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Cooperazione trentina, muro contro muro tra vertici e sindacati: sciopero giovedì 8 giugno

Protesta sindacale all’assemblea della Federazione. Simoni: una provocazione che non facilita il dialogo

Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina

 

Trento – Almeno 120 euro netti in meno nella busta paga mensile per i quasi 1.900 lavoratori delle famiglie cooperative trentine. E’ il risultato della disdetta unilaterale del contratto integrativo provinciale da parte della Federazione della Cooperazione. Una disdetta contro la quale Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato una giornata di sciopero per dopodomani, giovedì 8 giugno.

“La cooperazione ha in testa un solo obiettivo che è la riduzione del costo del personale. Noi ragioniamo in un contesto che è completamente diverso. la richiesta è quella di aprire un tavolo dando equilibrio alla trattativa e pari dignità ai lavoratori al tavolo”. Così fotografa la situazione Lamberto Avanzo della Cisl, parole cui fa eco Walter largher – Uil – che parla di degrado delle relazioni sindacali con la cooperazione. E a rendere più complessi i rapporti tra i sindacati e via Segantini è arrivata anche la prima sentenza del giudice che ordina il reintegro di alcuni dei magazzinieri Sait licenziati la scorsa estate.

La replica di via Segantini

Simoni: siamo sconcertati, finora sempre relazioni costruttive con i sindacati. Le Famiglie cooperative offrono lavoro di qualità, uniche in Italia ad avere un contratto integrativo. Però possono mantenerlo solo in condizioni di sostenibilità economica. Ceschi: strumentale mettere in discussione il modello cooperativo. Monfredini: il contenimento dei costi è un tema irrinunciabile.

Un fatto grave e una forzatura inaccettabile. Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina, interviene in maniera netta in merito alla protesta delle organizzazioni sindacali del consumo che manifesteranno davanti al palazzo della Cooperazione nel giorno della assemblea elettiva, domani giovedì 8 giugno. Lo ha fatto convocando una conferenza stampa insieme al vicepresidente Italo Monfredini e al direttore generale della Federazione Alessandro Ceschi.

Come noto, le federazioni sindacali che sono impegnate in una trattativa per il rinnovo del contratto integrativo delle Famiglie Cooperative, hanno convocato una manifestazione per domani pomeriggio davanti alla sede della Federazione, in concomitanza con l’assemblea elettiva che riguarda tutti i settori cooperativi, spostando la protesta quindi sull’intero movimento cooperativo, accusato di comportamenti poco coerenti con i propri valori di solidarietà e rispetto per le persone.

“Una provocazione che ci lascia sconcertati e molto perplessi – ha affermato Simoni – perché la Federazione in questi anni ha sempre mantenuto un rapporto di correttezza nella gestione di tutte le vertenze, tanto che sono decine i contratti firmati nei vari settori con le parti sindacali nell’ultimo triennio. Una forzatura che non rende giustizia di tutte le relazioni positive che abbiamo instaurato. L’iniziativa avrà sicuramente un forte richiamo mediatico, ma non favorirà il dialogo. Il sindacato ha ripetutamente rifiutato di partecipare al tavolo di confronto. Evidentemente alla contrattazione preferisce il clamore delle manifestazioni di protesta”.

“Il contenimento dei costi è il tema principale – ha aggiunto il vicepresidente e referente delle relazioni sindacali Italo Monfredini. – È interesse delle cooperative remunerare in maniera equa e riconoscere premialità ai propri collaboratori, ma questo non deve andare a scapito della sostenibilità delle imprese”. Per il direttore della Federazione Alessandro Ceschi, non è accettabile che si attacchi un modello di relazioni sindacali che finora ha portato a numerosi contratti firmati e altrettante situazioni critiche risolte. Sempre confrontandosi ai vari tavoli di contrattazione. Consideriamo strumentale l’attacco al nostro modello cooperativo, alla sua storia e ai suoi valori”.

Come è nata la vicenda

Nello specifico, la situazione conflittuale ha origine dall’interruzione del negoziato sul rinnovo del Contratto integrativo provinciale delle cooperative di consumo, che si è consumata all’inizio del mese di febbraio scorso. La trattativa si era arenata sul riconoscimento di cinque anni di arretrati su scatti di anzianità e permessi retribuiti. Non dovuti secondo la delegazione della Federazione, condizione preliminare per sedersi al tavolo secondo il sindacato. Posizioni inconciliabili.

L’adesione alla proposta sindacale avrebbe comportato costi insostenibili per il sistema, che già è in difficoltà con oltre la metà delle Famiglie Cooperative che hanno chiuso l’ultimo anno in perdita. A questo punto, per la delegazione delle cooperative di consumo la scelta è stata quella di disdettare il contratto integrativo, con l’obiettivo di porre le basi per una sostanziale revisione della struttura delle voci salariali integrative, in direzione della sostenibilità delle imprese. Allo stesso tempo, le cooperative di consumo hanno deciso unilateralmente di erogare dal primo gennaio 2023 la maturazione degli scatti di anzianità e la misura piena dei permessi dal primo gennaio di quest’anno, onde mantenere una coerenza con le disponibilità rappresentate dalla nostra delegazione, lasciando sospesa la questione degli eventuali arretrati.

Da fisso a variabile

La proposta della cooperazione è di rimodulare le voci retributive del contratto integrativo attualmente previste come fisse, facendole diventare quote salariali variabili, in quanto erogabili solo a fronte del positivo andamento del conto economico della cooperativa (utile netto). Ciò è nella natura e nelle finalità stesse della contrattazione integrativa in generale. È invece compito del Contratto collettivo nazionale di lavoro (è in corso di rinnovo anche il CCNL della distribuzione cooperativa) recuperare il potere d’acquisto delle retribuzioni (inflazione) e prevedere una retribuzione idonea a garantire un equo compenso delle prestazioni lavorative e una vita dignitosa ai lavoratori e alle loro famiglie.

 

 


In breve

Cassa Centrale Banca: l’Assemblea dei soci approva il bilancio 2022. Si è riunita oggi a Bologna l’Assemblea dei Soci di Cassa Centrale Banca per l’approvazione del bilancio separato e la presentazione del bilancio consolidato e della Dichiarazione consolidata di carattere Non Finanziario, riferiti al 31 dicembre 2022. L’esercizio 2022 si è chiuso con un utile netto consolidato di 562 milioni di Euro, in aumento del 70% rispetto all’anno precedente, risultato di una forte crescita organica realizzata dalle Banche sul territorio e dalle Società di prodotto a servizio del Gruppo. Il risultato è stato raggiunto dopo avere aumentato all’81,8% (dal 73,6% di fine 2021) la copertura dei crediti deteriorati con un conseguente calo allo 0,9% dell’NPL ratio netto, che colloca il Gruppo tra i best performer del sistema bancario italiano in termini di qualità degli attivi. Lo sviluppo dell’attività si è realizzato innanzi tutto in termini di volumi intermediati: in particolare i crediti lordi alla clientela hanno superato i 50 miliardi di Euro (+3,6% annuo), la raccolta diretta ha raggiunto i 67 miliardi di Euro (+3,2%) e la raccolta indiretta i 36 miliardi di Euro (+2,2%). Di grande significato lo sviluppo del risparmio gestito sostenibile, sia nei comparti dei fondi comuni NEF che nelle Gestioni Patrimoniali, con masse gestite per quasi 9 miliardi di Euro.

 

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