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Il fisco rivede il redditometro

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Incrociando il reddito dichiarato e le spese effettuate, qualora lo scostamento superi il 20%, al contribuente viene data la possibilità di difendersi

redditometro
NordEst – Il Fisco ha deciso di rivedere il redditometro, auspicando di venire a conoscenza anche delle spese sostenute dai contribuenti italiani nei centri di bellezza e per gli abbonamenti alla pay-tv. Dunque terme, spa, centri bellezza e abbonamenti alla pay-tv entrano nel mirino del Fisco. Come gli assegni al coniuge, le rette per gli asili nido e gli investimenti nei relativi fondi. Incrociando il reddito dichiarato e le spese effettuate, qualora lo scostamento superi il 20%, al contribuente viene data la possibilità di difendersi. Il primo passaggio è la notifica dell’invito a comparire per spiegare le incoerenze poi il contribuente viene invitato all’accertamento con adesione.

Più in generale, sono oltre 100 le voci di spesa sotto osservazione, che rispecchiano quelle della precedente versione, divise in consumi e investimenti. La prima comprende gli alimentari, l’abitazione (mutuo, affitto, condominio e anche i compensi all’agente immobiliare), i combustibili, i mobili, la sanità e i trasporti, con un dettaglio che scende fino al costo al metro per le riparazioni dei natanti a motore o a vela. Ma anche l’istruzione, il tempo libero e gli animali: ad esempio, per il mantenimento di un cavallo la spesa media prevista è di 5 euro al giorno, ma se si tiene in maneggio, si arriva a 10 euro: 3.650 euro l’anno.

Nella voce investimenti rientrano gli immobili e i beni mobili registrati, cui vanno detratti l’ammontare del mutuo o del finanziamento, ma anche le polizze assicurative, l’acquisto di azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni.

La nuova versione accoglie i rilievi del Garante della privacy e cancella il criterio delle «spese medie dell’Istat», che non concorreranno quindi né alla selezione dei contribuenti né potranno venire utilizzate in sede di contraddittorio. Facciamo un esempio di quello che accadeva prima: supponiamo che il contribuente possedesse un’automobile per la cui manutenzione spendeva 5 mila euro l’anno, come risultava dalle relative ricevute. Nel momento in cui quel contribuente veniva sottoposto a una verifica di coerenza da parte dell’Agenzia delle Entrate, questa verificava sulle tabelle dell’Istat la spesa media per una simile manutenzione, e tra i due valori, quello dichiarato e quello medio, gli imputava il maggiore.

Le medie Istat che il Fisco metteva a confronto con i valori dichiarati erano i valori riportati nella serie «Spesa media mensile familiare» in cui, per ciascuna delle 11 tipologie di famiglie, a ogni bene o servizio acquistabile si attribuisce un valore medio di spesa, che cambia anche a seconda della collocazione territoriale. Un criterio, quello della media Istat, che è ben presto stato travolto dalle polemiche.

L’altra novità riguarda «la determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche», per la quale «l’ammontare risultante dalle informazioni presenti in anagrafe tributaria si considera prevalente a quello calcolato induttivamente».

Messe a punto le nuove regole, il redditometro adesso può ripartire, anche se negli ultimi anni non ha dato gran prova di sé. Come ha fatto notare la Corte dei conti che, nell’ultimo rendiconto, ha registrato nell’ultimo anno un numero di accertamenti sintetici su persone fisiche pari a poco più di 11 mila, in calo di oltre il 48,5% rispetto al 2013 e del 69,4% rispetto al 2011.

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