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Comunità di Valle in Trentino, via libera alla Riforma: un compromesso che non convince

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Gli organi delle Comunità di valle (per i quali rimarranno le indennità) non saranno più eletti dai cittadini ma indicati dai consigli comunali, saranno obbligatorie le gestioni associate dei servizi per i municipi sopra i tremila residenti, mentre le fusioni di Comuni sono solo incoraggiate. Fra le novità il nuovo status attribuito a Rovereto che sarà un ambito a sé

PRIMA SEDUTA NUOVO CONSIGLIO PROVINCIALE DOPO ELEZIONI 2013

Trento – Secondo molti sindaci e amministratori dei Comuni trentini, con questa riforma, “la Provincia decide di non decidere”, cambiando poco o nulla, per non scontentare nessuno. Con 21 sì, 6 no (Borga, Civettini, Fugatti, Fasanelli, Degasperi, Bezzi) e 5 astenuti (Giovanazzi, Simoni, Viola, Zanon, Bottamedi) è stato approvato il disegno di legge Daldoss sulla riforma istituzionale in Trentino.

Daldoss, una riforma che si basa sulla partecipazione democratica

L’assessore Carlo Daldoss ha ringraziato la struttura, la maggioranza anche se ci sono state diversità di vedute, e la minoranza. “Una legge che – ha detto – non ho mai considerato epocale. Ma che dà una base definita e chiara per chi affronterà le elezioni amministrative. Rivolto a Borga ha detto che non si vogliono obbligare i comuni alle fusioni ma fare in modo che i cittadini possano esprimersi democraticamente. L’assessore ha ricordato il referendum della Predaia dove ha votato l’80% dei cittadini.

Rossi, nessuna rottamazione: si è migliorato ciò che già funziona

Il Presidente Ugo Rossi ha affermato: “Non so se questa è una riforma epocale ma sono certo che questa è una vera riforma che si realizza anche con mediazioni, giuste quando si parla di regole del gioco. Una riforma che realizza un obiettivo di legislatura”. E lo fa nel verso della concretezza, cioè dei bisogni dei cittadini e di una visione dell’Autonomia che non rappresenti uno stato in miniatura ma una comunità. Per questo le comunità sono un ruolo politico e istituzionale che questa riforma rende più snelle e al tempo stesso recupera un maggior protagonismo dei comuni. “Perché si doveva fare una riforma? Perché – ha detto il Presidente della Pat – c’è la necessità di avere un respiro comunitario. Le comunità, ha detto, non rimangono perché qualcuno in maggioranza le voleva, ma perché nel programma avevamo detto che le avremo snellite e semplificare per farle funzionare meglio ed essere capite dai cittadini. Parlare di fusioni fino a 4 – 5 anni fa – ha aggiunto – era un tabù oggi è un tema che va al di là delle mode. L’autonomia deve essere più semplice e più snella ma sempre su una base democratica. Per questo – ha concluso – non ci sentiamo i killer dei comuni”. Infine Ugo Rossi ha aggiunto che “questa non è la riforma nella quale i comuni realizzano una vittoria nei confronti delle comunità, qui non vince e non perde nessuno”. Gli amministratori, ha detto inoltre, si trovano ora di fronte ad una sfida: salire sui campanili e guardare il campanile di fronte e progettare un futuro. Una riforma che valorizza le identità. Basti pensare all’esempio dell’Alto Adige. Altra svolta, secondo Rossi, l’assetto della finanza locale in una logica di utilizzo razionale delle risorse. Una riforma – ha concluso – che garantisce l’equilibrio tra centro e periferia, il policentrismo del Trentino. La scelta di fare riforme che non abbiano la facile presa della rottamazione ma che aggiungano il meglio a ciò che già funziona bene”.

Civettini: unico dato positivo, Rovereto

Nel pomeriggio le dichiarazioni di voto sono state aperte da Claudio Civettini (Lega) che ha ribadito la totale contrarietà della Lega alle comunità. Contrarietà che si è espressa anche con un referendum che, a suo dire, è stato boicottato. Non a caso con questa riforma si prende atto del fallimento della legge del 2006. Una legge correttiva che è un compromesso al ribasso nella minoranza e fa ulteriore danno togliendo risorse ai comuni e mantenendo le Comunità di valle che sono diventate ancor di più indefinite e rimangono dei costi. Una riforma fatta in fretta non per motivi di risparmio, ma perché c’è una sentenza pendente e perché ci sono le elezioni. Non c’è stato il coraggio di ripensare l’intero assetto istituzionale del Trentino da qui ai prossimi 30 anni. Da parte della minoranza, ha aggiunto, non c’è stata alcuna resa. Unico segnale positivo la definizione della Comunità della Vallagarina. Ma un ragionamento andrà fatto anche sul Comun general de Fasha. Civettini, infine, ha annunciato il voto contrario della Lega.

Degasperi: si doveva fare marcia indietro sulle comunità di valle

Filippo Degasperi (5 Stelle) ha affermato che le nuove comunità di valle rimangono e si tratta di un ente a scadenza perché la sentenza della Consulta dirà la sua. Gli interventi sui comuni della legge Daldoss sono contrari allo Statuto e anche questi passeranno al vaglio della Corte. Ci sono obiettivi condivisibili, ha aggiunto, ma su dei principi che non si possono con dividere: ad esempio quello in base al quale i comuni improvvisamente sono diventati un costo. Quei comuni che in Italia e in Europa sono sempre stato meccanismi di tutela dai poteri centrali. “Si minano i comuni – ha detto Degasperi – nella terra dove la civiltà comunale è nata”. Meglio sarebbe stato un incentivo alle unioni. Con questa riforma si rimane comunque con cinque livelli istituzionali e quindi sarebbe servito più coraggio. Il Trentino, ha affermato inoltre il consigliere, con comuni e Pat sarebbe già stato in grado di governare il territorio. Ci voleva quindi il coraggio di fare marcia indietro dalle comunità di valle che si sono dimostrate inutili. Degasperi ha annunciato il suo voto contrario.

Fasanelli: preoccupa il futuro dei comuni

Massimo Fasanelli (Misto) ha ribadito il no alle comunità di valle, una contrarietà che, ha sottolineato, non è contrarietà agli uffici delle comunità che lavorano bene. Il punto di riferimento è la gestione associata dei servizi quindi creare una comunità di valle come organo politico non ha senso. Fasanelli si è detto preoccupato per il futuro dei comuni. “Non vorrei trovarmi a fare il sindaco – ha detto – nei prossimi anni”. Mi auguro, ha aggiunto, che il presidente delle comunità sia sempre un sindaco.

Simoni, grave errore portare gli usi civici nelle gestioni associate

Per Marino Simoni (PT), annunciando l’astensione, ha detto che questa legge non ha avuto il coraggio di superare le comunità di valle. Simoni ha auspicato che si trovi il modo di mantenere l’identità dei comuni trentini portando queste radici nei nuovi comuni. L’aspetto più critico, secondo il consigliere di Pt, è quello della finanza locale. Poi c’è stato l’errore di cancellare la conferenza permanente comuni – Pat. Errore ancor più grave è stato quello di inserire i beni demaniali e il patrimonio nelle gestioni associate. Un errore perché beni civici e malghe sono sentite dalla nostra gente come un bene collettivo. Marino Simoni ha auspicato che le comunità vadano nelle mani dei comuni.

Giovanazzi, questa è solo una tappa non un traguardo

Nerio Giovanazzi (AT) ha annunciato l’astensione, ed ha ricordato che la legge del 2006 ha causato un conflitto tra comuni e comunità. Questa nuova legge limita comunque l’autonomia dei comuni e questo viene fatto da un ente, le comunità, che la Costituzione non riconosce. Sul piano delle economie sarebbe stato meglio introdurre i costi standard. Questo ddl, secondo Giovanazzi, rappresenta una tappa e non un traguardo. Gli usi civici, anche se spesso sono andati in contrasto con i comuni, legano la gente al territorio ma questa legge va in senso contrario. Giovanazzi ha annunciato l’astensione e ha espresso apprezzamento per l’assessore Daldoss.

Bottamedi, bene le fusioni ma le comunità sono un aborto

Manuela Bottamedi (Misto) ha motivato il suo voto di astensione affemando che c’è una parte della legge, con quella regionale, spinge alla fusione dei comuni. Fusione, secondo la consigliera, che fa rima con visione, ottimizzazione delle risorse e responsabilità. Dall’altra mantiene le comunità di valle, sulle quali mantiene il suo no. No all’aborto che esce da questa legge. Dove c’è un sindaco presidente si va verso qualcosa che assomiglia ad un associazione di comuni con in più degli organismi che appesantiscono tutto. Comunità che non dureranno molto, secondo Bottamedi.

Passamani, si è salvato il cuore della legge del 2006

Per Gianpiero Passamani (UpT) annunciando il voto positivo, quello che si è concluso è stato un percorso non facile e l’obiettivo dell’Upt non è stato quello di difendere qualcosa o qualcuno ma difendere delle idee. Evidentemente, se c’è stato il bisogno di cambiare, la legge del 2006 non ha funzionato. Ma della riforma di Dellai sono rimaste alcune cose fondamentali: tra tutte far restare le competenze politiche sui territori. Un fatto ben diverso dai comprensori che avevano solo delle deleghe. Sulle fusioni Passamani ha detto che non devono essere fatte a tutti i costi, non imposte ma fatte nascere dal basso. Sulle gestioni associate bisogna puntare a dare livelli più alti dei servizi. Sulla governance, sul presidente terzo, non c’è stata una retromarcia. Va bene aprire la possibilità di un sindaco, ma la scelta deve essere politica. Perché sarà comunque difficile vedere un sindaco presidente. Anche perché la Comunità non gestisce deleghe ma competenze.

Borga, Daldoss passerà per il killer dei comuni

Rodolfo Borga, dichiarando il proprio no, ha detto che si è chiuso il primo incontro in attesa del secondo che si svolgerà in consiglio regionale. La legge del 2006, ha ricordato, sarebbe stata fatta saltare dalla Corte Costituzionale. La fretta della maggioranza è dipesa innanzitutto da questo timore. Comunque, anche con questa legge i rischi di una bocciatura della Consulta rimangono: la terzietà delle Comunità, il sistema di voto, il ruolo politico. La situazione della val di Fassa per Borga rimane certamente anticostituzionale e quindi non si capisce perché non si è intervenuti anche su Fassa. Inoltre, nessuno può dire che quella del 2006 è stata una riforma utile. Mentre, allora, era tutto un peana: il Trentino era un modello su tutto. Compresa l’operazione delle Albere, la riforma dell’Itea o l’area ex Italcementi. Dopo gli applausi sono arrivate le critiche e anche per questo si è arrivati a questa legge. “Ma il principale obiettivo, per il quale – ha detto – Daldoss passerà per il killer dei comuni trentini”, ottenendo comunque consenso come quello che ottiene Renzi tagliando 4 miliardi alle regioni, ed è di arrivare a 100 comuni. E questo dopo aver detto per anni che i comuni sono la base dell’autonomia trentina”. Riduzione dei comuni e riduzione del personale. L’obbligo della gestione associata, anche dove non conviene, ha, per Borga, come obiettivo la morte lenta dei piccioli comuni attraverso il calo del personale. Così come le fusioni dei comuni come sono concepite in questa legge. Borga ha ricordato che la legge regionale può già chiudere i comuni sotto i mille abitanti. Perché, ha chiesto, non si prende una decisione e si fa subito?

La Giunta, ha detto in sintesi Borga, è centralista come il governo nazionale. Una logica contraria alla nostra storia. “Voi – ha detto – state dando un calcio alla nostra storia. Nessuno mi convincerà mai che i problemi economici vengono da comuni che costano 30 mila euro! Questa è solo un’operazione demagogica!”

Kaswalder, nessuna azione di forza nei confronti dei comuni

Walter Kaswalder (Patt), annunciando un sì convinto, ha detto che nessuno vuol fare un’azione di forza nei confronti dei comuni, ma, attraverso le fusioni, mantenere alta la qualità dei servizi. La sensibilità della Giunta nei confronti dei territori più difficili c’è e lo dimostrano le deroghe per le gestioni associate. Il consigliere del Patt ha apprezzato l’atteggiamento della minoranza ed ha ricordato la sua contrarietà alla legge del 2006.

Manica, tre parole per descrivere la riforma: autonomia, coraggio semplificazione

Alessio Manica (Pd) ha detto che è stato fatto un buon lavoro anche cogliendo le osservazioni intelligenti della minoranza. Il capogruppo Pd si è complimentato con l’assessore e ha riassunto il senso della riforma con tre parole: autonomia, coraggio e semplificazione. Autonomia perché si mantiene il livello istituzionale più idoneo per il Trentino nel solco della legge del 2006. La comunità di valle rappresenta la peculiarità del Trentino. Coraggio perché si ha il coraggio di agire su costi e efficienza. La semplificazione, infine, è stata la bussola di questo disegno. Se si spinge sulle gestioni associate è perché da un comune all’altro non cambino le qualità dei servizi. Approvazione convinta del Pd a questa legge, quindi, per le gestioni associate, le unificazioni, il ruolo di pianificazioni delle comunità.

Bezzi, questa non è certo una riforma epocale

Per Giacomo Bezzi (FI) questa, ha detto, non è certo una riforma epocale come quella di Kessler dei comprensori. L’idea di portare la città nelle valli con i comprensori partiva dall’urbanistica. Ora, con questa legge, il ciclo iniziato da Kessler si chiude, curiosamente con un altro assessore di Vermiglio, ma è cambiata un’epoca. Le comunità non servono a razionalizzare i costi ma, con le comunità, si introdurranno dei podestà di paese che farà da esattore dei voti. Il consigliere di FI ha annunciato il suo voto contrario.

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