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Puntiamo il dito inorriditi contro i giovani…

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Puntiamo il dito inorriditi contro i giovani – bambini o ragazzi che siano – contro comportamenti irrispettosi e violenti a scuola e altrove. Ora, non per giustificarli – giustificazione non c’è – ma per comprendere, allarghiamo l’obiettivo della macchina con cui fotografiamo la realtà.

Un bambino che bullizza, un ragazzo che usa la violenza è una persona che sta tirando fuori il peggio di sé e cioè l’opposto di quello che dovrebbe accadere in un processo educativo (educare significa aiutare a tirare fuori il meglio).

Fermo restando che nessuno nasce violento, che cosa sta succedendo? Se è vero che il disagio ha sempre profonde origini emotive, occorre partire dall’inizio, dal tempo dell’attesa e della nascita.

Molto è stato fatto a riguardo, ma ancora c’è noncuranza nei confronti della straordinaria trasformazione della donna nell’attesa e dell’intensità emotiva del mettere al mondo un figlio e nascere come madre.

E c’è indifferenza riguardo al tempo lento e paziente della presenza e della cura, quanto mai necessarie soprattutto nei primi anni del bambino (ma anche dopo). Un tempo che non può essere compresso nel ritmo alterato della società. Sennò? I risultati sono sotto gli occhi. E puntare il dito non serve.

 

Se ne parlerà venerdì prossimo 24 gennaio a Trento con Michel Odent, medico di fama internazionale, relatore della conferenza “Una svolta nella storia della nascita”, dalle 19.30 alle 21.00 presso il Centro culturale Santa Chiara in via Santa Croce 67.

 

E se vi interessa leggete anche Giuliana Mieli, “Il bambino non è un elettrodomestico. Gli affetti che contano per crescere, curare, educare”, Feltrinelli 2011. Ottima una tisana di anice, finocchio e galega adatta anche alle neomamme.

 

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