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Torna in Val di Ledro il “Tuffo della Merla”

Sarà un tuffo gelido, glaciale, da Guinness dei Primati. Il tuffo più ardito d’Italia

Valle di Ledro (Trento) – In Valle di Ledro domenica 28 gennaio (ore 12) saranno un centinaio gli arditi pronti a non perdere il decimo appuntamento con il Tuffo della Merla, la sfida glaciale con il tuffo e la nuotata nel meraviglioso lago del Trentino, che sin dal 2009 coinvolge di anno in anno un gruppo sempre maggiore di coraggiosi.

Sarà un autentico tuffo da record, sia per la quota di 650 metri sul livello del mare, sia per la temperatura dell’acqua, stimata attorno ai due gradi centigradi, con la neve ancora presente sulle rive all’ombra capace di rendere ancora più suggestivo e glaciale lo scenario.

Temperature che porterebbero ad uno stato di ipotermia nel giro di pochi minuti ma che non spaventano gli impavidi che hanno già confermato la loro presenza al Lido di Pieve di Ledro per un duplice tuffo: dalla spiaggia per salire sulla piattaforma al largo, distante una ventina di metri, e ritorno. In totale una quarantina di metri a nuoto e due tuffi. Roba quasi da Superman. E invece l’anno passato furono quasi 90 i protagonisti del Tuffo della Merla, con rappresentanti di Trentino, Veneto, Lombardia e Piemonte ma anche Abruzzo, Gran Bretagna e paesi di lingua tedesca, con un range di età che spaziavano dall’adolescenza agli ultrasettantenni.

Come spiega Luca Degara (uno dei promotori dell’evento con Marco Bertolotti e Stefania Oradini) “è un toccasana anche per chi soffre come me di sinusite. Lo scorso anno qualche giorno prima avevo comperato un medicinale specifico e invece dopo aver fatto il tuffo è ancora lì, sigillato. Non l’ho proprio usato e il mio stato fisico è migliorato. Vi invito tutti a venire e provare. La sfida con sé stessi e questo ambiente da favola certificato dall’Unesco è avvincente, come testimoniano i partecipanti sempre più numerosi. E poi abbiamo il sigillo dell’Unesco che ha messo la tutela sul nostro territorio. Da favola”.

Nato nel 2009 come sfida agli amici che frequentavano analoghe manifestazioni a Riva del Garda e a Trento, il Tuffo della Merla di Ledro ha registrato negli anni un crescente successo: 15 arditi sono entrati in acqua il primo anno ed oggi è lecito parlare di assodata tradizione, con sempre più arditi pronti ad affrontare questa sfida da autentici IronMan.

Un appuntamento che rappresenta uno dei capisaldi dell’offerta invernale della Valle di Ledro, territorio di grande pregio naturalistico (è inserito nel Progetto Riserva della Biosfera di Unesco) e storico, con il sito palafitticolo dell’Età del Bronzo e le vicende garibaldine che portarono al celebre “Obbedisco” dell’Eroe dei Due Mondi. Un territorio che grazie alla propria conformazione e varietà si presenta come autentica palestra a cielo aperto, tanto nella stagione invernale quanto in quella estiva, con la possibilità di praticare qualsiasi disciplina sportiva. L’organizzazione del Tuffo della Merla è in capo a Luca Degara e Marco Bertolotti con il supporto del Consorzio Turistico Valle di Ledro: è a iscrizione libera.

 

I giorni della Merla – I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31) oppure gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio. Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno. Le statistiche meteorologiche disponibili per gli ultimi decenni contrastano con il detto popolare per cui si ipotizza che le temperature medie di un tempo fossero inferiori alle attuali. Un tempo, i contadini del Friuli osservavano le condizioni meteorologiche dei tre giorni della merla e, sulla base di esse, facevano le previsioni sul tempo dei mesi di gennaio, febbraio e marzo. Se il 29 era molto freddo e soleggiato anche, l’ormai passato gennaio, era stato per la maggior parte dei giorni freddo ma soleggiato, se il 30 era piovoso e più mite, anche la maggior parte del mese di febbraio sarà piovoso e le temperature saranno più miti. Secondo altre fonti la spiegazione della locuzione deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine neri come i maschi della stessa specie, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti grigi a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli femmina e i piccoli furono grigi. La leggenda, infatti, vuole giustificare in maniera favolistica il forte dimorfismo sessuale che si osserva nella livrea del merlo (turdus merula), che è bruna/grigia (becco incluso) nelle femmine, mentre è nera brillante (con becco giallo-arancione) nel maschio. Secondo una versione più elaborata della leggenda, una merla era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era ingrigito a causa della fuliggine del camino, e così essa rimase per sempre con le piume grigie. Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

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