In Trentino le fotografie di Salgado immortalano i ghiacciai
Salgado ci lascia, ma resta il suo ricordo indelebile nella mostra “Ghiacciai” allestita a Rovereto e a Trento. Il progetto rappresenta un’occasione unica di conoscenza e approfondimento della poetica dell’artista e, allo stesso tempo, offre la possibilità di affrontare uno dei temi più urgenti del nostro tempo, quello del cambiamento climatico. E’ stato uno dei più grandi fotografi del mondo, noto per le sue immagini toccanti che documentano le condizioni umane nel mondo

di GianAngelo Pistoia
NordEst – Nato ad Aimorés, in Brasile, nel 1944, Salgado aveva studiato economia e iniziato la sua carriera come fotografo professionista a Parigi nel 1973. Aveva lavorato per varie agenzie fotografiche, tra cui Sygma, Gamma e Magnum. Salgado è universalmente noto grazie ai suoi progetti fotografici come, tra gli altri, “Terra” (1997), “Africa” (2007), “Genesi” (2013), “Exodus” (2016) e “Amazônia” (2021), che documentavano le condizioni di vita di persone di tutto il mondo. Oltre alla sua carriera di fotografo, Salgado ha anche fondato l’Istituto “Terra” insieme a sua moglie Lélia Wanick Salgado, per promuovere progetti di riforestazione, in particolare nel Vale do Rio Doce, in Brasile.
Le sue opere in Trentino
Nell’anno internazionale dedicato ai ghiacciai, da un’idea del Trento Film Festival, il Mart e il MUSE insieme allo stesso TFF, uniscono le forze e portano in Trentino il nuovo grande progetto espositivo “Ghiacciai” di Sebastião Salgado. Con la direzione artistica di Lélia Wanick Salgado, a cura di Gabriele Lorenzoni (Mart) e Luca Scoz (MUSE), la mostra è prodotta in collaborazione con Agenzia Contrasto e Studio Salgado. La mostra “Ghiacciai” rafforza l’impegno del Trento Film Festival nella difesa dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e ha arricchito i contenuti della 73^ edizione, che si è svolta a Trento dal 25 aprile al 4 maggio 2025. La mostra sarà visitabile al Mart di Rovereto fino al 21 settembre 2025 ed al MUSE di Trento fino all’11 gennaio 2026.

Tra gli artisti più noti del mondo, fotografo, attivista e umanista, nel corso della sua lunga carriera Sebastião Salgado ha raccontato profondi cambiamenti sociali, ambientali ed economici, dando voce agli ultimi del pianeta. In anni recenti ha dedicato centinaia di scatti a uno degli ambienti naturali più suggestivi e allo stesso tempo uno degli ecosistemi più a rischio: quello delle nevi perenni. A Rovereto e a Trento, “Ghiacciai” diventa una mostra diffusa per la quale Salgado ha selezionato una serie di scatti, in buona parte inediti. Il progetto rappresenta un’occasione unica di conoscenza e approfondimento della poetica dell’artista e, allo stesso tempo, offre la possibilità di affrontare uno dei temi più urgenti del nostro tempo, quello del cambiamento climatico.

La mostra si inserisce infatti in un più ampio contesto: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha infatti adottato all’unanimità la proposta di dichiarare il 2025 Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai. Fin dai primi monitoraggi scientifici negli anni Sessanta, è emerso con chiarezza come di decennio in decennio si possa registrare una costante, drammatica, riduzione di volume e superficie dei ghiacciai di tutto il mondo, alcuni dei quali sono già, di fatto, estinti. La scomparsa dei ghiacciai comporta in primo luogo la perdita culturale di panorami inestimabili, accecanti nella loro maestosità, capaci di affascinare generazioni di viaggiatori, artisti e poeti. Dall’altra, i ghiacciai sono elementi fondamentali nella regolazione del ciclo idrologico e del clima locale e globale, sono vivi e fautori di vita, da loro dipendono l’approvvigionamento di acqua potabile di due miliardi di persone e due terzi dell’agricoltura irrigua mondiale.
Progetto e mostra “Ghiacciai”
Dopo l’imponente progetto “Genesis”, dedicato alle regioni più remote del pianeta per testimoniare la maestosa bellezza di mondi in cui natura, animali ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’’ambiente, con il successivo progetto “Amazônia” Salgado ha intrapreso una serie di viaggi per catturare l’incredibile ricchezza e varietà della foresta amazzonica brasiliana e i modi di vita dei suoi popoli, stabilendosi nei loro villaggi per diverse settimane. Con il progetto “Ghiacciai”, Sebastião Salgado cattura la bellezza mozzafiato delle masse glaciali in una galleria di immagini esclusive selezionate anche per la mostra di Rovereto e Trento.

Dalla Penisola Antartica al Canada, dalla Patagonia all’Himalaya, dalla Georgia del Sud alla Russia, le fotografie ritraggono, in un bianco e nero ricco di contrasti, alcuni dei luoghi più studiati da ricercatori che indagano la storia geologica della Terra, così come le conseguenze a breve e lungo termine della crisi climatica e del riscaldamento globale. Proponendo al grande pubblico uno dei soggetti prediletti e meno conosciuti di Salgado, la mostra è un nuovo tributo visivo con il quale l’artista invita ancora una volta a riflettere sulla vita, sulla salvaguardia degli ecosistemi, sui comportamenti rispettosi e consapevoli. La mostra si compone di due sezioni complementari allestite in due diversi musei i cui ambiti, l’arte e la scienza, corrispondono ai temi della mostra. Per il Mart di Rovereto Salgado ha scelto oltre 50 fotografie in grande e grandissimo formato di ghiacciai di tutto il mondo che costituiscono un percorso unico, emozionante e suggestivo. La mostra si chiude con una “sala video” nella quale Mart e Trento Film Festival propongono una selezione tematica di film che si apre con “Icemeltland park”, di Liliana Colombo.

Per il MUSE Salgado ha invece progettato una grande installazione “site specific” negli spazi del “Grande Vuoto” che l’architetto Renzo Piano ha immaginato come cuore pulsante del museo. Scattate tutte in Canada, nel Parco nazionale e riserva di Kluane, costituiscono un unico grande ciclo fotografico. Il progetto espositivo è completato da un ricco catalogo edito da “Contrasto”. A introdurre le opere, un intervento della scienziata e divulgatrice Elisa Palazzi, docente di fisica del clima all’Università di Torino. Per l’occasione, è stata inserita in apertura del catalogo “Ghiacciai”, una poesia di Primo Levi del 1946 pubblicata da Einaudi.
Chi era Sebastião Salgado
Sebastião Ribeiro Salgado, fotografo brasiliano, è nato l’8 febbraio 1944 nello stato di Minas Gerais in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari in economia e statistica. Completa i suoi studi a San Paolo. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Agli inizi degli anni Settanta la coppia si trasferisce in Europa prima a Parigi e poi a Londra dove Sebastião ottiene un incarico come economista all’ICO (International Coffee Organization). Nel 1973 Sebastião Salgado assieme alla moglie ritorna a Parigi.

È nella “Ville Lumière” che Sebastião Salgado decide di intraprendere la carriera di fotografo. Lo stesso anno, quale “free lance”, realizza un reportage fotografico sulla siccità del Sahel e subito dopo un altro sulle condizioni di vita dei lavoratori immigrati in Europa. Nel 1974 inizia a collaborare sempre a Parigi dapprima con l’agenzia “Sygma” – per la quale documenta la rivoluzione in Portogallo e la guerra coloniale in Angola e in Mozambico – e dal 1975 anche con l’agenzia “Gamma”. Nel 1979 la prestigiosa cooperativa di fotografi parigina “Magnum Photos”, la più blasonata a livello mondiale, decide di cooptare fra i propri soci anche Sebastião Salgado. Dopo 15 anni, nel 1994 il fotografo brasiliano lascia la “Magnum Photos” e fonda con la moglie Lélia Wanick Salgado a Parigi una propria agenzia, la “Amazonas Images”, che si occupa di distribuire il suo lavoro e di promuovere le iniziative collegate alle campagne fotografiche. Oggi questa agenzia e stata sostituita dallo “Studio Sebastião Salgado”.

Ha viaggiato in più di 100 paesi per realizzare i suoi progetti fotografici. Molti di questi, oltre a essere pubblicati su prestigiose riviste internazionali, sono stati raccolti in libri come “Other Americas” (1986)”, “Sahel: l’homme en détresse” (1986), “Sahel: el fin del camino” (1988), “An uncertain grace” (1990), “La Mano dell’uomo” (1993), “Terra” (1997), “Africa” (2007), “Exodus” (2016), “Kuwait” (2016), “Gold” (2019) e “Amazônia” (2021) solo per citarne alcuni. La progettazione e il design di questi libri sono stati curati da Lélia Wanick Salgado. Le mostre realizzate a partire da questi lavori sono state e continuano a essere presentate nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo. Lélia Wanick Salgado, la curatrice, ha ideato la maggior parte di queste esposizioni. Tra le numerosissime opere che Salgado ha realizzato nel corso della sua carriera, spiccano tre grandi progetti di lungo periodo: “Workers” (1993), che documenta le vite invisibili dei braccianti di tutto il mondo; “Migrations” (2000), un tributo alle migrazioni di massa causate da carestia, disastri naturali, degrado ambientale e pressione demografica; e “Genesis” (2013), il risultato di un’epica spedizione durata otto anni alla riscoperta di montagne, deserti, oceani, animali e popolazioni finora sfuggiti all’impatto della società moderna: la terra e la vita di un pianeta ancora incontaminato. “Genesis” segna un profondo cambiamento nell’opera fotografica di Sebastião Salgado. Per la prima volta, il fotografo brasiliano mette al centro della sua documentazione non più l’uomo, ma immagini di animali e di paesaggi naturali. La scelta dei soggetti, la composizione sempre classica ed equilibrata dell’inquadratura, le scelte stilistiche nell’uso del bianco e nero e della tecnica di stampa riportano l’opera di Sebastião Salgado nel solco di una tradizione che collega la ricerca sul lavoro di Lewis Wickes Hine al reportage di Edwin W. Smith.

Per il lavoro di documentazione e di divulgazione svolto in oltre cinquant’anni di carriera, a Sebastião Salgado sono stati attribuiti molti riconoscimenti, fra cui spiccano l’“Eugene Smith Award for Humanitarian Photography” (1982), il “World Press Photo Award” (1985), l’“Oskar Barnack Prize for Humanitarian Story” (1985 – 1992), l’“Erich Salomon Prize” (1988), l’“Award Centenary Medal and Honorary Fellowship” della “Royal Photographic Society of Great Britain” (1994), l’“Award Overseas Press Club of America” (1996), il “Principe de Asturias Award for Arts” (1998), l’“International Award of the Photographic Society of Japan’s” (2003), il “Lifetime Achievement Award” della “North American Nature Photography Association” (2010) e il “Praemium Imperiale” della “Japan Art Association” (2021) considerato il premio Nobel delle Arti. È membro onorario dell’“American Academy of Arts and Sciences” negli Stati Uniti; nel 2016 è stato eletto membro dell’“Académie des Beaux-arts” dell’“Institut de France” e nel 2019 membro onorario dell’“American Academy of Arts and Letters” (New York). Nel 2021 è stato nominato “Honorary Doctor of Arts” dall’“Università di Harvard” (Cambridge, USA).