Nei giorni scorsi, Alberti aveva sollevato dubbi rispetto alle nuove nomine nella commissione edilizia comunale, oggi arrivano le sue dimissioni. Spazio aperto a chi vorrà intervenire con altre precisazioni
Mezzano (Trento) – “Lascio il ruolo di consigliere, capogruppo consiliare e di consigliere del consiglio della comunità di valle, appena nominato – scrive Francesco Alberti (in foto) nella sua lettera di dimissioni – per l’impossibilità di poter continuare a far parte di un apparato comunale in cui principi di base del nostro ordinamento giuridico vengono posti in serio pericolo come dimostrato palesemente con la delibera di nomina della commissione edilizia prorogata nei termini (e quindi cambiando le regole del gioco in corsa in maniera ingiustificata) senza motivazione congrua e giustificativa.
Non essendolo sicuramente quella di sostituire un candidato probabilmente non gradito con l’escamotage di una chiamata diretta di una persona di genere femminile allorquando nessuna disposizione normativa locale, provinciale, regionale o statale che sia preveda che in commissioni tecniche degli enti amministrativi debbano essere utilizzati criteri di genere (cosiddette quote rosa), e men che meno ad avviso pubblico o bando pubblico aperto e ormai scaduto e con le candidature presentate, tutte ricevibili e ed ammissibili, che coprivano i posti riservati al completamento dell’organico.
Per questo motivo mi ero permesso di suggerire, con spirito di unità di intenti e di collaborazione attiva tra il gruppo di maggioranza e di opposizione, di relazionarmi con il sindaco Giampiero Zugliani per parecchi giorni, discutendo sulle modalità di appianare una situazione che esprimeva gravi violazioni amministrative da me rilevate avvalendomi della mia competenza giuridica. Avevo proposto anche gli strumenti che potevano essere applicati e le soluzioni da adottare che potevano essere concertate in una discussione tra i gruppi o in una conferenza dei capigruppo allargata come avevo proposto a Giampiero Zugliani.
Strumenti come l’istituto dell’autotutela e lo strumento del ravvedimento operoso potevano essere utilizzati, come anche la clausola prevista dallo statuto comunale e dallo statuto degli enti locali che in casi particolari la commissione edilizia poteva essere allargata a cinque membri compreso il sindaco (inserita anche nella delibera di giunta del 5 novembre 2020).
L’atto di buona volontà tra persone di buona volontà – prosegue Alberti – da me proposto non è stato accettato. Le mie proposte ingiustificatamente non sono state accettate e questo per me e per la parte del gruppo consiliare e del gruppo esterno di lista che erano concordi con me, ha significato rottura insanabile. La mia visione e quella della parte di gruppo che rappresentavo faceva sì che fossimo in consiglio come gruppo di opposizione attivo per svolgere una vigilanza attiva contro atti e procedimenti contrari alla corretta applicazione del diritto amministrativo.
Il nostro programma di lista infatti prevedeva i principi cardine della correttezza e trasparenza degli atti amministrativi, ma una spaccatura insanabile del gruppo di minoranza non ha trovato una coesione uniforme all’interno del gruppo consiliare e tra questo e il gruppo esterno nelle decisioni da prendere relativamente alla delicata situazione amministrativa che è stata da me resa pubblica con il sostegno della maggior parte del gruppo esterno di lista a cominciare dal suo fondatore Simion Fiorenzo.
Una soluzione condivisa all’interno dei gruppi interni ed esterni di opposizione era stata cercata ma quando subentrano pressioni, paure e timori, questi portano a divisioni e spaccature inconciliabili. Il gruppo di minoranza consiliare, avendo cambiato pelle non aderendo ai principi della lista originaria, proseguirà il suo incarico in nuove vesti e non più come emanazione del gruppo esterno che si era presentato alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020.
I componenti rimanenti del gruppo di opposizione – sottolinea Alberti – che restano in consiglio, hanno perso ogni credibilità non avendo perseguito i principi cardine di trasparenza e correttezza amministrativa della lista e del gruppo esterno che la sosteneva, e che dovevano essere difesi vigilando come parte attiva, avendo invece questi principi traditi per quieto vivere, paura o timore di avere ripercussioni nella loro vita e nella loro professione oppure confondendo personalismi e individualismi con il ruolo di amministratore pubblico.
L’incompetenza e l’inesperienza non giustificano il diniego di difendere i principi e valori che queste persone avevano accettato candidandosi nella lista e ricevendo il mandato elettorale per sedere in Consiglio comunale.
Questo fa sì che questi individui non potranno più rispecchiare la lista per cui sono stati votati poiché ne hanno tradito i principi cardine della difesa della trasparenza e correttezza amministrativa, non adempiendo alla delega di fiducia che avevano ricevuto da parte degli elettori.
Sono solamente schegge impazzite di una lista che non esiste più e di un gruppo di opposizione che si è smembrato e che anche se troveranno una minima unione tra loro non avranno più nulla che li possa contraddistinguere e accomunare, in valori e principi, con la lista originaria che li ha votati.
Il quasi 30% delle preferenze della popolazione di Mezzano che la lista aveva raccolto, aveva consegnato ai delegati consiliari la difesa dei principi cardine espressi all’interno del programma di lista, a cominciare dalla trasparenza e correttezza degli atti amministrativi dell’amministrazione comunale e proprio in questo primo snodo queste persone hanno rivelato la loro vera natura tradendo la fiducia dell’elettorato.
Le mie dimissioni – conclude Francesco Alberti – sono da considerarsi irrevocabili e comunque una perdita per l’intero Consiglio di Mezzano perché viene persa un’occasione, per l’intero Consiglio stesso, indipendentemente dalle diverse anime dei gruppi che ne fanno parte, di una persona con esperienza giuridica ed amministrativa che avrebbe continuato ad arricchire di competenza il Consiglio stesso”.
1. Premessa. La precedente commissione edilizia, sempre in gestione associata, era composta da soli uomini. Nessuno disse nulla (giustamente, visto che donne non avevano presentato domanda al bando). Fu nominata sempre da Mezzano.
2. La legge non obbliga la presenza di donne in Commissione, ma caldeggia la stessa (è citato chiaramente anche in delibera di Giunta il riferimento normativo). Se nessuna donna partecipa al bando, semplicemente nessuna donna viene nominata. Non è corretto prorogare un bando usando la scusa della “quota rosa” per far fuori persone indesiderate. E se non si trovava, si prorogava il bando all’infinito?
3. Triste vedere operare la politica in maniera così sgangherata. Bene ha fatto Alberti a mettere in luce questa cosa. Sicuramente c’è poca correttezza e poca trasparenza. Non si usi la scusa delle quote rosa quando queste non c’entrano nulla. E’ pazzesco che la parità di genere venga svilita e tirata in ballo alla bisogna quando avrebbe ben altre finalità e ben altri principi.
E’ un periodo che seguire le vicende di “politica” locale, e non solo, mette grande tristezza.
Un percorso previsto da tempo, da quanti avevano potuto apprezzare l’umiltà e il rispetto del prossimo di questo servitore dello Stato.
Trovata la prima occasione, e presentate le dimissioni da una posizione non gradita, anziché presentare le proprie ragioni giuridiche con precise istanze alle Autorità di competenza.
Complimenti!
Roberto Galbiati