Come previsto dal piano coordinato e finanziato dalla regione, 600 i residenti e 14 i comuni coinvolti
Venezia – E’ partito, con i contatti telefonici da parte delle Ullss alle persone interessate ad aderire volontariamente, lo studio di monitoraggio biologico sulla popolazione residente nelle aree del Veneto interessate dall’inquinamento delle acque da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS), per valutare l’esposizione pregressa delle persone. Lo studio, del costo di circa 450 mila euro, è interamente coordinato e finanziato dalla Regione del Veneto, di concerto con l’Istituto Superiore di Sanità.
“Seguiamo con attenzione quotidiana questa situazione fin dall’estate 2013 quando si palesò – dice l’Assessore regionale alla Sanità – e, dopo aver messo tempestivamente in atto tutte le misure urgenti possibili, passiamo ora a questo studio sulle persone, molto significativo e richiesto un po’ da tutti. La presenza di un contaminante – precisa l’Assessore – non è automaticamente associata ad un effetto sulla salute, ma il biomonitoraggio umano è uno strumento efficacissimo per valutare l’esposizione a inquinanti ambientali, misurando la loro concentrazione nei liquidi e nei tessuti del corpo umano, e rilevando la dose interna, cioè l’esposizione complessiva a un certo inquinante. I dati raccolti serviranno per valutare su basi scientifiche il rischio tossicologico per la salute umana”.
La metodologia seguita nel disegno dello studio è definita a “cerchi concentrici” si parte dalla zona a maggiore impatto e sulla base dei risultati si procederà ad estendere lo studio alle altre aree interessate dal problema. Nell’effettuare la selezione si è tenuto conto anche della storia pregressa delle aree in esame, a causa della persistenza ambientale e delle capacità di bioaccumulo dei PFAS. Per poter avere un elemento di confronto sono stati selezionati anche Comuni del territorio regionale simili per caratteristiche, ma dove non è stata evidenziata una contaminazione da PFAS.
Lo studio prevede la raccolta e l’analisi di campioni biologici (sangue) nei gruppi di individui che accettano di aderire allo studio.
I Comuni interessati dallo studio di biomonitoraggio sono:
per l’area di impatto (che riguarda persone esposte): Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego;
per l’area di controllo (persone non esposte per ottenere i necessari confronti): Mozzecane, Dueville, Carmignano, Fontaniva, Loreggia, Resana, Treviso.
Per la popolazione generale verranno scelti 480 soggetti, 240 residenti nei Comuni selezionati come aree con più elevata presenza di PFAS nelle acque e 240 residenti in Comuni a presumibile esposizione di fondo. In ogni area verranno arruolati 120 soggetti per sesso, 40 per ognuna delle classi di età: 20-29, 30-39, 40-49. I soggetti campionati devono avere una residenza nel territorio di almeno 10 anni.
Nei Comuni, con presenza di PFAS nelle acque, verranno arruolati anche 120 agricoltori, allevatori o piscicoltori residenti in 20-30 aziende. Per questi ultimi, l’uso di acque per irrigazione o abbeveramento del bestiame, nonché il consumo di alimenti autoprodotti potrebbe aver portato a un’esposizione aggiuntiva a PFAS.
Al momento del prelievo del campione ematico sarà consegnato ad ogni soggetto materiale informativo riguardante lo studio (modulo di consenso informato (in cui è descritto il progetto e le sue finalità), informativa a tutela della riservatezza dei dati personali). Al soggetto verrà chiesto di sottoscrivere il modulo di consenso informato e di compilare tramite intervista un questionario che ha lo scopo di raccogliere le informazioni utili all’interpretazione del dato di biomonitoraggio e che contiene domande su stili di vita e abitudini alimentari.
Le informazioni personali raccolte nell’ambito dello studio e i campioni di sangue verranno identificati solo da un codice, senza alcun riferimento al soggetto.
I dati verranno raccolti ed archiviati in modo adeguato e saranno utilizzati solo da personale autorizzato, esclusivamente per gli scopi di questo studio.
I risultati delle determinazioni analitiche relative ai campioni di sangue dei singoli soggetti non consentiranno di definire (o predire) il rischio individuale di specifiche patologie, ma potranno essere utilizzati nel loro insieme per identificare specifiche fonti espositive rilevanti in diversi gruppi di popolazione e confrontare l’esposizione della popolazione in aree di ‘impatto’ rispetto ad altre zone non esposte. Lo studio ha carattere esplorativo, e come tale non può fornire una caratterizzazione esaustiva dell’esposizione della popolazione a PFAS, ma può sicuramente individuare situazioni ad elevata criticità espositiva. Sulla base dei risultati ottenuti in questo primo studio si potrà valutare se e come procedere con eventuali ulteriori accertamenti su altri campioni di popolazione al fine di garantire progressivamente la sorveglianza e la tutela della salute.