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LA STORIA/Il primierotto Pietro Longo, reduce di Cefalonia premiato con la “Medaglia della liberazione”

Prestigioso riconoscimento conferito nel Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate al primierotto Pietro Longo di Siror. La sua è una storia che merita davvero grande attenzione, soprattutto da parte dei più giovani

di Cesare Cerchio

Primiero (Trento) – C’è anche un primierotto tra i premiati dal Commissario del Governo, Francesco Squarcina, con le “Medaglie della liberazione”, volute dal Ministro della Difesa per rivolgere una particolare attenzione alle persone che hanno vissuto i tragici anni della guerra. Si tratta di Pietro Longo di Siror, reduce di Cefalonia. A ritirare la medaglia nelle scorse settimane, in quanto impossibilitato ad essere presente alla cerimonia a Trento, il nipote Edoardo Longo, accompagnato dal Sindaco di Siror, Walter Taufer.

Nei giorni scorsi, presso l’Azienda Pubblica di Servizi “San Giuseppe” di Primiero, a Pietro, ospite della stessa, è stata consegnata la medaglia dal Sindaco di Siror (nella foto), nel corso di un breve, ma intenso momento di festa con i residenti. Il presidente della struttura Silvio Moz ha inquadrato la vicenda storica dell’eccidio di Cefalonia ed ha ricordato alcuni momenti della vicenda militare di Pietro. Sono seguiti gli applausi e le congratulazione dei presenti. Pietro, orgoglioso della sua medaglia, ha ringraziato tutti non nascondendo una grande emozione.

L’eccidio di Cefalonia

(Wikipedia) /Fu compiuto da reparti dell’esercito tedesco a danno dei soldati italiani presenti su quelle isole alla data dell’8 settembre 1943, giorno in cui fu annunciato l’armistizio di Cassibile che sanciva la cessazione delle ostilità tra l’Italia e gli anglo-americani. In massima parte i soldati presenti facevano parte della divisione Acqui. La guarnigione italiana di stanza nell’isola greca si oppose al tentativo tedesco di disarmo, combattendo sul campo per vari giorni con pesanti perdite, fino alla resa incondizionata, alla quale fecero seguito massacri e rappresaglie nonostante la cessazione di ogni resistenza. Le stime delle vittime sono incerte, a seconda delle fonti e delle circostanze rientranti nel computo, da 1.700 a 9.400. I superstiti furono quasi tutti deportati verso il continente su navi che finirono su mine subacquee o furono silurate, con gravissime perdite umane

La vicenda militare di Pietro Longo

Nel libro “Ghe ‘n arene ‘nca noi”, l’autore Fiorenzo Simion racconta, tra le altre, la vicenda militare di Pietro. Eccone una sintesi. Pietro nasce a Siror il 9.10.1921 e la sua storia militare è interessante, perché risulta tra i pochi scampati all’eccidio di Cefalonia. Viene chiamato a prestare servizio militare nel settembre 1942. Viene inquadrato nella 3.a compagnia del 17^ Reggimento Fanteria – Divisione Acqui, di stanza a Silandro. Dopo pochi giorni la Compagnia è inviata a presidiare le isole Ionie, in particolare l’isola di Cefalonia.

Dopo l’8 settembre 1943, Pietro e gli altri commilitoni trentini e bolzanini furono risparmiati dalla strage, in quanto Hitler aveva nel frattempo annesso i territori di Trento e Bolzano, con l’istituzione dell’Alpenvorland, al terzo Reich. Dovettero però passare alle dipendenze dell’esercito tedesco: dapprima furono disarmati e privati dell’uniforme italiana, poi armati ed inquadrati in una nuova compagnia della Wehrmacht. Verso la fine del 1944, quando i tedeschi dovettero abbandonare la Grecia, Pietro fu fatto prigioniero dai partigiani greci. Poi questi lo consegnarono agli inglesi, che lo portarono quale prigioniero di guerra nel campo di concentramento di Atene, dove rimase fino al 1946.

Tornò quindi in Italia con gli inglesi, quando questi si ritirarono dalla Grecia. Arrivò a casa nel marzo 1946, dopo circa quattro anni di guerra. Pietro è un uomo schivo, che non ama parlare molto di sé e che non fa sfoggio del suo passato militare. Non ama nemmeno partecipare ai raduni dei superstiti che si tengono a Cefalonia, perché ritiene inutile tornare laggiù a “cercare le ossa dei compagni che ormai non ci sono più”.

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