NordEst

Sanzioni ai cacciatori trentini, Sassudelli: “legge poco chiara”

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La difesa dei cacciatori –  "Si tratta di cacciatori che avevano richiesto regolari permessi rilasciati dalle autorità competenti in quella regione e con regolare tesserino rilasciato dalla Provincia autonoma di Trento",  lo precisa il presidente dell’Associazione cacciatori trentini, Gianpaolo Sassudelli, dopo il clamore suscitato dalla vicenda dei 48 cacciatori trentini multati per oltre 92.000 euro dalla Forestale toscana. Intanto in queste ore le multe sarebbero diventate addirittura 300 con verifiche in serie su tutti i permessi irregolari dei cacciatori.

Secondo Sassudelli, oggi non è ancora chiaro se queste autorizzazioni potevano essere legittimamente rilasciate o meno: "Il problema è giuridico e nasce dalle difficoltà di coordinare le disposizioni della normativa trentina sulla caccia del 1991 con quelle della legge quadro nazionale emanata un anno dopo".

Il caso –
Si sono visti recapitare una multa salata da 420 euro di multa a testa per ogni giornata di caccia nei boschi della Maremma toscana, per un totale di quasi duemila euro ciascuno.  Un’indagine complessa, che ha tenuto al lavoro gli uomini della forestale per diversi mesi.I quarantotto cacciatori trentini infatti, non potevano sparare ai cinghiali che popolano la macchia grossetana per problemi di licenza.

Partivano invece da Trento, entravano nelle squadre di cinghiali della zona e partecipavano alle battute. E’ accaduto più volte, senza le necessarie autorizzazioni. Il cacciatore che ha una licenza trentina, non può infatti sparare in Maremma. I trentini, pensando di non essere scoperti, avevano richiesto un doppio tesserino: uno per sparare sulle Alpi, l’altro per partecipare alle battute di caccia al cinghiale in Maremma.

Immediata però è partita la segnalazione dalla Toscana. Ora i cacciatori trentini rischiano anche la sospensione della licenza. Dopo una lunga verifica di dati, da parte della Forestale, è arrivata la supermulta.

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