NordEst

Val di Fassa, Siglato il patto per il Catinaccio

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Il documento – Siglato dal vicepresidente ed assessore all’ambiente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher e dall’assessore provinciale all’urbanistica ed enti locali, Mauro Gilmozzi, che segna l’avvio di un percorso per la creazione di una rete di enti ed istituzioni a salvaguardia

All’interno di questo progetto è stato costituito un Tavolo di Lavoro che riunisce le rappresentanze di tutte le istituzioni, gli enti e le categorie economiche con responsabilità di gestione di questo meraviglioso territorio, mettendo in atto un processo partecipativo al fine di delineare un modello di sviluppo territoriale fortemente condiviso e identificativo, che ha portato alla stesura di un accordo, la "Carta del Catinaccio", che getta le basi per la formazione di una rete di enti ed istituzioni impegnate a garantire lo sviluppo sostenibile dell’area nel breve e nel lungo periodo.

Questa Carta è il primo passo verso la formazione di un "patto" fra soggetti pubblici e privati, con funzione di unire in rete le responsabilità specifiche dei vari operatori ed amministratori territoriali. Il progetto d’area per il Catinaccio – denominato "Progetto Ciadenac-Catinaccio-Rosengarten" – interessa tutto il gruppo dolomitico che fa da spartiacque culturale fra mondo ladino e mondo tedesco, ed ha per obiettivo quello di costruire un modello di governance economica ed ambientale con forti contenuti identitari e in grado di attribuire nuovi significati contemporanei ad uno dei paesaggi montani più caratteristici delle Dolomiti.

Ponendo in relazione paesaggio e comunità locale, il "Progetto Catinaccio" delinea quindi una strategia di interventi volti alla conservazione e valorizzazione di un territorio di eccezionale bellezza naturale il cui valore è stato custodito dalle popolazioni locali da millenni ed è attualmente interessato da una pressione turistica tra le più alte di tutta l’area dolomitica.

Gli interventi spaziano dalla gestione del paesaggio, alla rigenerazione degli spazi aperti, al riscatto delle matrici culturali ladine, alla comunicazione del valore contemporaneo della cultura alpina. Questa strategia di interventi si basa cioè sul rafforzamento delle interconnessioni tra i processi naturali, culturali ed economici dell’area, con l’obiettivo di rendere il Catinaccio uno "spazio di relazioni" in grado di supportare le esigenze di tutte le sue comunità: naturali ed umane.

In altre parole, il "Progetto Catinaccio" si pone l’obiettivo primario di promuovere lo sviluppo sostenibile – sotto tutti profili – di questo territorio, volgendo in azioni specifiche quel principio di sostenibilità, "che si traduce nella ricerca e nella costruzione delle sinergie tra il sistema ambientale, quello socio-culturale e quello economico-produttivo e si concretizza nella ricerca e nell’integrazione delle esternalità positive tra tali sistemi. In particolare, lo sviluppo economico deve essere integrato nel miglioramento dell’ambiente e concorrere al progredire dell’equilibrio e della coesione sociale". (PUP, 2008)

Il "Progetto Catinaccio" è quindi un progetto di governance che si alimenta di un progetto culturale.
L’assunto di base è che la cornice d’indirizzo al programma di interventi non può prescindere da una "filosofia" condivisa e fatta propria da ciascuno degli attori del luogo. La condivisione costituisce il punto di partenza per la definizione dei contenuti del progetto e la condizione necessaria per la loro comunicazione all’esterno.

Fra i principali risultati attesi del Progetto vi è in primo luogo consolidare il senso di responsabilità nei confronti del territorio da parte di coloro che lo abitano e lo hanno "in consegna" per le generazioni future, valorizzando il senso di appartenenza. In secondo luogo avviare un processo di sostituzione di quell’immagine stereotipata della montagna – che viene generalmente comunicata dall’industria turistica – con contenuti culturalmente più adeguati e contemporanei, i cui protagonisti siano gli operatori locali.

Gli obiettivi del progetto –
In primo luogo si rileva l’urgenza di un complessivo riordino del sistema insediativo e dell’aggiornamento delle modalità d’uso del territorio. Questo riordino passa obbligatoriamente attraverso la dotazione degli stessi criteri di governo del territorio per tutta la valle del Vajolet e potenzialmente validi anche per quella di Vajolon. Questo è il primo obiettivo specifico del programma integrato d’intervento (che si identifica con piani attuativi all’interno dei PRG comunali), che dovrà rendere coerenti gli indirizzi e le misure d’intervento su tutta l’area di progetto. Secondariamente si manifesta la necessità di riorganizzare il sistema complessivo dei flussi sia per quanto riguarda la circolazione in quota, sia per quanto riguarda la mobilità di accesso facilitato attraverso i due nodi principali del sistema: Ciampedìe e Gardecia.

In particolare risulta evidente la necessità di trovare nel medio periodo soluzioni di mobilità sostenibile per l’accesso Pèra-Gardecia, mentre è indispensabile risolvere in tempi brevi le carenze sotto il profilo della sicurezza. Inoltre, emerge la volontà di riorganizzare la presenza turistica sia per quanto riguarda i "picchi" estivi, sia in relazione all’intera estensione del periodo di accessibilità e fruizione. In particolare, l’obiettivo è definire la "carrying capacity" dell’area, nelle sue componenti oggettive e percettive.

E’ evidente che questo obiettivo è esteso a tutti gli operatori turistici della gruppo del Catinaccio e interessa quindi tutto il compendio fassano e – in prospettiva – quello dolomitico. Infine risulta di importanza fondamentale investire sulla formazione culturale degli operatori economici locali, non solo turistici ma anche agricoltori, allevatori, guide alpine, gestori di rifugi. Essi non sono solamente i primi testimoni della cultura di montagna ma anche il primo “tramite” fra cultura e luogo, ed in seconda battuta rappresentano anche il tramite tra i luoghi ed i visitatori (escursionisti, alpinisti o semplici turisti).

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