Le Dolomiti e gli artisti di Primiero in mostra a Palazzo Trentini
Inaugurata la mostra “Monti a palazzo Trentini”

Trento – Inaugurata a Trento nei giorni scorsi, “Monti a palazzo Trentini – terre di rare bellezze”, una rassegna d’arte che tra giugno e luglio si articolerà in tre diverse esposizioni. Fino al 30 giugno, una collettiva di venti artisti che raccontano le montagne del Primiero organizzata con la collaborazione di Paolo Meneguz. Il 4 luglio a palazzo Trentini verrà presentata anche la terza “tappa” della rassegna: “Montagne incantate”, a cura del collettivo AlteTerreArte. Diverse opere in mostra ricorderanno la tragica giornata del 19 luglio 1985 nella quale persero la vita 268 persone. La rassegna, oltre a quello del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, ha il patrocinio del Comune e della Comunità del Primiero; di quello di Tesero e di quello di Predazzo.
Il presidente del Consiglio provinciale, Claudio Soini ha sottolineato l’importanza di accogliere Palazzo Trentini una mostra che parla di montagna, perché dà modo di sottolineare l’importanza del rapporto tra le istituzioni e la realtà del territorio. Poi il presidente ha ricordato la particolarità di questa rassegna che raccoglie la memoria della più grande tragedia che ha colpito il Trentino: quella di Stava. “Tragedia – ha aggiunto – dalla quale la nostra terra ha saputo rinascere e imparare”.
Paolo Meneguz, curatore della mostra dedicata alle montagne del Primiero ha ricordato la genesi di questa collettiva partita dall’inverno del 2022, quando in collaborazione con l’allora assessore alla cultura del Comune Antonella Brunet, venne allestita una prima mostra dedicata alla montagna al Palazzo delle Miniere, replicata in estate a San Martino di Castrozza, alla casa della Montagna. Una montagna, ha aggiunto Meneguz, vista nella sua bellezza e al tempo stesso nella sua tragicità come testimoniano le due sculture di Giuliano Orsingher che aprono la mostra e parlano della “guerra verticale” e quella di Gianluca Zeni “Anno domini 2125” che ironicamente fa riferimento al rischio di un collasso ambientale e di civiltà.
Michele Longo della Fondazione Stata 1985 ha ricordato le parole del Presidente Mattarella pronunciate in occasione del trentesimo anniversario: “Stava è il simbolo – affermò – di un modo gravemente sbagliato di concepire l’attività economica, il profitto, il rapporto con l’ambiente, la valutazione del rischio”. E la mostra che si aprirà il 4 luglio parlerà anche della genesi della catastrofe. “Un evento – ha detto infine Longo – che ha fatto perdere ai monti trentini la loro verginità”. E infatti, ha aggiunto Franco De Nadal di AlteTerreAlte, per la Val di Fiemme e Tesero c’è un prima e un dopo Stava.
Una Stava, ha ricordato, che è nata come luce: ha dato, quando l’unica alternativa era emigrare, un lavoro ben remunerato che salvò l’economia della zona e che si è trasformata poi, il 19 luglio 1985, nel buio più profondo. Ma la rassegna Montagne Incantate, oltre alla memoria del disastro di 40 anni fa, parla non solo della bellezza dei nostri monti ma anche del loro cambiamenti, delle piaghe che hanno dovuto sopportare dalla tempesta Vaia al bostrico, agli abusi e al cambiamento climatico.

Un viaggio attraverso la bellezza e la memoria
Quella inaugurata a Palazzo Trentini è una rassegna nata dalla necessità di ricordare una delle più gravi tragedie che hanno colpito il Trentino nella sua storia: Stava. Il crollo dei bacini di Prestavel che provocò un’ondata di fango che travolse, in quel mezzogiorno di 40 anni fa, la valle di Stava e una parte del paese di Tesero. Uno shock spaventoso e non solo per il Trentino. Alla radice di questo dramma immane ancora una volta l’incuria, la confusione burocratica, l’imprenditoria rapace. E ancora una volta a pagare, in quel mezzogiorno del 19 luglio del 1985, furono tanti, troppi innocenti. La mostra parte da qui, dalla necessità di conservare la memoria e al tempo stesso commemorare lo sforzo della rinascita. Una fotografia che verrà esposta a Palazzo Trentini dal 4 luglio lo racconta più di mille parole: lo sfondo della Valle di Stava oggi, verde fiorente, e poi la mano di un anziano – quindi di chi ha vissuto quella tragedia, di chi ha contribuito alla resurrezione di questa terra – che mostra un istantanea della Stava sfigurata, dilaniata di quarant’anni di fa. Un’ icona di morte e resurrezione, di disperazione e speranza, di bellezza ed orrore. La scelta di allargare il campo della mostra è nata anche da questo, perché anche la montagna ha un duplice volto: sublime e minaccioso.
E si parte con la montagna con la “M” maiuscola del Primiero e delle sue Dolomiti: le Pale, il Sass Maor, il Velo della Madonna, le praterie del Rolle. Una quarantina di opere che vanno dalle vedute delle vette primierotte di fine ‘800 di un grande artista come il veneziano Guglielmo Ciardi, ai pittori di guerra dell’esercito austro – ungarico come il meranese Heinz Otto Pinggera, passando per il viennese Wilhelm Trenkler e una folta schiera di maestri veneziani per arrivare fino al tratto poetico e incisivo di Riccardo Schweizer, il grande maestro di Mezzano. Ma, tutte le opere esposte nella rassegna “Venti artisti per le montagne del Primiero”, sono di alta qualità a testimonianza che questa valle – forse per la sua bellezza – ha prodotto e continua a produrre ispirazione e talento artistico. L’ispirazione e il talento di Davide Orler; Max Gaudenzi; Narci Simion; Jimi Trotter; Luciano Scalet; Enrica Schweizer; Silvia De Bastiani; la lirica delicata delle sculture di Giuliano Orsinger, di Nicola Degianpietro e Gianluigi Zeni.
Il 4 luglio il ricordo di Stava
Un’esposizione alla quale, il 4 luglio, seguirà quella dedicata a Fiemme e le sue “Montagne Incantate”, la collettiva di AlteTerreArte, gruppo composto da Daniela Bernardi, Franco De Nadai, Maria Pia De Silvestro, Piergiorgio Doliana e Valentina Michelutti. Mostra, anche questa di alta qualità, con opere che traducono in forma e colore l’essenza spirituale delle montagne. Infine, le sette opere dedicate dai pittori fiemmesi al ricordo di Stava dal titolo “Basta ricordare?” che riassumono il senso di disperazione della disgrazia e la volontà di riprendere il cammino della vita. Con “Monti Trentini”, ancora una volta Palazzo Trentini, sede del Consiglio provinciale, diventa la casa dell’arte e della creatività. Un luogo storico e istituzionale con una missione: far crescere la cultura dei cittadini perché siano più liberi e più consapevoli. In una parola, migliori.