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La Svp torna alla carica per le sfilate con armi storiche degli Schutzen

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Polemiche contro  le norme che vietano alle armi storiche di sfilare nei raduni e nelle manifestazioni

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Bolzano – “Uno Schutzen senza fucile, spadone o alabarda, è come un cowboy senza cavallo”. Ricorre all’epopea del selvaggio West il senatore altoatesino Karl Zeller per spiegare il senso della proposta che la Svp anche in questa legislatura ha presentato tanto a Palazzo Madama quanto a Montecitorio. Sempre e solo con un obiettivo: superare le norme che vietano alle armi storiche di sfilare nei raduni e nelle manifestazioni che riuniscono più volte ogni anno Schutzen sudtirolesi, austriaci e bavaresi.

Un problema, spiega Zeller, che ha una valenza ‘transfrontaliera’: gli Schutzen italiani sono costretti a sfilare in patria con armi ‘taroccate’: spade senza punta e fucili otturati che non possono sparare; quelli che vengono da Austria e Baviera devono lasciare schioppi e alabarde al di là della frontiera. Quando invece sono i nostri ad oltrepassare il confine per partecipare ai raduni di austriaci e bavaresi, possono farsi tranquillamente prestare le armi storiche e sfilare senza che nessuno impugni il codice. Insomma, una discriminazione ‘di andata e ritorno’ che la Svp vuole abrogare.

Sono quasi vent’anni, fin dalla XIII legislatura, che il piccolo drappello sudtirolese in Parlamento prova a cancellare dall’ordinamento l’articolo 4 della legge 110 del 1975. Norme, spiega Zeller, “che potevano trovare giustificazione negli anni dell’emergenza terroristica e della violenza politica. L’allarme sociale provocato da gravissimi attentati con morti e feriti, come la preoccupazione per manifestazioni pubbliche dove spesso spuntavano armi proprie e improprie, giustificavano una normativa poco garantista ed eccessivamente restrittiva”.

Oggi però, insiste il senatore altoatesino, è “assurdo mantenere in vigore simili norme”, e bisogna, al contrario, “consentire, in occasione di rievocazioni storiche e di manifestazioni folcloristiche, il porto e l’uso con cartucce a salve delle armi fabbricate anteriormente al 1950 e delle loro repliche ad avancarica”, come recita l’unico articolo della proposta di legge, che specifica il via libera anche per “archi, balestre, spade, sciabole, armi d’asta, baionette, pugnali e stiletti”.

“Portare armi impiegate dagli antenati fa parte di una particolare identità storica di molte collettività del nostro Paese”, sottolinea Zeller, secondo il quale il legislatore ha l’occasione di varare una legge “coerente con la tendenza in atto in molti Stati europei, dall’Austria, alla Germania, dai Paesi Bassi, al Belgio, al Regno Unito, dove si possono portare liberamente le armi storiche”.

Quella degli Schutzen è una tradizione che affonda le sue radici nel Cinquecento, quando i ‘bersaglieri tirolesi’ erano una milizia volontaria asburgica, adibita alla difesa territoriale del Tirolo. Un ruolo che hanno conservato fino al 1918. Nel 1917 hanno ricevuto il titolo onorifico di Kaiserschützen (bersaglieri imperiali) per il valore dimostrato durante la Grande Guerra. Oggi nel Tirolo Austriaco, nel Trentino-Alto Adige, nell’Ampezzano e nel Livinallese esistono diverse associazioni folkloristiche ispirate agli Schützen: ne portano il nome e ne condividono i valori primari. Che possano portarne anche sciabole, fucili e alabarde, chiede dal 1996 la Svp.

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