La “Iconic Houses Foundation” e il magazine “Living” del Corriere della Sera hanno incluso “Villa Morassutti” a San Martino di Castrozza in Trentino, fra le case dei “grandi maestri” del Novecento, lontane dai circuiti convenzionali e dalle rotte del turismo di massa, che meritano di essere visitate nel 2025

di GianAngelo Pistoia
NordEst – Le case degli architetti del XX secolo e le case museo moderne formano una categoria unica di siti aperti al pubblico. Mentre gli edifici sono ubicati in tutto il mondo, le questioni professionali che riguardano la gestione dei siti sono più o meno le stesse. Iniziative di ricerca e cooperazione con università e team di esperti, questioni di restauro in generale, flussi di pubblico, cura delle collezioni e strategie espositive, nonché programmi di mostre temporanee rappresentano alcune delle questioni di reciproco interesse. Nel 2012 un gruppo di musei di case moderne ha avviato la rete “Iconic Houses”. L’obiettivo della rete è di fornire una piattaforma per la discussione fra professionisti e siti da ogni angolo del mondo: condividere non solo le “best practice”, ma anche incoraggiarsi a vicenda a sviluppare nuove attività nonché la creazione di fruttuose partnership tra organizzazioni piccole e grandi.
20 case-museo da visitare per “Living”
La giornalista Maria Chiara Virgili lo scorso 7 febbraio su “Living” – magazine di interiors, design e lifestyle del “Corriere della Sera” – ha consigliato nel 2025 di visitare 20 case d’autore e case museo straordinarie e poco note in Italia e in Europa, lontane dai circuiti turistici convenzionali, perché «mentre le capitali europee e i templi dell’architettura moderna sono assediati dal turismo di massa, esistono luoghi straordinari, meno noti o sottovalutati, che custodiscono storie altrettanto preziose e autentiche, offrendo un’alternativa a chi cerca esperienze di visita più intime.
Villa Morassutti
Forse incuriositi da queste news e ottime recensioni, alcuni lettori vorranno saperne di più su Villa Morassutti. «L’architetto Bruno Morassutti, innamorato di San Martino di Castrozza, nel 1956 riuscì a trovare un luogo incantevole per edificare la sua villa: in pieno centro, a pochi passi dalla chiesa e dalla piazza principale, e tuttavia immersa nel verde dei boschi e dei prati che circondano il paese.
Costruita su un basamento in muratura di pietre locali, la villa ha la restante parte superiore costituita essenzialmente da pannelli modulari prefabbricati che si alternano a grandi vetrate. Il tetto è supportato da una serie di colonne in legno, ben visibili sia lungo il perimetro esterno che all’interno; esse sono staccate dal basamento in pietra mediante un perno metallico, ma sono anche staccate dalle pareti perimetrali che possono così “correre liberamente” dietro a loro dando un piacevole senso di ritmo e leggerezza.
Restauro conservativo di Villa Morassutti
Tra il 2022 e il 2024 l’edificio è stato oggetto di importanti lavori di restauro conservativo progettati e diretti dall’architetto Nicola Agazzi dello Studio Agazzi di Bergamo, ultimo collaboratore di Bruno Morassutti, e dall’architetto Gerolamo Ferrario di Merate insieme a un gruppo di professionisti e collaboratori del Primiero: Cristina Bancher e Matteo Melotti, ingegneri dello studio Monplan e Mauro Gobber dello Studio tecnico Gobber. Spiega l’architetto Nicola Agazzi: «Le opere conservative progettate costituiscono un intervento organico ed attento volto a tutelare la semplicità architettonica, rispettandone l’essenza estetica originaria, la logica costruttiva, così chiara e distinta, la materia e la sua storicità. La villa è un’importante opera moderna progettata e costruita con chiari riferimenti all’architettura di Frank Lloyd Wright in America e a suggestioni molteplici: dall’architettura spontanea locale, che genera i propri spazi attorno al focolare, alla tradizione giapponese.
La casa – chiosa Nicola Agazzi – è costruita in legno con una copertura a padiglione sostenuta da pilastri che si elevano su un massiccio basamento in pietra. I divisori interni, che sono armadi rivestiti in tessuto rosso, delineano lo spazio centrale conviviale destinato al focolare e separano da esso tutti gli spazi destinati alle camere, la cucina e la sala da pranzo. Le pareti perimetrali esterne, edificate con pannelli in legno bianco riquadrati da sottili telai in legno, delineano lo stile inconfondibile e unico della villa, richiamando alla memoria le linee pure delle pannellature di tamponamento di Villa Katsura in Giappone.
Chi era Bruno Morassutti
Nato nel 1920 a Padova, dopo gli studi classici si iscrisse alla facoltà di Architettura dell’Istituto Universitario di Venezia (IUAV), dove si laureò nel 1946. Il numero di laureati in quell’anno fu inferiore a dieci, e diversi di loro sarebbero poi divenuti famosi: ad esempio Marcello D’Olivo, Edoardo Gellner e Angelo Masieri. Con un numero così esiguo di studenti, grazie anche alla grande apertura mentale e disponibilità di Giuseppe Samonà – eletto Direttore proprio in quegli anni – l’affiatamento degli allievi con docenti e assistenti era ottimo. Nonostante questa preparazione eccellente, il giovane architetto Bruno Morassutti si sentiva impreparato per affrontare la professione. Scrisse quindi a uno dei maestri del movimento moderno: Frank Lloyd Wright, che aveva aperto uno studio-scuola a Taliesin, nel Wisconsin. Lì, alla guida del grande maestro, gli allievi disegnavano e lavoravano, vivendo in una sorta di comunità. Nella primavera del 1949 Bruno Morassutti si trasferì negli Stati Uniti lavorando e studiando a Taliesin Est (Wisconsin) nel periodo estivo, e a Taliesin West (Arizona) in quello invernale. Ebbe così l’occasione, disse in seguito, di «apprendere e sperimentare quanto era mancato alla mia formazione universitaria».
Negli anni successivi, operando da solo e in associazione con gli architetti Gussoni-Memoli-Benevento, ebbe occasione di lavorare su temi innovativi, di sviluppare ingegnosi sistemi prefabbricati e di realizzare alcune opere che ebbero notevoli riconoscimenti sia in Italia che all’estero: ad esempio il condominio residenziale “Fontanelle” a San Martino di Castrozza, il Centro Didattico IBM di Novedrate nelle vicinanze di Como, il quartiere di edilizia economico-popolare di Castelnuovo di Conza, paese fortemente colpito dal terremoto d’Irpinia del 1980, e altri ancora. Continuò a lavorare con l’entusiasmo e la creatività di sempre fino alla morte, che lo colse improvvisamente nel settembre 2008.