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Morto sull’Everest l’alpinista svizzero Ueli Steck. Messner: “Uno dei più forti”

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Sue le imprese di speed climbing e detentore di numerosi record si velocità

Lo svizzero Ueli Steck/Fb

Trento – “Ueli Steck era senza dubbio uno dei più forti alpinisti degli ultimi due decenni”. Reinhold Messner, al 65/mo Trento Film Festival, ha ricordato così l’alpinista svizzero morto sull’Everest. “E’ un fatto molto drammatico – ha aggiunto – tragico anche perché Steck aveva l’età di non fare più errori. Steck aveva tanta esperienza: aveva fatto grandi scalate e in tutte le montagne del mondo. Era senza dubbio uno dei più forti alpinisti degli ultimi due decenni”.

“Forse – ha detto Messner – era sotto pressione, ma questo non lo posso sapere. Tentava una delle più grandi sfide dell’alpinismo, il primo concatenamento Everest e Lhotse”.

“Questo percorso è stato pensato da molti ma nessuno aveva realmente una chance. Steck, secondo me, con la sua velocità, la sua esperienza e con il materiale molto leggero, teoricamente poteva compiere l’impresa”, ha concluso Messner, che è al Trento Film Festival con il suo primo film come regista “Still Alive – Dramma sul Monte Kenya”.

La Tragedia sull’Everest

E’ morto il noto alpinista svizzero Ueli Steck. Il 40enne era famoso per le sue imprese di speed climbing e detentore di numerosi record si velocità. Steck stava preparando l’attraversata di due ottomila, l’Everest e il Lhotse, durante un’unica impresa. Secondo prime informazioni, Steck è precipitato per mille metri. Lo svizzero è stato più volte compagno di cordata dell’alpinista italiano Simone Moro.

Secondo quanto hanno riferito gli organizzatori della spedizione, Steck è precipitato nei pressi del campo 1 del monte Nuptse. Il suo corpo è stato recuperato e trasportato a Lukla, dove c’è l’unico aeroporto nella zona dell’Everest. Secondo quanto ha fatto sapere la famiglia di Steck, le esatte circostanze della sua morte non sono ancora chiare. “La famiglia è enormemente rattristata e chiede che i media si astengano dallo speculare sulla sua morte, per rispetto e considerazione per Ueli”, si legge in un comunicato pubblicato nel sito web dell’alpinista.

“Quando ci saranno informazioni attendibili sulla morte di Ueli Seck i media saranno informati”. Steck, che aveva in programma di scalare il mese prossimo il Monte Everest e il vicino Lhotse, è la prima vittima della stagione primaverile di alpinismo in Nepal, che è iniziata a marzo e si concluderà a maggio.

Quaranta anni, Steck era uno dei più celebri alpinisti della sua generazione, in particolare per la sua tecnica di speed-climbing, grazie alla quale ha stabilito in particolare il record per l’ascensione della parete nord dell’Eiger, nelle Alpi Bernesi, in due ore e 47 minuti, senza l’utilizzo di corde.

Nel 2013 raggiunse per la prima volta in solitario la vetta dell’Annapurna, in Nepal, dopo aver quasi perso la vita nel 2007 sulla stessa montagna, a causa di una caduta. Nel 2015, decise di scalare tutte le 82 vette delle Alpi più alte di 4.000 metri, viaggiando esclusivamente a piedi, in bicicletta e parapendio. Completò l’impresa in 62 giorni, rafforzando così la sua fama di “macchina svizzera”.

 

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