Un suggestivo reportage ad inizio estate dalle Pale di San Martino. Ma anche un fenomeno unico, quello dei “micro penitenti”, delle originali colonne di neve
San Martino di Castrozza (Trento) – Il sole, inghiotte ormai giorno dopo giorno il ghiaccio, anche ad alta quota. Lo testimoniano queste splendide immagini scattate in questi giorni da Giampaolo Rizzonelli e dagli appassionati di meteo e clima, dell’associazione Meteo Triveneto.
La neve infatti, non è sempre un soffice strato bianco, ma a volte si presenta sotto forma di colonne appuntite: i ‘penitenti’, sono delle strane colonne di neve appuntite. Sono particolari strutture che prendono la forma di alte e sottili colonne di neve o anche ghiaccio, molto prossime tra di loro, le cui creste sono orientate nella direzione del sole.
I penitenti di neve – spiega ancora Rizzonelli – tendono a crearsi nelle valli poco profonde dove la neve è alta e il sole non batte ad angolazioni elevate. Questi si trovano prevalentemente in alta montagna, sopra i 3.000 metri e si formano dove il clima è generalmente freddo e molto secco: per questo i penitenti di neve sono un fenomeno ‘andino’, che si può ammirare in particolare in Patagonia, tra Cile e Argentina.
Nel caso delle Pale di San Martino, noi li abbiamo chiamati “micro penitentes”. In questo caso la formazione è dovuta a diversi motivi, innanzitutto alla sabbia del deserto che attira i raggi del sole e fa sciogliere la neve solo in alcuni punti. Dove è più bianca la neve, e ha quindi una maggiore albedo, riflette i raggi del sole, così il ghiaccio si scioglie dove c’è la sabbia del Sahara e si formano questi pinnacoli che con la fusione tendono a diventare sempre più alti. Dove la neve è per così dire “sporca” si scioglie sempre di più. Uno spettacolo incredibile sull’altopiano delle Pale, che anche d’estate così come d’inverno, regala emozioni indescrivibili”.
Ma come si formano i ‘penitentes?’
Nonostante siano passati quasi 200 anni dalla prima osservazione dei ‘penitentes’ riportata in letteratura, datata 1839 ad opera di Charles Darwin, ancora non conosciamo gli esatti meccanismi di formazione di queste colonne di neve che possono anche raggiungere altezze fino a 5 metri. Sembra che la condizione climatica chiave affinché un penitente di neve possa formarsi è che la temperatura di rugiada sia sempre sotto lo zero, la quale fa in modo che la neve possa sublimare, ovvero pasasare dallo stato solido a quello di gas senza prima sciogliersi.
Quando inizia l’ablazione, che altro non è che il processo di rimozione di materiale dalla superficie di un oggetto mediante processi di vaporizzazione oppure di erosione, la geometria superficiale che circonda i penitentes produce un feedback positivo, il quale fa in modo che la radiazione rimanga intrappolata tra le pareti a causa di riflessioni multiple.
I picchi dei penitenti si formano quindi perché i vuoti si trasformano quasi in corpi neri per la radiazione che, quando cala il vento, porta l’aria alla saturazione aumentando il punto di rugiada e facendo iniziare la fusione: la perdita di massa è dovuta solo alla sublimazione e le punte dei penitentes, che attirano maggiormente la luce solare, alimentano e accelerano il processo. Le punte e le sottili pareti dei penitentes di neve poi non sublimeranno, perchè intercettano solamente una piccola parte di radiazione solare (CentroMeteoItaliano).
Le immagini dalle Pale di San Martino
a cura di Meteo Triveneto
Altri esempi di questo fenomeno naturale
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Small penitentes in the summit crater of Mount Rainier.
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Penitentes ice formations at the southern end of the Chajnantor plain in Chile.
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Penitentes near the summit of the Agua Negra Pass on the border between Chile and Argentina.