Governatore Maurizio Fugatti: “Magistratura fa il suo dovere, chi ha sbagliato – se ha sbagliato – paghi gli errori”

Interrogatorio di garanzia giovedì mattina in tribunale a Trento per alcuni degli indagati dell’operazione “Sciabolata”, la maxi indagine condotta dalla Guardia di Finanza che ha condotto a sequestri e numerose misure cautelari.

Trento – Mercoledì mattina, i finanzieri del Comando provinciale di Trento, nell’ambito di un’indagine delegata e coordinata dalla procura distrettuale di Trento, hanno dato esecuzione ad ordinanze, emesse dal gip di Trento, che hanno disposto l’applicazione di misure restrittive della libertà personale nei confronti di decine di persone ed il sequestro di beni per milioni di euro per reati contro la pubblica amministrazione, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Misure restrittive della libertà personale nei confronti di 37 persone (18 in carcere, 2 agli arresti domiciliari). Sono 13 i divieti di dimora e 3 gli obblighi di dimora nella provincia di Trento, 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati sono contro la Pubblica Amministrazione, riguardano traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Contestualmente, sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro, per circa 12,4 milioni di euro, che hanno colpito i saldi attivi dei c/c ed immobili riconducibili agli indagati, una società finanziaria che detiene quote di altre 3 imprese (due operanti nel settore immobiliare ed una nella ristorazione) nonché 4 ulteriori attività commerciali (2 bar, 1 pub ed un ristorante/pizzeria) a Trento, Lavis ed Andalo.

I provvedimenti giudiziari sono stati disposti dopo un’indagine condotta dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico finanziaria di Trento, che vede complessivamente coinvolti oltre 70 indagati di nazionalità italiana, albanese e magrebina. Le investigazioni hanno preso spunto da una sospetta operatività finanziaria di alcuni imprenditori della zona, i quali, soprattutto nel periodo pandemico, avevano posto in essere una ripetuta e vorticosa acquisizione di esercizi commerciali (bar, ristoranti ed alberghi), ostentando in maniera evidente il proprio elevato tenore di vita. Le indagini hanno fatto emergere la presenza di 4 distinti gruppi criminali che si suppone operassero nel territorio della provincia di Trento.

Quattro gruppi al vertice

Il primo gruppo, composto da 18 soggetti (prevalentemente italiani), ha avuto quale promotore dell’organizzazione un componente di una famiglia di ristoratori locali, il quale, avvalendosi di una fitta rete di collaboratori locali e pusher, è risultato dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. Lo stesso, dopo essersi rifornito da magrebini residenti a Trento, ha utilizzato due esercizi commerciali a lui riconducibili (un pub ed un ristorante/pizzeria) quali basi per la cessione dello stupefacente. Un secondo gruppo criminale ha visto il coinvolgimento di 10 soggetti, di cui 8 di nazionalità magrebina, dedito al traffico di hashish. Lo stesso, acquistato prevalentemente a Torino e Bologna, è stato spacciato nella città di Trento e nei comuni di Borgo Valsugana e Rovereto. L’ingente quantitativo trattato, ricostruito a seguito delle indagini tecniche e dei riscontri operati, pari a circa 80 Kg, ha consentito all’organizzazione di conseguire profitti quantificati in oltre 7,2 milioni di euro.

Un terzo contesto investigato ha riguardato un’associazione per delinquere, composta da 6 soggetti, di cui 4 di nazionalità italiana, dedita al traffico, anche internazionale, di cocaina, hashish e marijuana. I promotori dell’associazione, dopo essersi riforniti da soggetti dimoranti all’estero (Belgio ed Olanda), hanno trasportato la droga in Italia servendosi di corrieri a bordo di autovetture con doppifondi, per poi procedere alla distribuzione della stessa, specie nella città di Trento, tramite numerosi pusher. Anche in questo caso, è stato utilizzato come luogo di deposito e stoccaggio un bar, sito nel comune di Lavis (TN) e riconducibile ad un soggetto di etnia serba, ove è stato occultato parte dello stupefacente. Le ricostruzioni investigative hanno permesso di quantificare in circa 50 Kg. la sostanza stupefacente trattata e di quantificare un profitto illecito stimato in oltre 4,7 milioni di euro.

Infine, un quarto gruppo è risultato composto da 3 soggetti albanesi e 1 cittadina moldava, tutti dimoranti a Trento, due dei quali, pur essendo già destinatari di pregresse indagini eseguite nel settore del traffico di sostanze stupefacenti – con sentenze di condanna passate in giudicato – hanno investito parte dei proventi illeciti in un nuovo bar sito nel pieno centro storico di Trento, intestando figurativamente l’attività imprenditoriale, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione ovvero agevolare le condotte di riciclaggio, ad un prestanome. Oltre alle misure coercitive della libertà personale ed ai sequestri di beni, eseguiti anche in Olanda, sono state eseguite 70 perquisizioni locali nel territorio della provincia di Trento, per un totale di oltre 200 militari della Guardia di Finanza impiegati.