I progetti coinvolgeranno non più solo 32 Comuni, ma tutta la regione, capoluogo escluso, e sarà fatta una distinzione tra aree “marginali” e aree “particolarmente marginali”, che avranno un diritto di priorità. Anche in futuro le famiglie rurali saranno al centro dell’interesse, anzi, questo aspetto tematico verrà ulteriormente potenziato dal coinvolgimento sempre più diretto delle aziende locali.
Ma la novità più eclatante resta ancora nel campo delle ipotesi. Il Nuval, Nucleo di valutazione dei programmi a finalità strutturale, composto da dirigenti, funzionari, esperti e analisti, su richiesta della Giunta, ha elaborato un quadro definitivo, che ha individuato sei ambiti territoriali sui quali imbastire i progetti di sviluppo rurale. Questi ambiti dovrebbero fare capo a tre Gal, uno per l’Alta Valle, uno per la Media Valle e uno per la Bassa Valle, e non più a uno solo a valenza regionale.
“L’obiettivo – ha spiegato Sandro Théodule – è quello di rendere i tre Gal un motore di sviluppo, alleggerendoli però di gran parte delle funzioni amministrative, che sarebbero assicurate da un capofila amministrativo e finanziario individuato, probabilmente, all’interno della comunità montana. Gli Atelier continuerebbero invece a svolgere la propria opera all’interno di territori omogenei e ben definiti, in qualità di fucine di idee da trasformare, poi, in progetti. Certo – ha affermato il presidente del Gal – esistono delle perplessità riguardo a questa soluzione. I tre Gal non avrebbero più fondi di quanti non ne avrebbe un unico organismo, e i nostri partner privati, che operano a livello regionale, come ad esempio, l’Institut Agricole, l’Adava, l’Arev e altri, potrebbero trovarsi spiazzati. Tanto più che anche con un solo Gal, finora, i risultati, in termini di progetti e di cooperazione, sono stati più che positivi”.