Un progetto di durata quinquennale: l’intero corpus di documenti, articoli e lettere arriverà a una decina di tomi
Trento – Il primo volume, composto da 2 o 3 tomi per oltre un migliaio di pagine, sarà in libreria tra pochi mesi e raccoglierà gli scritti e i discorsi giovanili che vanno dal 1891 al 1900. L’opera omnia delle opere di Cesare Battisti messa in calendario dalla Fondazione Museo storico del Trentino da qui al 2020 si prefigura come un corpus monstre che alla fine arriverà ad una decina di volumi tra scritti, discorsi e lettere (comprese le risposte) dell’irredentista trentino impiccato dagli austriaci per alto tradimento nella Fossa del Castello del Buonconsiglio a Trento il 10 luglio 1916, giusto un secolo fa, dopo la cattura sul monte Corno, in Vallarsa.
Un’operazione editoriale mai tentata finora che, come capita nell’epoca della comunicazione “liquida” viene lanciata in internet dal sito della Fondazione dove è pubblicato il pdf della rivista AltreStorie (disponibile anche in versione cartacea) che nelle sue 42 pagine presenta il piano e alcune lettere inedite. Nel corso di quest’anno è prevista inoltre la pubblicazione del primo volume dell’epistolario.
E’ da circa 6 anni che il comitato scientifico di cui fanno parte Vincenzo Calì (responsabile dell’archivio Battisti), Giuseppe Ferrandi, Fabrizio Rasera, Mirko Saltori e Caterina Tomasi lavora alle carte del socialista trentino, convinto sostenitore dell’entrata nella Prima guerra mondiale del Regno contro gli Imperi centrali e a fianco dell’Intesa per far sì che gli italiani d’Austria, le città di Trento e Trieste, fossero annesse all’Italia. Salvo poi “scontrarsi” con l’orrore della guerra, la carneficina delle trincee, che provò direttamente nelle fila dell’esercito italiano, non lo lasciò certo indifferente e non è detto non abbia fatto vacillare alcune certezze riguardo le sue scelte politiche, come riferiva a questo giornale qualche tempo fa lo storico Vincenzo Calì. Comunque sia, nel dopoguerra la figura di Battisti non mancò di essere strumentalizzata dal fascismo a fini nazionalistici (esempio ne siano il monumento alla Vittoria di Bolzano, ora depotenziato e contestualizzato attraverso un nuovo percorso museale ma anche il mausoleo del Doss Trento). Tutto ciò frutto di un confine al Brennero (nei confronti del quale, secondo lo storico Günther Pallaver, il politico socialista “fu contradditorio”) che portò all’annessione del Sudtirolo all’Italia con conseguente inglobamento della popolazione di lingua tedesca nei confini nazionali, alla base della questione altoatesina.
Anche oggi l’irredentista divide. Tra chi, in qualche modo, lo percepisce ancora come “traditore” della causa tirolese, del cui impero aveva fatto parte fin sui banchi del Parlamento e della Dieta e i cui adepti non si trovano solo a nord di Salorno ma anche dentro e fuori i Palazzi governativi trentini e chi, invece, rivendica l’italianità “piena” di queste terre. Prova ne siano le polemiche degli ultimi mesi sull’adunata degli alpini in calendario a Trento per il 2018.
I curatori degli scritti battistiani, partendo dall’archivio di famiglia di cui fu custode la moglie Ernesta Bittanti hanno poi scandagliato numerosi fondi a Roma, Firenze, Trieste, Innsbruck, Vienna e non solo. Un lavoro di ricerca e verifica che ha portato anche all’attribuzione a Battisti di decine di articoli e recensioni, di scritti di carattere politico e scientifico, pubblicati al tempo in forma anonima su diverse riviste tra le quali “L’avvenire del lavoratore”, “L’avvenire” e “Il popolo” ma pure sul giornalino scolastico del ginnasio “Prati”.
“E’ un lavoro filologico, – sottolinea Mirko Saltori, uno dei curatori – ogni scritto è corredato da una nota introduttiva e da altre di carattere critico. In questo primo volume emerge un giovane Battisti non ancora irredentista se non, sorprendentemente, antiirredentista. Socialista pratico, radicale e antidottrinario, è favorevole ad un Trentino con una sua autonomia dentro un’Austria federale. Nei confronti dell’Italia si scaglia invece, ricordiamoci che siamo in epoca crispina, contro la borghesia liberale che è al centro dei suoi attacchi anche qui in provincia. Il suo è un atteggiamento quasi mazziniano. Per riassumere, un personaggio senz’altro complesso e contradditorio portato all’azione e alla concretezza”.