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No alla residenza fiscale romana obbligatoria per i veneti residenti all’estero

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La proposta del presidente Luca Zaia: residenza nel paese storico d’origine

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Cittadella (Padova) –  “I veneti all’estero iscritti all’AIRE devono mantenere la residenza fiscale nel loro Comune d’origine, non averla obbligatoriamente nella capitale”. Lo ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia intervenendo oggi a Cittadella alla prima delle due giornate che la Consulta regionale dell’emigrazione ha dedicato alla “diaspora” veneta e ai veneti nel mondo. Zaia è il presidente dell’organismo , del quale è vicepresidente Luciano Sacchet, veneto dell’Uruguay.

L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero prevede infatti che la residenza fiscale italiana degli iscritti sia d’ufficio nella capitale. “Mi batterò – ha detto Zaia – perché si torni alla residenza vera, culturale e storica, portando in Consiglio regionale una proposta legislativa specifica”
Questo è un problema tutto interno all’Italia, “ma la sfida che ci aspetta come veneti è soprattutto quella creare relazioni economiche e culturali tra le comunità venete a livello mondiale, che contano 6 milioni di persone che vivono oggi in altri Paesi e i 4,8 milioni di residenti nella regione d’origine. Questi numeri ci ricordano che ci sono oggi più veneti fuori dal Veneto che nel territorio regionale, ma che nel Mondo ci sono oltre 10 milioni di veneti, sparsi in tutti i continenti, che hanno lasciato la terra d’origine in quattro ondate migratoria. La prima è della fine dell’800 ed ha riguardato prevalentemente l’America Latina. Poi c’è stata quella tra le due guerre mondiali, che si è rivolta soprattutto agli Stati Uniti. E’ seguita quella del dopoguerra, che ha cercato il proprio futuro principalmente in Europa, in Francia, in Svizzera, in Belgio, in Germania. Ora stiamo vivendo la quarta ondata, quella dei giovani che vanno all’estero e che ci vanno con progetti lavorativi, piuttosto che con progetti di vita. L’emigrante di ieri – ha fatto presente Zaia – partiva consapevole che difficilmente sarebbe tornato; i ragazzi di oggi, invece, tornano spesso, talvolta ogni fine settimana”.
“I veneti all’estero occupano posizioni assolutamente rispettabili, spesso sono attori importanti nell’economia dei Paesi che li ospitano. Possono dunque essere un grande riferimento di relazioni, commerciali, culturali e non solo, da realizzare come si deve. L’esempio può essere quello delle comunità ebraiche: mutuiamo un’esperienza solidale come quella – ha concluso Zaia – una rete di quella solidarietà che le nostre comunità venete conoscono, creando un network di oltre 10 milioni di veneti”.

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