Robert Francis Prevost nuovo Papa, sarà Leone XIV
Classe 1955, è nato a Chicago: “Vogliamo essere Chiesa missionaria che costruisce ponti e dialogo'”. Boato in piazza San Pietro quando cita Bergoglio. Domani prima messa in Sistina, domenica primo Regina Coeli. Fumata bianca, eletto il nuovo Papa: le campane e la festa a San Pietro – Video. Papa Leone XIV, Mattarella: “Italia garantirà impegno per pace”. Meloni: “Guarderemo a lei come guida”

NordEst (Adnkronos) – Robert Francis Prevost, 70 anni, è un cardinale di Curia, vicino a Bergoglio. Dal 2023 è prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nello stesso anno ha ricevuto la porpora. Nato a Chicago da una famiglia di origine francese, agostiniano, si è laureato in Diritto canonico. Dall’85 al 1999 è stato missionario in Perù. Tornato a Chicago, nel 2001 è diventato priore dell’Ordine di Sant’Agostino, carica che ha tenuto fino al 2013. In quell’anno è tornato in Perù, come vescovo di Ciclayo.
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Bergoglio lo ha chiamato a Roma nel 2023. Il vescovo statunitense, che parla correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese, in Perù aveva dimostrato una particolare attenzione agli emarginati e ai migranti, molto apprezzata da Francesco.
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La vicinanza delle Chiese del NordEst
Il Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, e gli Arcivescovi e Vescovi della Regione ecclesiastica salutano con gioia l’elezione del Cardinale Robert Francis Prevost a Vescovo di Roma. Uniti nel vincolo della comunione assicurano, insieme alle Chiese affidate alla loro cura pastorale, il sostegno della preghiera per Papa Leone XIV attraverso la potente e materna intercessione della Vergine Maria affinché, sostenuto dallo Spirito Santo, il suo ministero petrino sia ricco di abbondanti frutti per la pace e il bene della Chiesa e del mondo.
Il messaggio del Patriarca Moraglia
“Ringraziamo il Signore e gioiamo – scrive il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia – per il dono di questo Papa che, certamente, non era nel novero dei nomi più gettonati e tuttavia è un uomo conosciuto e che conosce bene la Curia Romana – in quanto già prefetto del Dicastero dei Vescovi – pur non essendo un “prodotto” della Curia. Si tratta di un religioso agostiniano, già missionario, che è stato anche vescovo di una piccola diocesi del Sud America, in Perù. È un figlio di sant’Agostino che ha studiato a Roma e padroneggia bene l’italiano. Una figura che ha accettato la croce del pontificato, al di là di ogni retorica e con uno sguardo sereno, anche se teso ed emozionato, e ha pronunciato delle parole che non provenivano dalla circostanza o dal desiderio di piacere. Il nome che ha scelto indica una grande continuità ecclesiale. Il primo Papa Leone, che ricordiamo con il titolo di Magno, ha affrontato un’epoca drammatica; pensiamo all’incontro con Attila e pensiamo anche alle tensioni all’interno della Chiesa, soprattutto in ordine alle dispute teologiche su Cristo. Questo vuol dire che Leone XIV è un Papa che guarda al mondo con una presenza ecclesiale e non con lo sguardo di un politico. Infatti ha rivolto subito a tutti il saluto pasquale del Cristo Risorto – “La pace sia con tutti voi!” – precisando immediatamente questo riferimento al Signore. Ciò vuol dire che non vi può essere vera pace dei popoli se non vi saranno dei cuori pacificati. Importante è stato, infine, il richiamo alla preghiera che è di tutti, anche dei più umili, dei più piccoli, degli anziani: l’Ave Maria. La Vergine, nel cenacolo, ha atteso con i discepoli il dono dello Spirito Santo e mi piace pensare alla Sistina come ad un cenacolo che ha atteso il dono dello Spirito. Auguriamo al Santo Padre di sentire il bene e l’affetto di tutta la Chiesa. Non gli faremo mancare i nostri piccoli aiuti – conclude il Patriarca – che sono importanti per un pastore il quale ha la consapevolezza – tutta agostiniana – di essere con noi cristiano e per tutti noi vescovo”.
Il saluto dalla Basilica del Santo
«Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam, eminentissimum et reverendissimum dominum Robert Francis Prevost, qui sibi imposuit nomen Leone XIV». Dopo l’attesa fumata bianca, queste le parole del cardinale decano che, terminato il conclave, ha annunciato al popolo di Dio l’elezione del nuovo pontefice. Con grande gioia, i frati della Pontificia Basilica di Sant’Antonio di Padova salutano il Santo Padre Leone XIV e lo sostengono nella loro preghiera per la sua missione di pace, amore e servizio alla Chiesa e al mondo. Così il rettore, padre Antonio Ramina: «Dalla Pontificia Basilica di Sant’Antonio i frati, in comunione con gli innumerevoli amici del Santo, pellegrini e fedeli sparsi in tutto il mondo, rendiamo grazie al Signore per il dono del nuovo pontefice, il Santo Padre Leone XIV. Preghiamo per lui, per il suo ministero, perché possa essere sostenuto dalla luce dello Spirito Santo e possa trovare nel popolo di Dio la disponibilità a lasciarsi guidare sulle strade del Vangelo e della Carità. Come da sempre ci insegna sant’Antonio, Vangelo e Carità rimarranno i due “pilastri” su cui si regge a nostra vita di credenti in Gesù Cristo. All’intercessione del Santo affidiamo dunque il nuovo papa, affinché come padre buono e sollecito possa guidarci su questa strada, già segnata da papa Francesco in modo chiaro e deciso: soltanto dall’amore al Vangelo e dalla Carità che ci dimostriamo a vicenda possono svilupparsi semi di pace per tutti, quella pace che da tanto tempo invochiamo con fiducia e che, ne siamo certi, sarà anche una priorità per papa Leone XIV».
Da prefetto per i vescovi, ha nominato centinaia di prelati, forgiando una generazione di religiosi “bergogliani”, aperti e progressisti. Prevost si è guadagnato fama di cardinale schivo ed equilibrato. Nel 2023 ha gestito insieme al segretario di stato Parolin la grana del Cammino sinodale tedesco: un dibattito interno alle diocesi germaniche.
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Le votazioni
Le votazioni per scegliere il nuovo Papa erano riprese giovedì. I cardinali elettori si sono ritrovati alle 8 nel Palazzo Apostolico, per celebrare messa e lodi nella Cappella Paolina. A seguire si sono ritirati in Sistina per recitare l’Ora media e procedere poi alle prime due votazioni. Poco prima delle 12 di giovedì la seconda fumata nera. Verso le 18 di giovedì sera, la fumata bianca definitiva.
L’inizio del Conclave
La riunione dei cardinali, che eleggerà il 267esimo Pontefice della storia della Chiesa cattolica, si è aperta mercoledì alle 16.30. In più di 5mila per la messa ‘pro eligendo Papa’. In serata piazza gremita, ma la fumata è stata nera.
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“Tra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre ‘casa e scuola di comunione'”, ha ammonito il cardinale decano Giovanni Battista Re nella messa ‘pro eligendo Papa’ nella basilica di San Pietro, a cui hanno partecipato oltre 5mila fedeli. “È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa – ha osservato il porporato – è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo. Ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa”.
“L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna”, ha quindi ricordato aggiungendo: “I cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove – come dice la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis – ‘tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato’. Nel Trittico Romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le ‘somme chiavi’ nelle mani giuste”.

“Preghiamo perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità. Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”, è stata l’invocazione.
Prima fumata nera
Alle 16.15 di mercoledì, i cardinali si sono ritrovati nella Cappella Sistina, dopo il canto del ‘Veni Creator’ e l’invocazione dello Spirito Santo. Quindi, pronunceranno il giuramento. La formula latina dell’Extra omnes, pronunciata dal maestro delle cerimonie, mons. Diego Ravelli, darà il via al Conclave e alla clausura dei porporati. I 133 cardinali elettori ascolteranno la catechesi del cardinale Raniero Cantalamessa. Quindi, ci sarà la prima votazione. A presiedere il Conclave il cardinale Pietro Parolin. La prima fumata era prevista attorno alle 19 ma è arribata verso le 21. Nei giorni successivi, salvo elezione del nuovo Papa, ci saranno due fumate al giorno: una a metà mattina (verso le 12) e una nel tardo pomeriggio (indicativamente le 17.30). Se si raggiunge la maggioranza dei due terzi, la fumata sarà bianca e il mondo saprà che il 267esimo Papa è stato eletto. All’interno della Sistina, una stufa brucia le schede dopo ogni scrutinio. Dal 2005, per evitare confusioni, il fumo nero (niente elezione) è prodotto mescolando le schede bruciate a cartucce chimiche a base di perclorato di potassio, antracene e zolfo. Il bianco (eletto il Papa) si deve all’aggiunta di lattosio e clorato di potassio.

Cellulari ‘schermati’ per evitare fuga notizie
Dalle 15 di mercoledì “tutti gli impianti di trasmissione del segnale di telecomunicazione per cellulare radiomobile presenti nel territorio dello Stato della Città del Vaticano saranno disattivati”. Lo ha comunicato l’ufficio di presidenza del Governatorato. “Il ripristino del segnale sarà effettuato all’annuncio dell’avvenuta elezione del Sommo Pontefice”. Una misura volta a scongiurare fughe di notizie.
Quanto tempo serve
Guardando all’elezione degli ultimi Pontefice, la convergenza sulla persona da eleggere si è trovata in due-tre giorni. Nel dettaglio, per l’elezione di Paolo VI – nel 1963 – sono occorsi tre giorni: dal 19 al 21 giugno e quattro fumate. La scelta di Giovanni Paolo I è arrivata dopo due giorni il 26 agosto del 1978 (quarto scrutinio, seconda fumata). Giovanni Paolo II è stato eletto in tre giorni il 16 ottobre 1978 alla quarta fumata. L’elezione di Benedetto XVI è avvenuta nel secondo giorno di conclave, il 19 aprile 2995 al quarto scrutinio. Per papa Francesco, i cardinali si ritrovarono in conclave il 12 marzo 2013. Il suo nome uscì il 13 marzo, al quinto scrutinio.
I cardinali elettori
I cardinali elettori hanno potuto prendere possesso della loro stanza a Casa S. Marta assegnata attraverso il sorteggio. Poiché le stanze della residenza dove ha vissuto Papa Francesco per dodici anni – la sua stanza, la 201 resterà sigillata – non bastano per tutti i cardinali e per gli officiali e gli addetti a vario titolo che gravitano attorno alla macchina organizzativa del conclave (lunedì il giuramento di segretezza di un centinaio di persone), alcuni di loro risiedono nell’edificio adiacente di S. Marta vecchia.

Ogni volta che faranno ritorno a S. Marta per i pasti e il riposo, le 133 porpore si potranno spostare a piedi da S. Marta alla Sistina percorrendo via delle Fondamenta o accompagnate su un apposito bus e percorreranno ogni volta un tragitto di un chilometro. Per tutto il tempo del Conclave i telefonini saranno schermati nelle aree interessate dal conclave: la misura non riguarderà Piazza San Pietro.