Il Consorzio del Brenta “tira dritto” e prosegue nella progettazione. In Veneto il dibattito è acceso
NordEst – Acceso dibattito martedì 28 gennaio – ancora una volta – in Consiglio regionale del Veneto sulla Diga del Vanoi: la mozione del PD contro la Diga del Vanoi, non passa dopo un lungo dibattito in aula. Nella maggioranza emergono chiaramente le spaccature sull’opera. Bocciata la Mozione n. 555 (decisiva la non partecipazione al voto della maggioranza dei consiglieri), illustrata dal primo firmatario, la Capogruppo Dem Vanessa Camani, “La Regione del Veneto, in occasione del futuro dibattito pubblico, esprima un parere contrario alla realizzazione del serbatoio del Vanoi”, sostenuta dagli interventi in Aula dei colleghi del Pd Chiara Luisetto, Jonatan Montanariello e Francesca Zottis, nonché di Renzo Masolo e Andrea Zanoni (Europa Verde), Elena Ostanel (Veneto che Vogliamo) ed Erika Baldin (M5s).
Aula divisa sull’opera
Camani (Pd): “Diga Vanoi: su mozione, una maggioranza spaccata, senza coraggio, non va oltre le ambiguità e umilia il territorio bellunese”.“Era questo il momento di dare un segnale politico chiaro e definitivo. Tutti i soggetti coinvolti si sono espressi con forza: Provincia di Trento, Provincia di Belluno, Comuni e cittadini. Solo la Regione del Veneto scappa davanti alle proprie responsabilità”. Lo dice la capogruppo del Partito Democratico Vanessa Camani, alla luce del dibattito e del voto d’aula sulla mozione presentata dai dem “Che chiedeva semplicemente di dire no alla realizzazione dell’opera; abbiamo fatto un netto richiamo alla necessità di uscire dalle ambiguità di questi mesi. Ma evidentemente, a prevalere, sono state le divisioni interne alla Lega e agli alleati. Il risultato politico è chiaro: il centrodestra sulla diga del Vanoi è incapace di dire una parola definitiva. Un fatto grave che racconta di un governo regionale ostaggio di ambiguità e incoerenza. Il Pd rivendica la propria intransigenza su questo punto, al fianco degli amministratori del territorio, dei cittadini e della montagna veneta: i rischi di questa infrastruttura esistono e di fronte all’impossibilità di garantire la piena tutela delle popolazioni, il nostro no è netto e senza tentennamenti”.
Pan (Lega-LV): “Diga del Vanoi necessaria per il futuro del Veneto, la mia linea coerente da sempre”.“La mia posizione sulla diga del Vanoi è chiara fin dall’inizio: l’intervento s’ha da fare. Il territorio ne ha bisogno e non può più aspettare, la situazione ambientale e climatica lo impongono”. Con queste parole il capogruppo Giuseppe Pan della Lega – Liga Veneta, che ha dichiarato oggi il proprio voto in Consiglio regionale del Veneto, in netta contrapposizione con la mozione presentata dalle opposizioni. “L’opera è essenziale per il futuro e le nostre generazioni, viste le criticità del presente: mentre in dieci anni abbiamo perso il 50% delle nevi, la pianura veneta boccheggia e ha bisogno d’acqua. La diga – commenta Pan – servirà a raccoglierla e a darne alle nostre comunità, famiglie, industrie. Io peraltro non ho mai aizzato le folle, come mi accusa qualcuno. Al contrario, ho solo seguito la via dettata dai sindaci che esprimono la maggioranza all’interno del Consorzio di bonifica Brenta progettista della diga: loro la vogliono, loro rappresentano i cittadini; noi portiamo la voce anche in questo Consiglio delle 51 amministrazioni comunali tra il Vicentino e il Padovano, nonché delle amministrazioni provinciali, a favore dell’intervento”.
Pavanetto (FdI): “Sulla Diga del Vanoi ci sia un’ulteriore passaggio tecnico e la questione rimanga tale, tecnica. Riteniamo opportuno che sia la Giunta e non il Consiglio, sulla base di pareri tecnici, a prendere una decisione, dare un indirizzo”.
Masolo e Zanoni (Europa Verde): “Diga Vanoi, Zaia ricorda che non possiamo permetterci un altro Vajont, ma la sua stessa maggioranza fa un buco nell’acqua e ne esce spaccata”.
Ostanel (Il Vento che Vogliamo): “La maggioranza implode sul Vanoi.Si maschera dietro la libertà di coscienza perché è totalmente spaccata anche sul progetto della diga”.
Il CdA del Consorzio uscente conferma l’opera
Sono disponibili da lunedì (sul sito www.dp-serbatoiovanoi.it ed in parallelo sul sito internet del Consorzio www.consorziobrenta.it) le conclusioni del Responsabile del Dibattito Pubblico e del Proponente, il Consorzio di bonifica Brenta, quale atto finale del procedimento. La provincia di Belluno conferma la sua linea contro l’opera. Nei giorni scorsi anche il presidente della provincia di Trento, Fugatti da Mezzano aveva confermato il no all’invaso, Ricevuta nei giorni scorsi la Relazione conclusiva da parte del Responsabile del Dibattito, l’ing. Gennaro Mosca, il Consorzio – spiega in una nota – ha concluso l’iter del Dibattito sul DOCFAP (il Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali) del serbatoio del Vanoi, redigendo l’apposito Documento conclusivo.
- I documenti conclusivi (pdf)
Un percorso avviato con la redazione, da parte dei progettisti su finanziamento del Ministero delle Politiche agricole, del DOCFAP e la sua consegna al Consorzio il 14 giugno dello scorso anno per l’inizio, come da disposizioni di Legge, del Dibattito Pubblico (step cominciato a luglio con la fase preliminare e l’invito, nel principio del massimo coinvolgimento, di 185 soggetti). Di seguito la presentazione ai Media ed i successivi incontri in presenza (9, 10 e 16 settembre) e per allargare ulteriormente la partecipazione due incontri online (23 settembre e 14 ottobre). Numerose le osservazioni pervenute, sia durante gli incontri, sia per iscritto. A tutte è dato puntuale e specifico riscontro nel voluminoso Documento delle risposte, presentato il 12 dicembre e disponibile online.
La Relazione conclusiva redatta dal Responsabile del Dibattito Pubblico, ing. Mosca, svolge una dettagliata disamina dell’intero Dibattito, entrando anche nel merito del Documento delle risposte e fornendo il suo parere al riguardo. Viene ritenuto che il Documento delle risposte sia esaustivo, specificando alcune tematiche che invece rimangono “aperte” (giustificatamente rinviate, peraltro, alla successiva fase di approfondimento progettuale).
Sul tema Mosca puntualizza che “l’incompleta o assente trattazione di taluni contributi non appare connessa a una volontà omissiva e opaca del proponente, che invece ha profuso particolari energie nella elaborazione dei riscontri alle osservazioni, mostrando una piena e apprezzabile discloscure, ma all’indeterminatezza fisiologica della fase progettuale alla base del confronto, unitamente alla complessità della materia”. Ancora, viene ribadito che “il DOCFAP non costituisce un livello progettuale autonomo, ma propedeutico e funzionale alla successiva fase in cui si ha l’approfondimento delle analisi e delle indagini”.
Nella relazione conclusiva il Responsabile del MIT ha evidenziato che nel Dibattito si sono registrati elementi di grande utilità corrispondenti alle finalità che la normativa in materia richiede: “la massima diffusione dell’idea progettuale, portata dal DOCFAP in modo trasparente, completo e comprensibile”; “la possibilità, per tutti i soggetti interessati e legittimati a presentare osservazioni e proposte, di esprimere i propri contributi”; “l’emersione dei nodi di conflitto e l’auspicabile raffreddamento delle connesse tensioni”. Su quest’ultimo punto, come riportato nel Documento conclusivo ed auspicato dal Responsabile del Dibattito Pubblico, il Consorzio conferma ancora la disponibilità e la volontà di poter collaborare e valutare congiuntamente interventi di mitigazione e compensazione.
Alla luce del Dibattito e della Relazione conclusiva pervenuta, il Consiglio di Amministrazione del Consorzio, riunitosi nei giorni scorsi, ha espresso il suo parere favorevole all’interesse e alla necessità di dover proseguire le fasi progettuali successive.
Viene in particolare confermata l’opzione C proposta dai Progettisti, che – pur a fronte di un volume di invaso inferiore rispetto alle necessità e alle aspettative iniziali – si ritiene la migliore per contemperare anche gli altri fattori in gioco, in primis legati alle valutazioni sulla sicurezza e anche a quelle ambientali.
Sotto tale luce si rafforza ulteriormente la necessità di integrare l’inderogabile necessità di un polmone di scorta e regolazione che la diga e il relativo bacino metteranno a disposizione con alcuni altri elementi che, pur essendo ritenuti di carattere “complementare” e non “alternativo” (ricarica della falda, risparmio irriguo, sghiaiamento bacini esistenti, incremento della disponibilità dei bacini esistenti per gli utilizzi irrigui e potabili della pianura, ecc.) e in parte sono stati già realizzati e/o progettati dal Consorzio. L’avvio della successiva fase di approfondimento progettuale avverrà inizialmente con un piano di indagini sulla sicurezza geologica.
Il Consorzio ritiene quindi doveroso procedere nell’approfondimento degli studi tenendo conto di tutte le esigenze e tutti i fattori emersi durante il Dibattito pubblico, mantenendo la massima apertura nei confronti di auspicabili sinergie per offrire opportunità a tutte le realtà territoriali.
Se infatti nel Dibattito pubblico, apparentemente, si può aver constatato la presenza di due realtà territoriali “contrapposte”, in molti altri punti è emerso l’argomento per cui “l’acqua è senza confini”; in questo senso non si vuole rinunciare all’idea e all’auspicio di una solidarietà tra montagna e pianura, per cui se le acque non vengono utilizzate a monte e sono essenziali per la sopravvivenza di valle, possano essere trattenute e regolate.
La contrarietà di Belluno
“Nessuna contrapposizione montagna-pianura. Piuttosto, il dibattito sul Vanoi sembra sempre più un monologo del Consorzio Brenta. O tutt’al più un dialogo in cui un soggetto, la Provincia di Belluno e il territorio bellunese, parlano senza essere ascoltati, perché dall’altra parte c’è un convitato sordo alle questioni della sicurezza e di tutela del corpo idrico. Un convitato che finora non ha voluto ascoltare le proposte alternative alla diga, quali il cambio di colture e la riqualificazione dei sistemi irrigui”. Lo dice la Provincia di Belluno, in una nota a firma congiunta del presidente Roberto Padrin e del consigliere delegato al demanio idrico Massimo Bortoluzzi. In queste ore infatti sono state pubblicate le conclusioni del dibattito pubblico sul serbatoio del Vanoi e il proponente del progetto, il Consorzio di Bonifica Brenta, ha dichiarato a mezzo comunicato stampa la volontà di procedere nell’approfondimento degli studi, auspicando – testuali parole – “una solidarietà tra montagna e pianura, per cui se le acque non vengono utilizzate a monte e sono essenziali per la sopravvivenza di valle, possano essere trattenute e regolate”.
“Sono stati sollevati problemi di sicurezza a cui non è mai stata data risposta esaustiva. Per cui gli approfondimenti che dichiara di voler perseguire il Consorzio Brenta dovranno servire a chiarire in maniera netta quali soluzioni vengono proposte per garantire la sicurezza degli abitati a valle dello sbarramento – sottolinea il consigliere Bortoluzzi – il Vanoi insiste in zona P4 del piano di assetto idrogeologico (“Pericolosità da frana molto elevata”). Per noi significa solo una cosa: impossibilità a realizzare l’opera».
“La linea della Provincia rimane immutata e non scalfita: siamo contrari alla diga del Vanoi e lo abbiamo detto e ripetuto in tutte le sedi e con atti ufficiali – aggiunge il presidente Padrin – quel che più dispiace è che si continui a sollevare la contrapposizione – che non esiste assolutamente – tra montagna e pianura, e che si dica che le acque a monte non vengono utilizzate e quindi devono essere messe a disposizione dei territori a valle che ne hanno necessità. È un’impostazione che non solo è errata, ma risulta addirittura pregiudizievole dei rapporti tra enti e tra territori, perché l’obiettivo non deve essere quello di sfruttamento, come continua invece a ribadire il Consorzio Brenta, bensì della tutela di un corpo idrico. La solidarietà che il Consorzio chiede non può essere a senso unico”.