NordEst

Recuperato il corpo di Giacomelli, Maestri: “Crollasse il Cerro Torre”

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Il recupero del corpo di Giacomelli –  "Elio ha scavato, da solo, per 46 ore finchè non ha ritrovato il corpo del suo compagno. L’ha portato a spalle in fondo al ghiacciaio, camminando per ore. In diciassette anni di soccorsi, non ho mai visto nulla del genere. E’ stato incredibile". Sono le dichiarazioni al sito Montagna.tv, di Carolina Codò, medico a El Chalten, che in queste ore ha coordinato il recupero di Fabio Giacomelli (nella foto), l’alpinista trentino travolto e ucciso da una valanga sul Cerro Torre il 1 gennaio, mentre con Elio Orlandi stava rientrando da un tentativo di vetta sulla parete Est. Secondo quanto riferito dal sito argentino Ahora Calafate e da Radio Activa, la valanga sarebbe avvenuta intorno alle 21 del primo gennaio. I due alpinisti, a quanto pare, stavano rientrando dopo un ultimo tentativo di raggiungere la cima del Torre lungo la via nuova che avevano iniziato ad aprire l’anno scorso e che erano venuti in Patagonia per terminare".

La maledizione di Maestri –
Cesare Maestri, addolorato per la perdita di un amico e disgustato dall’ennesima tragedia su quella montagna: "Crollasse il Cerro Torre. Maledetta la volta che l’ho visto. E che l’ha visto Cesarino".

La tragica morte –
Alpinismo trentino di nuovo in lutto dopo la tragedia della Val di Fassa, per la morte di Fabio Giacomelli sul Cerro Torre, in Patagonia. E’ stato travolto e ucciso da una valanga sul Cerro Torre, una delle cime più affascinanti e impegnative della Patagonia, in Argentina.

Giacomelli è stato travolto all’improvvso da una massa di ghiaccio. Lascia la moglie, due figli e i fratelli Franco, Silvana e Giorgio. La tragedia del Cerro Torre – la grandiosa guglia di granito dove avevano perso la vita anche l’alpinista di Aldeno, Fabio Stedile e il compagno di Cesare Maestri, Toni Egger, nel 1959 – è avvenuta in pochi attimi.

Nella bufera di neve, ai piedi della lavagna di roccia di 1.800 metri sulla quale Orlandi e Giacomelli erano tornati nel novembre scorso per completare una nuova, impegnativa via iniziata tre anni fa, oltre che per disperdere al vento della Patagonia le ceneri di Cesarino Fava, scomparso a Malé nel 2008.

A dare la notizia, è stata la famiglia del compagno di spedizione, Elio Orlandi, 55 anni, anche lui della Provincia di Trento. Assieme, i due stavano portando in cima al Cerro Torre le ceneri di Cesarino Fava, figura storica dell’alpinismo italiano, scomparso l’anno scorso.

Fatica e dolore immensi per Elio Orlandi , 55 anni – alpinista di San Lorenzo in Banale  – che è dopo tre giorni di ricerche è riuscito da solo a recuperare e trasportare il corpo di Fabio Giacomelli , 51 anni di Vigolo Vattaro ma residente a Sardagna. Orlandi e Giacomelli erano quasi riusciti a completare la via, giungendo a circa 200 metri dalla vetta del Torre, ma il maltempo li aveva bloccati.

Il Cerro Torre – Il Cerro Torre è una delle più spettacolari cime del Campo de Hielo Sur; è situato in una regione contesa fra Argentina e Cile, a ovest del Cerro Chaltén (o Fitz Roy). La vetta del Cerro Torre è considerata fra le più inaccessibili del mondo perché, qualunque via si scelga, bisogna affrontare almeno 800 metri di parete granitica, per arrivare ad una cima perennemente ricoperta da un "fungo" di ghiaccio. Inoltre le condizione climatiche e meteorologiche della regione sono particolarmente sfavorevoli.

Negli anni cinquanta vi furono diversi tentativi di salita al Cerro Torre. In particolare, nel 1958 due spedizioni italo-argentine tentarono la salita contemporaneamente ed in maniera indipendente tra di loro. Una era guidata da Cesare Maestri, l’altra da Walter Bonatti e Carlo Mauri. Entrambe dovettero rinunciare all’impresa per motivi logistici. Nel 1959, Bonatti e Mauri avevano preventivato un secondo tentativo, ma abbandonarono prima ancora di partire quando seppero che un’altra spedizione italiana, sempre guidata da Maestri, era partita prima di loro.

La spedizione di Cesare Maestri comprendeva anche il ghiacciatore austriaco Toni Egger e Cesarino Fava. Maestri ed Egger partirono all’assalto della vetta, mentre Fava rimase al campo per supporto. Dopo una settimana Maestri fu ritrovato in stato confusionale, e raccontò a Cesarino Fava di aver raggiunto la vetta il 31 gennaio insieme ad Egger, che era poi caduto durante la discesa portando con sé la macchina fotografica e quindi le prove del successo.

La vicenda diede vita a numerose polemiche. Molte spedizioni tentarono di ripetere l’itinerario descritto da Maestri, ma senza riuscirvi; i resoconti riportavano da un lato notevoli discrepanze tra le descrizioni di Maestri e le caratteristiche effettivamente riscontrate sulle pareti, dall’altro la mancanza di tracce riscontrate del passaggio della prima spedizione.

Maestri tornò ad affrontare il Cerro Torre nel 1970 insieme ad Ezio Alimonta, Daniele Angeli, Claudio Baldessarri, Carlo Claus e Pietro Vidi. La cordata salì per una nuova via, lungo la parete Sud-Est, portando con sé un martello compressore, con il quale Maestri attrezzò circa 350 m di parete con chiodi ad espansione; Maestri giunse fino al termine della parete rocciosa, ma non salì il fungo di ghiaccio terminale della montagna;[6][4] più tardi Maestri affermò che il fungo terminale "non fa veramente parte della montagna".[4] Durante la discesa Maestri, in un gesto di sfida, spaccò i chiodi piantati e lasciò appeso il compressore all’ultimo chiodo, cento metri sotto la cima. La via del compressore (detta anche via Maestri o Compressor route) fu ripercorsa nel 1979 dall’americano Jim Bridwell che riscontrò che i chiodi lasciati dalla spedizione del 1970 s’interrompono a 30 metri dalla cima, appunto sotto il fungo terminale.

Nel 2005 Ermanno Salvaterra, uno dei maggiori conoscitori del Torre e il primo a scalarlo d’inverno (nel luglio 1985), fino ad allora sostenitore di Maestri, ripercorse la via del ’59 insieme a Rolando Garibotti e riuscì a raggiungere la cima. Non trovò tracce di un precedente passaggio e scoprì che la via segue un tragitto diverso da quello che per anni aveva descritto Maestri.

La prima ascensione indiscussa del Cerro Torre è quella compiuta il 13 gennaio 1974 da una spedizione del gruppo dei Ragni di Lecco; in quell’occasione giunsero in vetta Daniele Chiappa, Mario Conti, Casimiro Ferrari e Pino Negri.

  • Altri approfondimenti sul Cerro Torre
  1. Walter Bonatti, Montagne di una vita, Baldini Castoldi Dalai, 2005, ISBN 978-88-6073-063-3
  2. Cesare Maestri, Arrampicare è il mio mestiere, Milano, Garzanti, 1961, citato in: Rolando Garibotti, A mountain unveiled, su American Alpine Journal
  3. Rolando Garibotti, A mountain unveiled, su American Alpine Journal (PDF)
  4. Cesare Maestri: the legend roars, su National Geographic
  5. Intervista a Rolando Garibotti su National Geographic
  6. Alan Kearney, Mountaineering in Patagonia, The Mountaineers Books, 1993, ISBN 0-938567-30-6, ISBN 978-0-938567-30-1parzialmente consultabile su Google Books
  7. climbing.com: Apocalyptic warrior
  8. National Geographic – resoconto della spedizione di Ermanno Salvaterra
  9. Ragni di Lecco – spedizioni 1974 e 2004 al Cerro Torre
  10. Daniele Chiappa – biografia
  11. Scheda di Grido di pietra su imdb.com
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