Al Buonconsiglio la prima retrospettiva su Cipper: “il Tedesco”
È visitabile fino al 14 settembre 2025 al Castello del Buonconsiglio di Trento la mostra “Il teatro del quotidiano”. I curatori affermano: «Cipper dipingeva con libertà di tratto, scene di vita quotidiana, di cronaca vera. Storie di popolani, tutti protagonisti su un palcoscenico, quello della vita, dove a essere rappresentata non è la desolazione ma la vitalità e il divertimento»

di GianAngelo Pistoia
Trento – Finalmente un’ampia, documentata mostra incentrata su un artista, Giacomo Francesco Cipper (Feldkirch, 1664 – Milano, 1736) comunemente noto come il Todeschini (ma firmava i suoi quadri semplicemente come “Tedesco”) le cui opere sono patrimonio dei maggiori musei europei e delle più importanti collezioni d’arte, ma sul quale si continuano ad avere più interpretazioni – talvolta suggestive – che reali certezze.

Con il titolo “Il teatro del quotidiano”, la mostra a cura di Maria Silvia Proni e Denis Ton, è visitabile al Castello del Buonconsiglio a Trento, fino al 14 settembre 2025. Riunisce opere provenienti da una grande raccolta privata milanese e da diversi musei italiani ed esteri e da altri collezionisti. «Non è una monografica pura – sottolineano i curatori – ma propone, accanto ad un vasto corpus di opere del maestro, attivo per lo più a Milano nei primi decenni del Settecento, diverse tele di artisti del contesto, in particolar modo lombardo, che hanno influenzato Cipper o da questi ne hanno tratto ispirazione: Antonio Cifrondi, Felice Boselli, Monsù Bernardo, il Maestro della Tela Jeans, Giacomo Ceruti. Con primizie assolute, come un inedito “Ritratto di pellegrino” di Ceruti e una versione poco nota della “Filatrice” di Pietro Bellotti. Accanto ai dipinti vengono esposti talvolta oggetti che aiutano a capire la concretezza e il legame del pittore con la cronaca e la materia: strumenti musicali, bussolotti da elemosina, …».

Di certo Giacomo Francesco Cipper o, alla tedesca, Zipper, fu un artista vulcanico. Dipingeva, con anticonformismo e libertà di tratto, scene di vita quotidiana, di cronaca vera. Popolani al mercato, contadini, ambulanti, vagabondi, mendicanti, zuffe o lezioni di musica, arti e mestieri, giocatori di carte e morra. Tutti protagonisti su un palcoscenico, quello della vita, dove a essere rappresentata non è la desolazione ma la vitalità e il divertimento. C’è indubbiamente una vitalità quasi provocante nelle sue raffigurazioni che manca in altri: una tavolozza vivace, una spregiudicatezza nei soggetti e una simpatia nei confronti di alcuni personaggi, in particolar modo dell’infanzia.

In queste sue “istantanee” Cipper riesce a cogliere ovunque un movimento e un sorriso, vita non tristezza. In ciò distinguendosi dagli altri pittori di “Pitocchi” e dallo stesso grande Giacomo Ceruti, che pur conosceva vivendo entrambi nello stesso quartiere di Milano. «Le scene di vita quotidiana e le nature morte di Cipper incontrano il gusto della committenza italiana ma non solo. Entrano così a far parte delle raccolte di molte grandi famiglie e casate, in area lombarda e italiana innanzitutto. Nonostante le scene umili, spesso i suoi committenti e collezionisti erano di rango elevato: attraverso le ricerche condotte per la mostra abbiamo scoperto che i suoi dipinti erano nelle gallerie della famiglia Colloredo (Governatore di Milano) e dei Clerici a Milano, di Pietro Mellarede a Torino, e nel Settecento quattro suoi quadri erano già nelle collezioni reali inglesi» sottolineano i curatori. Una “Lezione di musica”, già nel Settecento nella residenza inglese di Richard Temple a Stowe è presente in mostra. Le sue invenzioni sono apprezzate anche in Austria e Germania, Cecoslovacchia, Polonia e persino in Russia. Sono dipinti che colpiscono per il loro realismo, per la capacità di racconto, quasi ad anticipare il moderno fotogiornalismo, ma anche per l’ironia, la benevolenza, la positività dello sguardo con cui l’artista coglie le situazioni. Cipper racconta la miseria ma non indulge sull’abbruttimento.

Il successo porta l’artista a “riscrivere” i suoi dipinti e stimola altri artisti, meno fantasiosi e dotati, a ispirarsi a essi o copiarli. Per questo ancora oggi il mercato è invaso da opere attribuite al maestro, inquinandone la grandezza e la figura, che questa importante mostra “Il teatro del quotidiano” allestita al Castello del Buonconsiglio di Trento intende mettere correttamente a fuoco.
Chi era Giacomo Francesco Cipper
Nato a Feldkirch, in Austria, nel 1664, Giacomo Francesco Cipper si trasferì da giovane a Milano, dove risedette stabilmente dal 1696. Nel 1693 probabilmente partecipò, con Giovanni Battista Colomba, alla decorazione della chiesa di Czerniakòw, presso Varsavia. Concluso il breve soggiorno polacco e tornato nella penisola, il pittore si specializzò nel genere della natura morta, divenendone uno dei maggiori interpreti nel Nord Italia di fine Seicento.

Autore assai prolifico, si dedicò anche alla realizzazione di vivaci scene popolaresche di interni con giocatori, bari e bevitori, di esterni con risse e mendicanti o scene di mercato, e di figure singole con animali immersi nella vegetazione. Questo tipo di produzione lo accosta al più noto Giacomo Ceruti e al naturalismo lombardo dell’epoca: Cipper era abituale frequentatore di Ceruti e, nel secondo decennio del Settecento, risiedeva presso la medesima parrocchia milanese di S. Vito al Pasquirolo. Il pittore austriaco si spense a Milano nell’autunno del 1736.
Il Castello del Buonconsiglio
Il Castello del Buonconsiglio è uno degli edifici più conosciuti di Trento e uno tra i maggiori complessi monumentali del Trentino-Alto Adige, grazie alla sua bellezza e alla sua storia legata al Concilio di Trento. La sua attuale configurazione è il risultato di una plurisecolare aggregazione edilizia: sono infatti ben distinguibili sezioni e strutture, risalenti a secoli diversi. Il castello del Buonconsiglio rappresenta uno dei più grandi complessi fortificati delle Alpi. La parte più antica è quella di gusto romanico, rappresentata dal nucleo duecentesco del Castelvecchio (che venne poi ricostruito nel 1440) e dell’ampio torrione circolare chiamato torre d’Augusto. In una fase successiva, tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, la struttura venne profondamente modificata dai principi vescovi Giorgio di Liechtenstein e Giovanni IV Hinderbach. Il primo collegò al Castelvecchio la torre Aquila, che fece affrescare dal pittore boemo Venceslao con il “Ciclo dei Mesi”, uno straordinario esempio di gotico Internazionale. Giovanni IV Hinderbach fece costruire la grande merlatura e il loggiato di gusto gotico-veneziano.

Nel 1500 il cardinale Bernardo Clesio, impegnato in un progetto di ristrutturazione e riqualificazione urbanistica dell’intera città, fece edificare a sud del complesso una costruzione rinascimentale, il Magno Palazzo, nuova dimora dei principi vescovi, affrescata da Dosso Dossi, Battista Dossi e da Girolamo Romanino. In età barocca, il vescovo Francesco Alberti Poia costruì la Giunta Albertiana, struttura che permette la comunicazione diretta fra la sezione medievale e il Magno Palazzo.

Nel 1796 la città venne invasa dalle truppe napoleoniche e l’ultimo principe vescovo, Pietro Vigilio Thun, lasciò il castello e si rifugiò nella fortezza di famiglia in Val di Non. Con la secolarizzazione del Principato vescovile di Trento e la sua annessione alla contea del Tirolo, il Buonconsiglio si ridusse da sede di rappresentanza a caserma militare austriaca. Prima dell’inizio della Grande Guerra, il castello divenne parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). Durante la prima guerra mondiale nel 1916 la sala del Tribunale – la cinquecentesca Stua della Famea – fu sede del processo agli irredentisti Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Dopo la sentenza, che sanciva la condanna a morte per alto tradimento i tre irredentisti vennero giustiziati nel prato tra il castello e le mura poste ad est. Nel 1918 lo Stato Italiano divenne proprietario del Castello, che passò alla Provincia autonoma di Trento nel 1974. Oggi i diversi ambienti del castello ospitano le collezioni provinciali d’arte, suddivise nelle sezioni d’archeologia, d’arte antica, medievale, moderna e contemporanea. Il complesso stesso del Buonconsiglio ha assunto nel 1992 la denominazione ufficiale di “Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali” e forma una rete di esposizioni artistiche diffusa su buona parte del territorio trentino. Essa si articola infatti in tre altri importanti castelli, il castello di Stenico nelle Giudicarie, il castel Beseno a Besenello in Vallagarina e il castel Thun in val di Non. L’articolazione territoriale del Museo in complessi monumentali di tali qualità architettoniche e artistiche, ne fa un unicum a livello italiano.