permettono distinzioni e rappresentazioni di tutto il territorio nazionale.

In Germania mi è difficile spiegare che vengo dal Trentino perché pensano subito all’Alto Adige,
confondendo le due realtà. E il mio cognome tedesco, unito alla mia conoscenza della lingua rende ancora più difficile la spiegazione.

Pesa ancora la questione Berlino Est e Berlino Ovest nei discorsi della gente comune? C’è rimpianto o recriminazione per qualcosa che non c’è più?                                                                A Berlino no, perché c’è multiculturalità e la città si è amalgamata e uniformata, però nel resto della Germania non è così. Le differenze che caratterizzavano l’epoca delle due Germanie rimangono e si vedono ancora. La ex Germania dell’est, che comprende un quarto dell’attuale Stato tedesco nel Nordest, è rimasta più povera rispetto al resto della nazione, un po’ come il nostro Mezzogiorno. Non si è mai adeguata e non è riuscita a risollevarsi perchè le grandi industrie sono nell’ovest, nella Ruhr, la Saar e altri siti industriali metallurgici, chimici, dell’energia. A Sud ci sono le industrie automobilistiche come Bmw, Audi… mentre nell’Est non ci sono industrie importanti. Ci sono prevalentemente contadini ed è difficile trovare lavoro in quelle zone dove molti fuggono a sud o a ovest in cerca di condizioni migliori.

I dati degli indicatori economici confermano chiaramente e inequivocabilmente tutto ciò. Emotivamente, la gente che ha vissuto la questione delle due Germanie non ne parla volentieri. Credo che nel ricordo delle persone dell’Est, quello che piaceva era l’eguaglianza garantita dallo Stato socialista, la certezza della sussistenza per tutti e una certa parità tra uomo e donna, con garanzie per le donne che nell’occidente non erano ancora assicurate o permesse. Poi sappiamo che c’era censura e non c’era libertà politica. Per questo la gente non guarda con nostalgia al passato e a volte tende a rimuovere perché è stato pur sempre uno shock comune e uno stravolgimento epocale irreversibile.

Che tipo di offerta professionale c’è in Germania?
Cercano tantissimo operai specializzati come muratori, elettricisti, idraulici dappertutto: edilizia, industria. Questo perché da un po’ di anni la Germania conta su numeri altissimi di laureati e manca proprio la fascia di manodopera anche specializzata necessaria nei vari settori. Sempre meno giovani seguono il percorso scolastico che prevede l’alternanza scuola professionale-lavoro dopo il secondo anno di superiori, lasciando scoperta quella fetta di mercato. Forse per uno straniero la Germania non è appetibile per la questione della difficoltà della lingua, ma è un’ opportunità affrontabile.

Come descriveresti la figura della Merkel, un po’ in crisi negli ultimi tempi dopo i recenti avvenimenti politici?
La figura di Angela Merkel rimane sempre una figura forte per i tedeschi, carismatica, il leader di riferimento. Dal 2005 c’è sempre stata la Merkel ed è incredibile la sua longevità politica. Una figura forte e stabile anche per gli oppositori politici; è una persona che sa fare il suo lavoro, informata, esperta, che sa muoversi sul palcoscenico internazionale, garante del Paese. I tedeschi chiedono stabilità, non amano governi ballerini o sperimentazioni politiche e lo si è visto negli anni: hanno sempre avuto rappresentanti politici di grande caratura.

La Merkel ha sempre tenuto duro, anche nel 2015 col problema dell’immigrazione, tra correnti di pensiero molto diverse nel suo stesso partito. Ed anche recentemente, con i risultati delle elezioni in Baviera. Nel 2015 in Germania c’è stato il picco dell’immigrazione che è andata calando successivamente ma l’argomento resta emotivamente molto sentito anche ora, incrementando il voto ai partiti di destra nelle recenti elezioni bavaresi.

La Germania è uno stato ricco, con infrastrutture, organizzato, che ha i soldi per prendersi cura di queste persone; recentemente 30.000 rifugiati sono stati formati e collocati proprio in quei settori produttivi dove c’è bisogno.

La Germania ha già esperienza storica in fatto di immigrazione e forse anche questo elemento ha inciso sulla gestione del fenomeno. Confortanti i dati che riguardano l’economia, che vede la Germania in crescita nell’ultimo trimestre. Angela Merkel ha annunciato tempo fa la sua intenzione di lasciare la scena politica e la Germania si ritroverà orfana di una grande figura che l’ha guidata per molto tempo. Vedremo cosa succederà.

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