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Dalla green economy italiana 102 miliardi di valore aggiunto

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372mila imprese puntano su economia verde contro la crisi, prima la Lombardia secondo il Veneto

greenenergy28052012

NordEst – Sono 372.000 le aziende italiane (il 24,5% del totale) dell’industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie “green” per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di Co2. L’orientamento green è un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green economy si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto (pari al 10,3% dell’economia nazionale) e 2 milioni 942mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’.

Cifra che corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla green Italy infatti arriveranno quest’anno 294.200 assunzioni legate a competenze green: ben il 59% della domanda di lavoro. A fornire i dati è il rapporto GreenItaly 2015 di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai. Secondo lo studio, un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza, sulla green economy.

Solo quest’anno, 120mila imprese hanno investito “green”, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014. Una propensione che abbraccia tutti i settori della nostra economia (da quelli più tradizionali a quelli high tech, dall’agroalimentare all’edilizia, dalla manifattura alla chimica, dall’energia ai rifiuti) e che sale al 32% nel manifatturiero.

Secondo la ricerca, le aziende della green Italy hanno un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,9% dei casi, a fronte del 10,7% di quelle che non investono nel “verde”. Nella manifattura il 43,4% contro il 25,5%. E sono più presenti nei mercati extra-europei. Innovano più delle altre: il 21,9% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle non investitrici.

Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green, contro il 13,4% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 27,4% contro il 19,9%. E ancora: il 14,9% delle assunzioni previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguarda green jobs, soglia cresciuta di 4 punti percentuali rispetto al 2009. Nell’area aziendale della progettazione e della ricerca e sviluppo si arriva al 67%, con i green jobs che diventano i veri protagonisti dell’innovazione.

Ma oltre ai green jobs propriamente detti, per le figure professionali con competenze green le assunzioni sono 219.500. Nell’insieme si arriva a 294.200 lavoratori ‘green’, il 59% della domanda di lavoro. Dalla fine del 2014, il 51% delle Pmi italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%).

Grazie anche alle realtà che puntano sull’efficienza l’Italia vanta importanti primati sul fronte dell’ambiente a livello europeo e a parità di valore prodotto le nostre aziende utilizzano meno materie prime ed energia e producono meno rifiuti ed emissioni. Secondo Eurostat, le imprese italiane, con 337 kg di materia prima ogni milione di euro prodotto, fanno meglio della media Ue (497 kg) e si piazzano seconde tra quelle delle grandi economie comunitarie dopo le britanniche (293 kg), davanti a Francia (369), Spagna (373) e ben avanti alla Germania (461).

Siamo secondi tra i big player europei, dietro al solo Regno Unito. Dalle 17 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008 siamo passati a 15: la Gran Bretagna ne brucia 12, la Francia 16, Spagna e Germania 18. L’Italia fa bene anche nella riduzione dei rifiuti. Con 39 tonnellate per ogni milione di euro prodotto (5 in meno del 2008) siamo i più efficienti in Europa, di nuovo molto meglio della Germania (65 t). Nella riduzione delle emissioni in atmosfera siamo secondi tra le cinque grandi economie comunitarie (113 tonnellate Co2, ultimi dati disponibili 2012), dietro solo alla Francia (91 t, in questo caso favorita dal nucleare) e davanti alla Germania.

Italia leader europeo nel riciclo industriale: a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili su scala europea, nel nostro Paese sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 23).

Riciclaggio nei cicli produttivi che ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ed emissioni per circa 55 milioni di tonnellate di Co2. L’Italia è inoltre tra le principali economie europee, seconda solo alla Germania, in termini di percentuale di riciclo e di recupero di rifiuti di imballaggio, facendo meglio di Spagna, Francia e Regno Unito.

Ed ecco la geografia degli eco-investimenti. La Lombardia è la regione che guida la classifica regionale per numero di imprese green: quasi 71.000 casi che rappresentano poco meno di un quinto del totale. Seguono a distanza Veneto e Lazio, che si attestano sulle quote di 34.770 e 31.010 imprese green; Emilia Romagna e Campania, rispettivamente con 30.710 e 27.920 realtà; Piemonte (27.330), Toscana (26.770), Puglia (23.300), Sicilia (22.520) e Marche (10.800).

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