Il sommerso, in Italia, vale tra i 255 e i 275 miliardi di euro, ovvero ad una cifra che oscilla tra il 16,3 e il 17,5 per cento del Pil
NordEst – Il sommerso, in Italia, vale tra i 255 e i 275 miliardi di euro, ovvero ad una cifra che oscilla tra il 16,3 e il 17,5 per cento del Pil. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, nel corso di un’audizione alla Commissione bicamerale sull’Anagrafe tributaria.
Il dato – ha spiegato – è il frutto di un uso eccessivo del denaro contante che, per sua natura, è uno strumento anonimo e difficilmente tracciabile. Per porre rimedio alla situazione – ha aggiunto – è necessario promuovere l’utilizzo della moneta elettronica. Lo strumento, tra le altre cose, consentirebbe di ridurre i costi di gestione del denaro liquido che, attualmente, ammonta a 4 miliardi per il settore bancario e a 8 miliardi per il sistema Paese.
Prevedendo, probabilmente, le polemiche che tali affermazioni susciteranno (fatturare elettronicamente, infatti, comporta per i professionisti e le imprese costi aggiuntivi tutt’altro che trascurabili) la Orlandi ha aggiunto che “c’è sicuramente una difficoltà di rapporto con i cittadini, stratificata da errori comunicativi e dal difficile momento che stiamo attraversando”. Infine, ha ammesso che, negli ultimi anni, i cittadini non hanno ricevuto alcun beneficio – salvo alcune eccezioni – dalla tracciabilità delle proprie spese, ragione in più per essere diffidenti verso la promozione delle fatturazione elettronica.