I carabinieri recuperano a Ledro stele del 3/o millennio a.c.
Si trovava in casa di un privato, ora sarà al Mag. Dall’età del Rame ad oggi: torna alla luce la nuova statua stele di Mezzolago

Trento – Si tratta di una statua stele in marmo della Val Venosta che risale al terzo millennio a.c., e che appartiene al cosiddetto “Gruppo atesino”, l’opera restituita dal Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Venezia alla Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia di Trento. Prima di essere restituita, la statua stele si trovava presso un privato, in Val di Ledro. Il monumento, ha spiegato in conferenza stampa al Castello del Buonconsiglio la direttrice dell’Ufficio beni archeologici Elisabetta Mottes, fa parte di un gruppo di 23 esemplari, “dieci dei quali sono stati trovati in provincia di Trento: uno in Valle di Non, a Revò, e otto ad Arco, in occasione degli scavi per il nuovo ospedale, tra il 1989 e il 1990”. La statua restituita dai carabinieri alla Soprintendenza, ha aggiunto Mottes, “probabilmente faceva parte dello stesso gruppo dei monumenti di Arco, che sono esposti nelle sale della rocca di Riva del Garda, sede del Museo Alto Garda (Mag)”. Anche quest’ultima opera, dunque, sarà esposta al Mag.
Tre le interpretazioni sulle raffigurazioni presenti nella statua stele, decorata su tutti i lati, e sulla quale è raffigurata anche un’ascia da combattimento. “Potrebbero esservi rappresentati dei personaggi realmente esistiti nell’età del rame o delle divinità”, ha spiegato la direttrice dell’Ufficio beni archeologici. L’ipotesi più accreditata presso la Soprintendenza, però, è che quelle raffigurate siano “le figure degli antenati. Il fatto che le stele siano state trovate in zone di confine potrebbe significare che quelle zone erano di appartenenza di un determinato gruppo, che legittimava il suo potere attraverso la rappresentazione dei propri antenati”. In conferenza stampa è intervenuto anche il tenente colonnello Emanuele Meleleo, comandante del Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. L’operazione di recupero del bene, che si trovava presso un privato della Val di Ledro, il quale non aveva un valido titolo di proprietà ma, una volta contattato, si è rivelato collaborativo, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovereto. “Nel 2025 abbiamo registrato circa 7.990.000 oggetti trafugati nella nostra banca dati”, ha illustrato Meleleo, il quale ha ricordato che, grazie allo sviluppo dell’applicazione Swoads (Stolen works of art detection system), “nel 2023 l’Arma ha ricevuto l’Innovative Police Force Award”.
In breve
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