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Montagna, fazzolletti e mascherine abbandonati: un po’ più di educazione non guasta

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Questa riflessione nasce da alcuni segnali, piccoli se si vuole, ma che per me che la montagna la amo e la frequento spesso sono sicuramente importanti

di Ervino Filippi Gilli

Primiero San Martino di Castrozza (Trento) – Credo che esistano pochi posti belli come le Alpi, le Dolomiti in particolare: è evidente che più le località sono note più sono frequentate. Da questo non si scappa e se da un lato la grande frequentazione assicura il pane alla gente che in montagna ci vive, dall’altro qualche effetto negativo dobbiamo metterlo in conto.

E’ chiaro che a nessuno piace vedere i paesi bloccati dal traffico (magari solo domenicale) o le file di macchine parcheggiate lungo le strade dei passi alpini; bello sarebbe creare un parcheggio di grandi dimensioni all’imbocco delle valli ed obbligare almeno chi fa del turismo mordi e fuggi ad usare mezzi che non per forza debbono essere le sole biciclette ma possono essere anche i pulmini delle varie strutture ricettive od autobus urbani elettrici o comunque basso emissivi.

Bei sogni che per essere realizzati necessitano di risorse che purtroppo al momento non ci sono o non si vogliono cercare e trovare. Ma se i grandi sogni restano tali, piccole azioni possono essere messe in campo sia dalle molte associazioni o dai singoli che spesso si ergono a strenui difensori dell’ambiente ma poi all’atto pratico non si stracciano le vesti più di tanto (e l’esempio più eclatante è stata la morte dell’iniziativa legata alla pulizia dei torrenti alla quale nell’ultima edizione ci siamo presentati due)!.

Uno degli oggetti che già da alcuni anni crea problemi ha un preciso nome e cognome: Fazzoletti di carta. Usato con più scopi, è un perfetto esempio di economia dell’usa e getta la cui presenza massiccia in alcune situazioni sta diventando un problema e non solo estetico (e speriamo che anche le mascherine anti Covid non lo diventino anche se in giro se ne iniziano a vedere diverse abbandonate a terra).

Percorrendo uno dei sentieri più noti in valle – ma la situazione è analoga in tanti altri posti – il Monte Castellaz solo per fare un esempio con le trincee di guerra e le gallerie diventate una discarica, mi sono preso la briga di contare i fazzoletti abbandonati lungo il sentiero in un tratto di circa un chilometro. Risultato: cinquanta ritrovamenti senza uscire dal percorso.

Credo quindi, sia giusto segnalare il problema ma anche mettere in pratica qualche soluzione. Nel mio piccolo ho deciso di dare un segnale: sono ritornato il giorno seguente armato di sacco, guanti ed un bastone appuntito e ho raccolto quello che sono riuscito. Io la mia parte la ho fatta, a voi escursionisti l’invito ad essere più educati e rispettosi, con le parole ma soprattutto nei fatti!

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