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Diga del Vanoi, ‘botta e risposta’ tra Manica (Pd) e Brunet (Lista Spinelli)

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Il capogruppo del Pd, Manica: “Diga Vanoi: chiediamo ancora una volta alla Giunta di far valere con maggior fermezza la netta contrarietà del Trentino”. Risponde la consigliera Brunet: “Dichiarazioni che distorcono la realtà”

 

Trento – “Dopo alcuni mesi di silenzio – scrive in una nota il capogruppo Manica (nella foto), a seguito della fine del cosiddetto “Dibattito pubblico” ritorna una nuova puntata del teatro dell’assurdo sulla Diga del Vanoi. L’appena rinnovato consiglio d’amministrazione del Consorzio di Bonifica del Brenta, a seguito delle conclusioni presentate dal responsabile della fase di dibattito, ha ribadito il suo interesse e la necessità di proseguire con le fasi progettuali successive, ritenendo l’ipotesi C – ovvero il progetto che prevederebbe la costruzione di un bacino con un volume d’acqua minore e interamente in territorio trentino – la migliore opzione per creare “un polmone di scorta e regolazione che la diga e il relativo bacino metteranno a disposizione”.

Il giorno successivo a questa notizia – continua Manica – in Consiglio regionale del Veneto, viene discussa la mozione a prima firma della capogruppo del Partito democratico Camani, che chiede per l’ennesima volta all’assemblea di esprimere una posizione di contrarietà sul progetto dell’invaso sul Vanoi. In quella circostanza la maggioranza veneta guidata dalla Lega ha dimostrato, per l’ennesima volta, di essere totalmente sorda nei confronti dei territori interessati dalla costruzione dello sbarramento. E, al fine di non assumersi alcuna responsabilità, ha deciso di non partecipare al voto e di far cadere la mozione, impedendo il raggiungimento del quorum durante la votazione.

Ciò che ancora una volta manca all’interno di qualsiasi dibattito legato alla possibilità o meno di costruire la Diga sul torrente Vanoi è la posizione della Provincia Autonoma di Trento che, a seguito dell’approvazione unanime della mozione del gruppo del Partito democratico del Trentino – sottolinea Manica – ha messo un punto alla vicenda, esprimendo la propria posizione contraria. La decisione non spetta al Consorzio, non spetta alla Giunta regionale del Veneto e non spetta nemmeno allo Stato – al contrario di ciò che echeggiava durante il surreale dibattito dell’assemblea legislativa veneta – bensì spetta a chi detiene la competenza primaria sulla pianificazione del proprio territorio; ovvero la Provincia Autonoma di Trento.

Visto ciò che è accaduto in questi giorni, chiediamo ancora una volta alla Giunta di far valere con forza e con tutti gli strumenti a propria disposizione la posizione di netta contrarietà espressa dal Consiglio provinciale, dalle amministrazioni locali ed in particolare dai cittadini del Vanoi e del Primiero. Non siamo disposti ad accettare che ci sia chi, da fuori, tenti di imporre decisioni che sono dannose per la popolazione e per la tutela del nostro territorio. La Diga sul Vanoi non si deve fare e non si farà; questa è la battaglia che il Partito democratico del Trentino porterà avanti  – conclude il capogruppo – fino a che il progetto non verrà definitivamente accantonato una volta per tutte”.

La replica della consigliera Brunet

“Mi hanno particolarmente colpita dichiarazioni recentemente rilasciate dal Capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Provinciale – replica la consigliera Brunet (nella foto) – in merito alla questione della diga del Vanoi. Sono sconcertata perché tali dichiarazioni, per l’ennesima volta, distorcono la realtà dei fatti e dipingono un quadro completamente diverso rispetto alla ormai arcinota posizione della Giunta provinciale e della maggioranza sul tema: la diga, infatti, non si farà. E non si farà proprio perché la PAT ha espresso il suo diniego in ogni sede, da ultimo per mezzo di un inequivocabile comunicato stampa del 9 novembre 2024 con cui la Provincia ha evidenziato tutte le ragioni per cui tale opera costituisce uno sfregio ambientale ed un attentato alla sicurezza dei cittadini.

La contrarietà rispetto alla edificazione dell’opera – continua la consigliera della Lista Spinelli – è poi stata espressa in maniera inequivocabile anche dal Consiglio provinciale che, come ha ricordato il collega Manica, ha votato in tal senso in ogni occasione in cui la questione è stata portata alla sua attenzione. Non si può quindi accusare il Governo provinciale di essere rimasto inerte sul tema, giacché in ogni sede ufficiale ed informale il Presidente Fugatti e l’Assessore Zanotelli hanno ribadito la netta contrarietà del Trentino rispetto alla realizzazione della diga: per la costruzione dell’opera, che verrebbe a erigersi interamente in territorio trentino, è necessaria l’autorizzazione della Provincia e tale autorizzazione non c’è mai stata e, finché ci sarà questa maggioranza, non ci sarà, checché ne dicano consorzi o politici locali. Ringrazio infine la Giunta provinciale – conclude Brunet – ed in particolare l’Assessore Zanotelli che, anche in questi giorni, ha ribadito nuovamente la posizione di contrarietà della Provincia rispetto alla diga, confermando una linea di attenzione ai territori che, sono certa, proseguirà anche nel futuro”.

Belluno richiama l’Europa

«Ce lo chiede l’Europa. E stavolta non è un modo di dire inflazionato. Per il Vanoi la posizione della Provincia rimane ferma anche perché, oltre ai non trascurabili problemi di sicurezza, c’è la questione degli ambienti naturali». Lo dice il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, facendo riferimento alla Nature Restoration Law, la legge comunitaria per il ripristino degli habitat degradati in Europa approvata nel giugno 2024. La norma europea ha adottato un regolamento preciso che si propone di ripristinare almeno il 20% degli habitat degradati entro il 2030, per arrivare al 90% nel 2050. Per quanto riguarda i corsi d’acqua, l’obiettivo è quello di ripristinare almeno 25.000 km di fiumi a scorrimento libero entro il 2030, attraverso l’eliminazione delle tante barriere obsolete ancora presenti (articolo 9 del regolamento). Inoltre, ogni Stato membro è chiamato a quantificare la superficie che deve essere ripristinata per conseguire gli obiettivi di ripristino. «Sarebbe assurdo costruire una diga nuova, dovendo invece produrre un piano in cui inserire le eliminazioni di sbarramenti sui fiumi e sui torrenti» sottolinea il presidente Padrin.

«Uno degli allegati del regolamento stila un elenco preciso delle misure di ripristino da adottare» aggiunge il consigliere provinciale delegato al demanio idrico, Massimo Bortoluzzi. «Due punti sono particolarmente indicativi del nostro caso: rimuovere le barriere longitudinali e laterali, quali argini e dighe; dare maggiore spazio alle dinamiche dei fiumi e ripristinare i tratti fluviali a scorrimento libero. E rinaturalizzare gli alvei dei fiumi, i laghi e i corsi d’acqua di pianura, per esempio rimuovendo gli elementi di correzione artificiale del corso degli alvei, ottimizzando la composizione del substrato, migliorando o sviluppando la copertura degli habitat. Se davvero si andasse verso la prosecuzione degli studi progettuali si rischierebbe di sperperare denaro per nulla».

«Anche per questo la posizione della Provincia non cambia di una virgola, anzi è ancora più avvalorata» conclude il presidente Padrin. Le alternative alla diga ci sono e state presentate, sia nelle osservazioni depositate dalla Provincia sia nelle tappe del dibattito pubblico a Canal San Bovo e a Cittadella sia anche in tutte quelle in videoconferenza a cui abbiamo partecipato – sottolinea il consigliere Bortoluzzi -. Ora sta al Consorzio Brenta recepirle».

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