Oltre 4 mesi dopo la sua approvazione in aula, è entrata nel nostro ordinamento una modifica della legge elettorale provinciale del 2003 che amplia i casi di incompatibilità e ineleggibilità dei consiglieri: in sostanza chi vorrà candidarsi e risultare eleggibile, dovrà prima dimettersi dalle società controllate e cessare le collaborazioni professionali con gli enti pubblici locali
Trento – Il motivo del “ritardo” sta nell’obbligo, quando in gioco vi sono la legislazione elettorale e la forma di governo, di attendere che dopo la pubblicazione del provvedimento sul Bur trascorrano 90 giorni durante i quali è possibile chiedere un referendum confermativo delle norme. Possono ottenere il referendum un cinquantesimo degli elettori o un quinto dei consiglieri provinciali.
Tuttavia, se la legge elettorale e sulla forma di governo è stata approvata come in questo caso a maggioranza dei due terzi dei consiglieri, il referendum può essere richiesto solo da un quindicesimo degli aventi diritto al voto.
Non essendo pervenuta alcuna richiesta di referendum, il testo a favore del quale il Consiglio aveva votato con una sola astensione il 13 settembre scorso, è diventato la legge provinciale numero 1 del 22 gennaio 2018.
Cosa cambia?
Integrando l’articolo 17 della legge elettorale trentina del 2003, la modifica amplia i casi di incompatibilità e ineleggibilità dei consiglieri regionali, e questo per tutelare la rispettabilità e onorabilità delle istituzioni. In che modo?
Stabilendo che siano ineleggibili nell’assemblea legislativa i direttori, gli amministratori, i dirigenti, i legali rappresentanti di società o istituti finanziati da società controllate dalla Provincia o dalla Regione. Ed escludendo, inoltre, dalla possibilità di essere eletti, coloro che svolgano attività professionali per gli stessi enti o gestiscano servizi ed effettuino prestazioni anche a favore di Comuni e Comunità di valle.
In sostanza chi vorrà candidarsi e risultare eleggibile, dovrà prima dimettersi da questi ruoli ricoperti nelle società controllate e cessare le collaborazioni professionali con gli enti pubblici locali. Tutte novità che troveranno applicazione a partire dalla prossima legislatura.