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“Merica Merica 1875/2015”, 140 anni di migrazione in mostra a Tonadico

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‘Merica Merica’ è il titolo della mostra allestita a Palazzo Scopoli, che ricorda i 140 anni della migrazione italiana a Rio Grande do Sul, in Brasile. Palazzo Scopoli, Tonadico dal 9 dicembre al 6 gennaio

merica

di Bruno Bonat

Tonadico (Trento) – La mostra rientra nel Progetto omonimo “Merica Merica 1875-2015  – la migrazione italiana in Brasile” del pittore feltrino Gian Antonio Cecchin, di recente realizzato in Brasile, dove l’artista feltrino ha eseguito ben 8 dipinti murali.

Questa mostra ha come filo conduttore la migrazione triveneta in Brasile e anche se il tema della partenza dei migranti è molto caro a Cecchin, per ogni dipinto realizzato, la municipalità brasiliana che l’ha ospitato ha saputo fornire molti spunti interessanti.

Peculiarità locali, come ad esempio la produzione del tabacco o la coltivazione del riso, le missioni gesuitiche oppure ancora gli eventi simbolo del territorio. Particolari capaci di farci assaporare la storia e le tradizioni di un popolo che ci è molto più vicino di quanto possiamo immaginare.

Il progetto “Merica Merica 1875-2015” ha avuto grande successo, tanto che la rivista “Insieme” (la più importante rivista della comunità italiana in Brasile) lo ha divulgato facendolo conoscere a tutte le collettività italiane in Brasile.

Palazzo Scopoli, Tonadico dal 9 dicembre al 6 gennaio

Orario: lun mar giov ven 8/12 – 17/18 – mer 8/12

La storia di Gian Antonio Cecchin

Si avvicina all’arte durante gli anni dell’università e anche se poi diventa un programmatore informatico, la passione per la pittura non lo abbandona mai.

Nel 1985 espone per la prima volta le sue creazioni presso Villa Tonello ad Arten, segue per lui un periodo di sperimentazione legato all’arte povera e all’arte materica, molto in voga negli anni Ottanta e Novanta. Con l’arte figurativa però Gian Antonio Cecchin trova la sua strada artistica: grandi opere parietali che gli permettono di raccontare delle vicende, delle storie.

“L’arte dal mio punto di vista – dice Cecchin – serve proprio a questo: a raccontare degli avvenimenti, la sua è una funzione sociale. Quando realizzo un’opera voglio evitare il puro decorativismo; queste grandi illustrazioni hanno una funzione ben precisa: quella di conservare la memoria del passato, essere testimonianza della storia di un luogo e delle persone che lo hanno abitato”.

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