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Alluvioni e neve in Veneto, il governo stanzia 27 milioni a fronte degli oltre 553 richiesti

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Presidente Regione: “Segnale insufficiente: non si tratta così una regione che paga anche per gli altri”

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Venezia – Il Consiglio dei Ministri ha stanziato 27 milioni per danni a privati, attività e opere a seguito della dichiarazione di stato d’emergenza per gli eventi atmosferici eccezionali che hanno colpito il Veneto a gennaio e a febbraio dell’anno corrente. Il provvedimento fa seguito alle procedure di dichiarazione dello stato di crisi già attivate a livello regionale.

In particolare, il Presidente del Veneto aveva comunicato nelle settimane scorse la stima definitiva dei danni, comprensiva degli eventi alluvionali e delle eccezionali nevicate che si sono abbattute sulla montagna veneta nel periodo natalizio, per un totale di oltre 553 milioni di euro.
Per quanto riguarda la sola neve nel Bellunese, i Comuni avevano segnalato danni per 15 milioni a privati, alle attività economiche e produttive e alle attività agricole, 19 milioni per interventi di somma urgenza a opere pubbliche e infrastrutture da parte dei Comuni stessi e 29 milioni per interventi di somma urgenza a opere pubbliche e infrastrutture da parte di altri enti (Veneto strade, Gestori telefonia, Enel, Provincia, Sistemi Territoriali, ecc.) per un totale di circa 63 milioni di euro.
Per fronteggiare le spese di prima emergenza, la Giunta regionale aveva stanziato l’11 febbraio 2 milioni, con 130 mila euro destinati alla rimozione delle acque di falda emerse dal terreno di cui100 mila per finanziare iniziative che consentissero la ripresa dell’attività turistica in montagna. In aprile aveva poi stanziato 7 milioni e mezzo per la sistemazione degli arenili erosi e danneggiati dal maltempo e richiesto la declaratoria ministeriale di eccezionale avversità relativa a danni alle opere di bonifica per oltre 96 milioni. Un’ulteriore deliberazione regionale ha riguardato la richiesta di declaratoria per i danni al settore agricolo.
Nel Consiglio dei Ministri dell’11 aprile 2014 è stato dichiarato lo stato di emergenza, senza però che venisse disposto lo stanziamento di fondi. Con Legge nazionale n. 50 del 28 marzo 2014 è stata disposta la sospensione del pagamento dei tributi e dei versamenti contributivi per quanti abbiano avuto l’inagibilità, anche temporanea, della casa di abitazione, dello studio professionale, dell’azienda o dei terreni agricoli.
“Prendiamo atto della decisione odierna del Governo – ha affermato il Presidente della Regione – che considero però soltanto un segnale rispetto ai finanziamenti che ci servono per ripristinare i danni e ritornare alla normalità. Un segnale del tutto insufficiente – ha aggiunto – che dal punto di vista dell’entità rappresenta all’incirca il 5 per cento di quello che occorre. Non è questo il corretto rapporto tra il Governo e una terra che ogni anno lascia 21 miliardi di residuo fiscale attivo a Roma, verosimilmente destinati a chi spreca. Non è questo il modo di rapportarsi con un Regione che ha 1 miliardo 300 milioni bloccati in tesoreria per l’iniquo patto di stabilità. Non è questo il metodo di procedere con una Regione che, prima in Italia, ha adottato un piano complessivo di interventi per la difesa idrogeologica e la sicurezza idraulica, elaborato dal prof. Luigi D’Alpaos, che indica in 2,7 miliardi il fabbisogno per ridurre significativamente i rischi”.
“A Treviso il presidente del Consiglio Matteo Renzi ci aveva detto che eravamo sulla strada giusta e ha aggiunto di avere 2 miliardi per il dissesto idrogeologico che non sa come spendere. Bene – ha ribadito il Governatore del Veneto – gli rinnovo l’invito a darli ai veneti che sanno già come investirli. In alternativa, liberi dal patto di stabilità le risorse per questo piano che è indispensabile per garantire futuro in sicurezza al nostro territorio e alla nostra gente, che produce ricchezza anche per gli altri”.
“La battaglia quindi continua – ha concluso il Presidente – affinché venga stanziata interamente la somma richiesta e affinché venga riconosciuto al Veneto e al suo sistema produttivo ed economico quanto gli spetta”.

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