NordEst

Sindrome di Down: una storia a lieto fine

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Si pensava, o ci si augurava, che fossero passati i tempi della discriminazione verso le persone con handicap, e le persone con sindrome di Down in particolare (la sindrome di Down è la più diffusa fra le anomalie congenite di natura genetica). Invece alcuni recenti, spiacevoli episodi, di cui si sono occupate le cronache giornalistiche regionali e nazionali hanno rimesso in discussione il problema.
 
E’ successo che al noto “reality” “Grande Fratello” l’appellativo “mongoloide” venisse usato di routine come offesa tra i cosiddetti concorrenti, è successo, in una pizzeria di Treviso che un avventore si sdegnasse per la vivacità di un bimba con sindrome di Down, e già questi due episodi avevano stimolato la reazione delle Associazioni a tutela delle persone Down, si locali che nazionali, preoccupate che tali fenomeni non fossero “spia” di malessere sociale che si riversa sulle fasce deboli della società.
 
Poi si è aggiunto, in queste ultime settimane quel gruppo “Facebook” che invitava ad “eliminare con tiro a bersaglio” i bambini con sindrome di Down; il tutto sottoscritto ad una bella foto di un lattante con sindrome di Down. La sostanza di questa iniziativa ricorda, senza mezzi termini) i principi ispiratori dei campi di sterminio nazisti (attuati anche per i soggetti con handicap).
Per fortuna c’è stata una spontanea e diffusa reazione di disgusto da parte di moltissimi cittadini oltrechè dalle associazioni che tutelano le persone con sindrome di Down e sono subito partiti gli esposti alla Polizia postale che hanno portato all’oscuramento del sito.
 
L’Aipd Belluno, negli oltre vent’anni di vita associativa in provincia, non ha mai avuto segnalazioni di così palese discriminazione verso le persone con sindrome di Down, anzi, ha potuto constatare la prevalenza di atteggiamenti di solidarietà e sensibilità sociale nella popolazione a contatto con le persone con sindrome di Down.
 
Ovviamente ci sono state, e ci sono, difficoltà nella scuola come nel mondo socio-sanitario e, ancor più, nel lavoro, ma tali difficoltà si vanno attenuando negli anni, anche per la costante campagna di informazione e sensibilizzazione che l’AIPD conduce.
 
E, proprio dalle prime settimane di gennaio è stato raggiunto un bel traguardo con l’inserimento, attraverso una “normale” assunzione in un ambiente di lavoro, (un’azienda di Sedico) di un giovane ventitreenne con sindrome di Down. Questi svolge la funzione di magazziniere, a conclusione di un progetto dell’Aipd nazionale, cui l’Aipd Belluno ha aderito, e che ha visto una prima fase sperimentale in cui hanno collaborato un “tutor” formato dall’Aipd e un “tutor” aziendale, oltre all’apporto degli Enti pubblici preposti, come il Centro per l’Impiego ed il Servizio Inserimento Lavorativo (S.I.L.) della Ulss 2.       
 
Ines Mazzoleni Ferracini, presidente Aipd di Belluno.

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