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Lavoro: Fondazione Moressa, 2,5 mln stranieri producono 9% Pil. Crolla calzaturiero in Veneto +84% cig

2,5 mln stranieri producono 9% Pil

NordEst – A partire dal 2008, parallelamente alla crisi economica, si è fatta largo l’idea che l’arrivo di nuovi lavoratori leva opportunità a quelli già presenti sul mercato.In particolare gli immigrati vengono percepiti come una minaccia, essendo il numero di occupati stranieri (2,5mln) simile a quello dei disoccupati italiani (2,4 mln).In realtà, i due gruppi hanno caratteristiche diverse.Lo rileva la Fondazione Leone Moressa.

La ricchezza prodotta dagli stranieri

E’ pari a 139 mld (9% della ricchezza nazionale. Per l’Istat 2018,i lavoratori stranieri sono 2.455.000 (10,6% occupati).L’incidenza dei lavoratori stranieri da 7,9% del 2009 a 10,3% del 2014, per poi stabilizzarsi negli ultimi 5 anni. Nell’ultimo anno: +1,3% occupati stranieri, +0,8% quelli italiani,+0,6% tasso di occupazione in entrambi i casi.

Negli ultimi 10 anni l’immigrazione in Italia è scesa: nel 2010 i nuovi Permessi di Soggiorno erano 600mila,nel 2018 si sono più che dimezzati. I permessi per Lavoro da 360mila del 2010 a meno di 14 mila del 2018.

 

Il settore delle scarpe, in Veneto, registra nel primo semestre 2019 un calo di 30 aziende, tra calzaturifici e componentistica e un saldo contenuto nei livelli occupazionali (-20 addetti rispetto a fine 2018) mentre le ore di cassa integrazione sono cresciute del +84%. Diversamente va a livello nazionale dove le calzature made in Italy attraggono i mercati esteri: nei primi 6 mesi del 2019 l’export italiano del comparto ha segnato un significativo +7,1% in valore (il prezzo medio ha raggiunto la cifra di 47,55 euro/paio,+8,2%). Lo rileva il report sull’Industria Calzaturiera italiana-I sem. 2019 che evidenzia come, malgrado la performance dell’export, persistano nello scenario attuale alcune difficoltà dovute in primis alla cronica debolezza dei consumi interni – che, già provati da un decennio di lenta erosione, hanno registrato nella prima metà de 2019 un intensificarsi della contrazione degli acquisti delle famiglie (-3,7% in quantità, con trend ben più severi per il dettaglio tradizionale).

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